Una tragedia senza precedenti si è consumata tra le mura consacrate dell’Eremo del Roveto, sede del nobile Concistoro di Fininverno.

Nel corso del solenne incontro l’algida giudice inquisitrice Adelheid Mayer è caduta vittima di un occulto sortilegio assieme al proprio seguito d’irriducibili spine. Nel giro di una singola notte i custodi del nuovo uffizio della Rosa Damoclis che a breve sarebbe stato fondato all’interno del monastero si sono tramutati in efferati assassini che hanno preso a perseguir la propria missione di giustizia con un rinnovato “zelo”… muovendosi come automi privi di cuore gli inquisitori hanno preso a sottoporre gli inquilini dell’Eremo a strazianti supplizi in virtù dei loro presunti ‘peccati’ e di ora in ora i loro delitti si sono fatti sempre più frequenti e atroci.

Al termine di un bagno di sangue protrattosi per un giorno intero, Adelheid e i suoi gregari sono stati infine abbattuti dagli arditi uomini d’arme dell’Orifiamma, riusciti solo a stento a scoprir l’origine dell’inquietante fenomeno soprannaturale…

 

Le autorità del Concistoro concordano nel ritener che la causa del maleficio sia stata un altro dei bislacchi marchingegni che è stato rinvenuto all’interno di un vetusto altare del convento. Anche questa macchina, al pari dell’essere sortito fuori dalle mura della Pieve del Trilapio, aveva l’aspetto di un’abominevole fusione tra parti meccaniche e macabri resti umani, un autentico incubo partorito in un passato ormai sepolto nell’oblio.

I documenti reperiti nell’alloggio del mite Priore Albert Schwarzrose, anch’egli ucciso per mano degli inquisitori impazziti, confermano come egli fosse  al corrente del ‘segreto’ dell’Eremo da oltre un anno e tuttavia, contro ogni buon senso, l’uomo decise di non rivelarne l’esistenza in virtù di bizzarri ordini ricevuti da un ignoto contatto residente presso la Curia centrale di Thersa… un mistero certo destinato a turbare il sonno dei patrioti della Torre Scarlatta nelle lune che verranno.

Durante la turbolenta sera trascorsa tra le mura della Dimora dei Lumi la corte dell’Orsa Bianca ha messo al corrente le altre delegazioni ducali di un’inquietante scoperta recentemente fatta presso l’ormai famigerato feudo coloniale di Helbronn. A quanto pare nella boscaglia della remota contrada sono state trovate tracce di bivacchi abbandonati e altri indizi che lasciano supporre che nei primi mesi dell’anno scorso (XXV E.R.) lì fosse già presente una delle sanguinarie malebranche dell’est. Stando alle molte tracce trovate sparse nella selva il numero degli ‘intrusi’ era di gran lunga superiore a quello della schiera che ha assalito la Pieve del Trilapio in occasione dell’ultimo regio Conclave e quindi è ragionevole supporre che ad Helbronn non fosse presente una sola malebranca ma bensì due!

Questa rivelazione ha quindi suscitato grande preoccupazione trai presenti e soprattutto tra gli esponenti della Torre Scarlatta che subito hanno espresso il desiderio di supportare Gardan nell’indagar a fondo su questo fosco mistero. Nulla infatti atterrisce le genti di Thersa più della prospettiva di veder la propria invulnerabile cinta fortificata violata tramite mezzi soprannaturali e se gli acerrimi nemici provenienti dai ranghi della sanguinaria Tirannia hob fossero in grado di eludere le difese dell’Estvallo la più tragica delle sciagure calerebbe sui popoli dei Ducati del Sud.

Sua Grazia il Duca Kaspar Von Hassel e la valente Obermarschall Vladilena Krutchow si preparano a condurre una scrupolosa inchiesta presso il proprio Stato Maggiore, riproponendosi in primis di analizzare i rapporti delle truppe occidentali per rilevar eventuali passaggi ‘sospetti’ sul confine che divide Thersa da Gardan. L’Orsa e la Torre danno così principio a una massiccia opera d’indagine senza precedenti… una ricerca volta a far luce sulle torbide trame che negli ultimi mesi si sono dipanate nel cuore dell’Orifiamma.

In occasione del Banchetto dei Leoni uno dei più oscuri segreti sepolti tra le mura della magione che recentemente ha accolto il celeberrimo evento athariano è improvvisamente affiorato in tutto il suo orrore.

Tutto è principiato nel momento in cui gli ospiti del Banchetto hanno rinvenuto una curiosa fiasca contrassegnata da geroglifici arcaici e contenente una porzione di sabbia intrisa di ignota essenza mistica. Una successiva indagine ha confermato come i simboli presenti sul recipiente fossero gli stessi celati dietro uno specchio posto a coprire una vecchia porta sigillata. I dotti che in seguito hanno ponderato su quanto occorso concordano che sia stato proprio l’occulto potere della sabbia, apparentemente legato alla prodigiosa radice arcana del Tempo (ovvero l’insieme dei sortilegi volti ad alterare il flusso degli eventi), a scatenare l’incubo che in quella tenebrosa sera ha atterrito gli abitanti della grande Qasba di Oruz.

A tarda notta la porta bloccata si è dischiusa, rivelando così una sala nascosta ai piani alti della Dimora dei Lumi. All’interno della stanza stava uno scranno di pietra su cui era assisa la mummia di una nobile athariana avvolta in vecchie bende di lino e coll’addome trafitto da una spada. Vicino alla carcassa avvizzita era accasciato uno sconosciuto cavaliere decrepito e ormai del tutto privo di senno… nessuno ha potuto spiegar la presenza dell’uomo in quel luogo né come egli fosse riuscito a sopravviver all’interno di una camera priva di varchi.

I molti quesiti che aleggiavano nelle menti di quanti hanno visitato per primi la sala sono stati infine spazzati via nel momento in cui la mummia ha preso a muoversi per poi sortir all’esterno! L’abominevole dama si è presentata come una nobildonna della schiatta dei Dalmasca e come sedicente Signora della Quasba di Oruz. La mummia ha poi interpellato gli ospiti della corte del Leone chiedendo loro quale fosse l’anno corrente e la risposta ricevuta l’ha quindi lasciata interdetta per qualche attimo. Il dettaglio più inquietante della vicenda sta tuttavia nelle ultime parole pronunciate dal non-morto prima di svanire nel nulla… la mummia ha infatti dato ad intender d’esser legata a qualcuno da un presunto “voto di fedeltà” e di dover adempiere ad un compito in sua vece.

Al momento si ignora dove possa esser finita l’oscura dama e nemmeno i più eminenti luminari di Athar, incluso il geniale Gran Visir Samir Arif, hanno idee concrete in merito. Per certo il solo eco di queste infauste notizie basta per colmar d’angoscia il cuore delle genti locali e probabilmente il tutto è destinato a intrecciarsi ai cupi avvenimenti che hanno funestato le scorse lune.

In occasione del Banchetto dei Leoni la delegazione gardanita ha riferito un annuncio di singolare importanza. Nella fattispecie la reggente dell’Orsa Bianca ha riferito ai presenti quanto emerso a seguito della scrupolosa analisi del golem rinvenuto tempo addietro presso Brigadoon. Stando al parere degli illuminati sacerdoti dell’Orifiamma le condizioni del vetusto simulacro sembrano esser eccezionalmente buone e quindi a loro avviso è ragionevolmente possibile tentare di animarlo. Non a caso se il golem fosse messo in funzione potrebbe indubbiamente fornire un inestimabile supporto ai militi dell’Orsa impegnati nel presidiare il confine meridionale del Ducato, sempre più esposto all’insidia di barbari razziatori o di sacche filoimperiali.

In virtù di tali motivi la Duchessa Logan Elestran Mac Dussel ha pertanto proclamato pertanto la formale intenzione di intraprender un ambizioso cimento volto a ridestar l’immane potere di uno dei leggendari “guardiani” delle floride valli di Gardan.

Nel corso della sera è stato quindi menzionato il mito ancestrale dei golem e da questo racconto sono emersi i tre elementi-chiave necessari per attivare l’esemplare in possesso dell’alta corte di Gardan:

- Uno “spirito”, ovvero un’entità dell’Oltremondo disposta ad accettar spontaneamente di dimorare all’interno del golem. A tal proposito è stato giudicato decisivo l’ascendente acquisito dalla schiatta Mac Dussel sul folletto solitario Celgaich in occasione del Regio Conclave di Helbronn.

- Un “cuore”, ovvero parte dell’essenza vitale di un individuo in grado di legare lo “spirito” all’involucro materiale del golem.

- Una “mente”, ovvero colui/colei che controllerà il golem. In ogni caso la “mente” potrà esercitare la sua influenza sul golem solo durante il sonno (momento in cui l’animo dell’uomo entra in contatto con gli spiriti ultraterreni dell’Oltremondo).

 

Nel momento in cui è principiata la discussione volta a procurare i suddetti elementi, il benevolo Thane del Sept Munroe, Sir Finèal, si è fatto avanti per offrirsi spontaneamente di sostener il duro sacrificio imposto dal “cuore”. A tal proposito Finèal ha asserito che la sua giovane età gli permetterà di sopportar la perdita di energia vitale senza subir conseguenze letali e in aggiunta la sua profonda fede nel dio della Terra Skrum renderà ancor più efficace il viatico infuso nel golem (il cui involucro materiale è per l’appunto affine al reame elementale della Terra). La Duchessa ha lodato il Thane per la sua devozione ed ella stessa si è proposta affiancarlo nell’impresa ricoprendo il ruolo della “mente”.

Principia così una delle più epiche cerche della storia moderna di Gardan, destinata forse ad esser affiancata alle gloriose epopee degli eroi dell’Era Arcaica…

Era il giorno Ventesimo Quarto della Luna dei Morti, le guardie del Vortice del Libeccio stavano vegliando sulla porzione ovest dell'imponente costruzione, che da poco era stata terminata e all'interno della quale si trovavano le massime autorità.

 

La mattinata era passata tranquilla e il novellino Birfas Etra ibn Rindhel, credeva che la sua giornata sarebbe trascorsa monotona come le precedenti... mentre pensava ciò, alzò lo sguardo e vide una figura all'orizzonte, stropicciandosi gli occhi e mettendo meglio a fuoco, sbiancò in volto e, spalancando il portone ancora nuovo di zecca, gridò:

 

- “ALLARMEEEEEEE! ALLAAAAAAAAARMEEEEEE! UN INDIVIDUO RICOPERTO DI SANGUE SI STA AVVICINANDO ALLE MURA!!!”

 

 

Come guardando dei ballerini in una sala da danza che per anni hanno studiato i propri passi in modo da muoversi senza alcun errore le numerose guardie si disposero a difesa del portone più interno e attesero lo scontro.

 

Dopo pochi attimi uscirono il Rahis e il Gran Kal'Esir la quale subito si dispose innanzi alla difesa, gridando comandi a destra e a manca, mentre il Duca si faceva portare le sue armi… nonostante la situazione concitata, il suo sguardo era calmo e un lieve sorriso gli affiora in volto, il sorriso di chi aveva la certezza di uscire vittorioso da qualsiasi scontro… intanto una guardia di vedetta gridò:

 

- “È VICINO! È INCAPPUCCIATO E SEMBRA CHE IN MANO ABBIA LA TESTA DI QUALCUNO!”

 

 

Scrutando verso l’orizzonte, tutti cominciarono effettivamente a vedere una figura che si avvicina e mentre nella testa di ciascun soldato vorticava la domanda: “Chi mai sarebbe così pazzo da attaccare il posto più protetto di tutta Athar?”, il misterioso individuo alzò lentamente le mani sotto l’intimidazione di una guardia e scostandosi il cappuccio disse:

 

- “È vero, è da un bel po’ che non ci vediamo, ma sinceramente mi aspettavo un’accoglienza un po’ più calorosa…”

 

 

Tutti riconobbero le caratteristiche cicatrici che solcavano in modo inconfondibile il volto dello Sfregiato… tutti capirono che adesso potevano abbassare le armi e che non sarebbe stato un giorno di tragedia come quello dell'anno V.

 

Il Rahis si avvicinò al vecchio amico con sguardo accigliato:

 

- “Che la Luce del Nord ti metta un po’ di sale in zucca Hashim! Ti sembra il modo di presentarsi? Stavamo per caricarti a testa bassa! Ti rendi conto che sei ricoperto di sangue? E cos’è quella testa che ti porti appresso?”

 

 

Le guardie, borbottando, ritornano ai propri posti mentre lo Sfregiato rispose a Karim con tono cupamente ironico:

 

- “Beh non è colpa mia se sono ricoperto di sangue… se mi hai mandato ancora una volta in una di quelle missioni suicida che così generosamente riservi solo per me…”

 

- “… e questa testa, è ciò che mi hai chiesto! Hai detto che la delegazione inviata presso Doğru Görme si era fatta sfuggire un pesce grosso… beh eccolo qua! Se non ho capito male, diceva di chiamarsi Zeliha… volevo accertarmi che fosse la ragazza che tu stesso hai visto...”

 

 

Il Rahis riconobbe nella testa che gli veniva sventolata davanti, i lunghi capelli corvini ed il tatuaggio sulla guancia destra della ragazza che la luna scorsa aveva messo a dura prova la delegazione athariana. Facendo un cenno di capo per confermare la sua identità, prese di nuovo parola:

 

- “Hashim potevi descrivermela, evitando di portarti dietro cotesto orrendo feticcio… avanti, dallo a quella guardia, si occuperà di bruciarlo… e tu entra dentro e cerca di metterti in condizioni decenti…”