Discorsi nella forgia

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Il sole stava tramontando e le torri del Bastione di Oldmory si stavano tingendo del rosso serale, illuminando i volti infreddoliti delle sentinelle. La neve che ricopriva ancora le vallate nel pieno dell’inverno si tingeva del color del sangue mentre i primi astri mostravano i loro fuochi nel cielo. La serata era silenziosa, il vento soffiava debolmente incuneandosi negli spiragli delle abitazioni facendo oscillare debolmente le fiamme delle candele. Molti degli abitanti del bastione si erano già rinchiusi nelle loro dimore o nelle taverne per consumare il loro pasto serale, davanti a un buon boccale di birra. Ma non tutti erano a riposarsi al termine della giornata, la forgia dei McGregor era ancora accesa e il fuoco mandava un’intensa luce sulla strada di fronte ad essa. Se un passante avesse buttato un occhio all’interno avrebbe visto la figura di Fionnghall, che indossava solo il kilt e il suo ciondolo di cristallo, battere il ferro, di un bianco quasi accecante, appena uscito dalla forgia. La fronte era ricoperta di sudore e i capelli più scompigliati del solito.

– Che dovrei fare dunque? Non ho mai pensato di divenire un guerriero.-

La voce di Fionghall risuonava tra un colpo sull’incudine, dove un ferro di cavallo stava lentamente prendendo forma, la fiamma di fronte a lui sembrava viva quasi come stessero giocando con i piccoli pezzi di carbone che lentamente si consumavano all’interno della fornace. La figura di un giovane ragazzo si intravedeva sull’uscio che dava verso il resto dell’abitazione dei McGregor.

-Fratellone, lo sai bene che non importa quello che diventerai. Posso comprendere che la sconfitta in duello ti bruci ma si sa che gli scudi di Therza sono dei veri e propri baluardi. Non fartene una colpa.-

Con un gesto rapido Fionghall rimette il ferro nella fornace lasciandoli lentamente riprendere colore. Poi poggiando il maglio di fianco a se allunga la mano verso la mensola e dalla brocca beve un lungo sorso di birra, ancora un poco fredda nonostante il calore della forgia.

-Già ma tu non hai udito le parole della Frenhines. Essa era dispiaciuta di ciò che era successo e non voglio che accada di nuovo.  Quando sono andato a Brighadoon non mi aspettavo di certo che gli eventi prendessero questa piega.-

Le tenaglie vengono allungate verso il ferro, tornato quasi bianco e riprendendo in mano il maglio Fionghall colpisce il metallo che fa partire qualche scintilla verso il terreno, il metallo si piega e in pochi colpi assetsati nelle giuste posizioni donano la forma esatta al ferro di cavallo. Con sguardo attento Fionghall osserva il suo lavoro tenendolo davanti a se con una pinza e poi, una volta aver deciso che lo soddifava lo immerge nel secchio di acqua di fianco a lui. Il metallo sfrigola a contatto con l’acqua fredda e il vapore si alza per qualche istante fino a quando il ferro non perde il suo colore rosso accesso per divenire del grigio freddo dell’acciaio lavorato.

-E fa in modo che le cose prendano una buona piega, come quella che stai dando a quel ferro. Sei bravo in queste cose, nostro zio non ti voleva prendere come apprendista a caso. So che se vuoi puoi fare uscire le cose al meglio, devi solo impegnarti e capire come fare. Riguardo alla strada del guerriero, che puoi sempre imparare a tirare due colpi ogni tanto con la guardia cittadina, di certo qualcosa te lo sapranno insegarne.-

Il ragazzo giovane si avvicina prendendo in mano il ferro di cavallo freddo che nel frattempo Fionghall aveva poggiato sull’incudine e lo osserva per qualche istante prima di metterlo. Poi prende un sacco di iuta che risuona di altri pezzi di metallo e infila il ferro al suo interno. Con un rapido gesto, prima di uscire dalla porta, saluta il fratello che contraccambia con una mano che gli scompiglia i capelli in testa in segno di affetto.

Fionghall poggia gli strumenti sulla rastrelliera in ordine e dopo aver dato una breve spazzata alla forgia ripulendola dallo sporco prende la brocca di birra, la finisce in un sorso e si riveste della sua camicia di cotone grezzo, e prendendo una lanterna sale le scale per arrivare al piano superiore della forgia.

La porta della stanza superiore cigola stancamente, mentre il chiavistello si apre con un minimo di forza. L’improvviso soffio di aria fredda che esce dalla stanza fa rabbrividire Fionghall ma in pochi istanti il calore della forgia sale verso l’altro riscaldando la stanza.  La fioca luce della lanterna illumina una stanza che da molto tempo non veniva aperta, un piccolo giaciglio impolverato, un ampio tavolo ricoperto di disegni e progetti di armi e armature. Alle pareti alcuni piccoli specchi, di cui il gardanita ricordava a malapena la presenza, erano molti anni che non tornava in questo posto. Appena la lanterna fu appesa nel centro della stanza la luce cominciò a diffondersi grazie a questi specchi e a rendere l’ambiente sufficientemente luminoso per lavorare.

Poi si mosse verso il lucernario che liberò rapidamente dalla neve e dal ghiaccio che lo ostruivano dopo le abbonanti nevicate. Appena fece questo noto che nel cielo risplendevano il Nobilis Aster e Sirio, come lanterne di luce bianca intensa e pura. Poi torno al grosso tavolo con i disegni di suo zio, prese uno sgabello, pulendolo dalla polvere e si mise a osservare i progetti e le attrezzature che vi erano disegnati sopra. Ricordava ancora le due parole di quando lui era piccolo e di come trovava piacevole stare in sua compagnia ad ascoltare i primi rudimenti dell’arte del ferro e dell’acciaio. Poi quasi sottovoce come se rispondesse a se stesso disse:

– Hai ragione fratellino, devo solo capire come fare e impegnarmi a farlo, in fondo me lo dice sempre nostra madre, ho la testa talmente dura che non c’è niente che possa fermarmi.  Possano gli astri illuminarmi la strada e Skrum donarmi la caparbietà di arrivare in fondo a essa.-

Cominciò a riordinare i fogli dei progetti, dividendoli per tipo e cominciando a studiarli, controllò i pochi libri che erano presenti nella piccola biblioteca, cercando di capire da quali sarebbe stato meglio cominciare. Non sapeva ancora dove questo lo avrebbe portato, ma di certo non aveva intenzione di sbagliare come aveva fatto pochi giorni prima nelle terre di Athar e di deludere l’Hoelion wyth e la Frenhines.

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