Adieu mes amis, adieu Isabeau Blanchfort

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“Maman regarde…Mon chef d’oeuvre…Je suis Legraaaand” urlò la bambinetta eccitata correndo e sventolando qua e là una pergamena piena di incomprensibili ghirigori azzurri….
La pergamena entra intrisa di colore, che gocciolava placidamente sul pavimento della magione.
La donna sorrise guardando quella creaturina che sprizzava energia e felicità da tutti i pori, incredula che lei e quel buono a nulla del marito avessero dato la vita a quel piccolo miracolo.
“Bellissimo Mon petit ange…ma adesso fai la brava e mettiti seduta qui…Devo pulire le mie pistole e ho bisogno di concentrazione e silenzio. Puoi guardare, se mi prometti di non toccare nulla questa volta…”.
“Mais oui maman… però s’il te plaît, questa volta non darle in testa a papino, d’accord?”.
Isabeau sorrise: quella piccola peste era fin troppo sveglia….
***
“Isabeau….Isabeau corri…”
Urla concitate…qualcuno la chiamava…Le tende della camera vennero aperte e un alone di luce invase la stanza.
“Isabeau presto…alzati”
La donna aprì a fatica gli occhi, tentando di mettere a fuoco la figura che le si parava dinnanzi: Alejandro le stava davanti con lo sguardo pervaso dal terrore più folle, la bocca aperta in una smorfia di dolore e disperazione.
“Isabeau…Eve…Mi dios….”
Isabeau faticava a riprendere contatto con la realtà. Stava facendo un sogno così bello, e non capiva cosa stesse succedendo: “Ale..che succede?”
“Eve.. E’caduta da cavallo, era davanti a me…Mi sono voltato…il cavallo l’ha disarcionata, ha battuto la testa. E’ grave…Presto…Corri”.
Il terrore si impadronì di ogni cellula del suo corpo, e una fredda morsa le attanagliò il respiro.
“Mon petit ange…nooooo… Dov’è?”
“Nella sua stanza…c’è un cerusico…ma…lui…non crede…Eve..non…”
Isabeau si precipitò correndo fuori dal proprio letto. Quel buono a nulla di suo marito…era tutta colpa sua: non era stato neppure in grado di badare a Eve, un compito banale.
Il cerusico le lasciò ben poca speranza. La bimba in capo a poche ore sarebbe morta…
Doveva fare qualcosa…Ma cosa?
Minuti, lenti e interminabili, un prurito alla base del cranio, un’idea che cercava di farsi strada, invano..
Poi, d’un tratto un lampo le squarciò la mente: un ricordo, un vicolo, una targa “Anima et Corpus”.
La consapevolezza prese il sopravvento: “Alejandro corri…vai a cercare qualcuno al Banco delle Anime”
***
Erano passati anni da quel triste giorno.
Isabeau ancora non si capacitava di essere riusciva a sopravvivere a tanto dolore, ma alla fine, inaspettatamente ce l’aveva fatta.
A volte quei ricordi affioravano a galla nei momenti più impensati e la rapivano, facendola sprofondare in una catatonica sofferenza. Per fortuna, però, erano momenti passeggeri e sempre più rari, che venivano spazzati via dai mille impegni e dai nuovi doveri che aveva assunto.
La sua vita aveva quasi ripreso un normale corso.
“Vorrei solo riuscire a tornare a ridere di gusto” pensò tra sé la donna “ma credo che sia ormai impossibile”.
***
Erano passate ore dall’ultimo attacco.
La scaramuccia era stata vinta e la grande sala della magione era stata approntata con cura per accogliere gli esausti condottieri di Caponord per la cena.
“Ma cos’è quel gingillo che vi portate sempre dietro Diego?” esordì curioso il Gran Master Nestor.
“Este son le uova che me ha dato Valerie, le devo covare, così nasceranno gli “Eredi”…Me ha detto di tenerle siempre con me. Se rompo anche queste me mata”
“Come se rompi anche queste?” domandò qualcuno degli astanti.
“Ehhhh, con le prime che me ha dato c’ho fatto la frittata…”
Come riscuotendosi da un lungo ragionamento il Gran Master sbottò “Ma gli eredi non mi risulta che nasc……”
“Ma mio caro Nestor, evidentemente non sei stato messo al corrente di come nasciamo noi Eredi, me oui?! Tanto più si curano le uova tanto più pregevoli saranno i doni agli Eredi” l’interruppe una sorniona Madame Cecile.
“Eh si Grand Master…Vale mi ha detto di portarli siempre con migo… me tocca anche gallarle todos los dias..” concluse sconsolato Diego.
Il Gran Master Nestor impallidì “Gallare??”.
Fu allora che la sala proruppe in una sonora risata corale…. Con sua somma sorpresa anche Isabeau si scoprì sconquassata da un’irrefrenabile risata.
“Allora è vero “ pensò, “il tempo guarisce ogni cosa…”.
***
“Una buona manutenzione è la base per un’arma funzionante” le ripeteva continuamente Navarre “ogni pistolero che si rispetti deve prendersi costantemente cura delle proprie armi, altrimenti potrebbero incepparsi e di conseguenza non sparare correttamente…Vero Isabeau?”
“Quante volte hai cileccato Isabeau nello scontro di ieri? Dieci?” intervenne sarcasticamente Jagosh
“A me è parso una ventina di volte” rise Hari
“Esageratiiiii, casomai al massimo una volta. Io non faccio quasi mai cilecca!!!”, risposte stizzita la donna
“Ehm Ehm” si schiarì la voce Valerie “diciamo che a volte, tra una cilecca e l’altra, ti capita di colpire”.
Una risata generale si diffuse tra gli Zakhody presenti e Isabeau, inizialmente indispettita, si sciolse in un sorriso.
Le faceva bene passare del tempo con loro…quei ragazzi erano riusciti a far breccia nel la sua rigida corazza emotiva e con loro aveva ritrovato il piacere di vivere.
Guardandoli, più di una volta le era capitato di associarli alla parola “famiglia”, ma in realtà le persone che aveva dinnanzi erano qualcosa di più. Una famiglia è un insieme di legami di sangue, i familiari “capitano”, loro invece, si erano scelti, consapevolmente e senza imposizioni…
Isabeau sospirò, sentendosi, per una volta, finalmente libera.
***
Isabeau corse in mezzo alla boscaglia unitamente ad un manipolo di altre persone. Non aveva capito chi stavano seguendo, se meri fuggitivi o nemici, ma poco importava.
Aveva quasi raggiunto uno di loro e stava per caricare la pistola.
Lo sconosciuto si voltò di scatto e due occhi penetranti la inchiodarono.
Passarono giusto pochi attimi, anche se a Isabeau parve un’eternità…Una furia belluina la invase
“TU?! TUUUUUU!!!! Miserabile Cabròn…come osi” urlò la donna puntandogli le carabine contro.
“Mi Hermosa, dopo tutto questo tempo…” esordì l’uomo con voce rauca, protendendosi verso di lei.
“Non osare toccarmi…Non ti avvicinare, o giuro che ti sparo”
“Non oseresti mi amor”, disse lui sfiorandole la guancia.
BANG…BANG!!!
Due colpi sparati in rapida sequenza attinsero l’uomo alla coscia e al piede
“Ma sei impazzita Isabeau” urlò isterico Julian “quello è Don Alejandro Miguel Velasca”
“Ma che Don e Don…è solo quel buono a nulla del mio defunto marito. Fintroppo spiacevolmente vivo” gracchiò Isabeau ricaricando le carabine per far nuovamente fuoco…
***
“Dimmi perché sei qui”
“Sono tornato para ti mi amor…neppure la morte poteva tenermi lontano”.
L’uomo si avvicinò e la prese tra le braccia “Adesso ascoltami bene…ci sono persone che possono aiutarci…guardami mi hermosa…persone che mi hanno riportato da te…che mi hanno dato il potere, il prestigio…Quelle persone ci possono ridare Eve.”
“Balle…le tue solite balle! Non ti crederò nuovamente, non posso, non dopo TUTTO?”
Il viso di Alejandro si contorse in una smorfia di dolore…Dopo tanti anni ancora non lo aveva perdonato.
Si scostò di scatto un lembo della camicia e lascò intravedere una vecchia e profonda cicatrice..Era lì che pallottola mortale doveva essersi conficcata.
“Toccala!! Ero muerto…Loro mi hanno dato da mangiare la tierra e adesso sono vivo…Lo faranno anche con lei…Ma vogliono che tu faccia qualcosa per loro…”.
Milioni di pensieri affollarono la mente della donna…la sua nuova famiglia, il suo nuovo lavoro…la sua nuova vita…Gli amici…Eve…
“Che cosa vogliono che faccia”
“Tre cose mi amor…Devi impedire che degli stampi cadano nelle vostre mani; devi lasciare el hombre mascherato a gironzolare qui attorno ancora per un po’ e, infine, non devono mettere le mani su una certa pergamena…Ci siamo intesi?”
“Sarà fatto…”
***
La cantina era stretta e lugubre e a malapena riusciva a contenere le persone ivi convocate.
Il respiro di Isabeau si fece rapido…le mancava l’aria e la vista di quei volti le faceva provare un senso di agitazione e disagio…
Dunque, alla fine, erano giunti a calare le rispettive maschere…Adesso dopo anni fianco a fianco, gli scheletri nell’armadio di ognuno erano stati palesati.
La donna si sentì un po’ meno sola, anche se un tic mai apparso prima le squassò l’occhio destro.
Una figura mascherata apparve dinnanzi a loro: “Bene, vedo che avete accettato il mio invito…questo è per Noi fonte di gioia!! Il Rebis è qui per fare una proposta ad ognuno di voi.”
Alcuni dei presenti indietreggiarono impercettibilmente al sentire quel nome….
“Allora non tutti sono qui spontaneamente…interessante” pensò Isabeau.
La figura mascherata espose il suo piano e le sue richieste: il rito delle Signorie di Valdemar doveva essere corrotto e in cambio ognuno dei presenti avrebbe avuto qualcosa di estremo valore.
Isabeau rimase sola al cospetto della donna.
“Hai fatto un buon lavoro l’altra volta…Il Rebis è contento di te e se contribuirai fattivamente al buon esito del Nostro piano avrai ciò che desideri…Intanto, a prova della Nostra buona fede ti porto due regali”
Così dicendo estrasse dalla propria scarsella una bottiglietta contenente del liquido vermiglio che pose nella mano di Isabeau: “Questo è il sangue di Tua figlia…ci sei quasi…Ricorda per cosa lotti!” e così dicendo la baciò repentinamente sulle labbra.
Sorridendo alla vista dell’espressione attonita della povera Isabeau aggiunse “Questo è il dono che viene da tuo marito. Adesso vai e non ci deludere”
***
Il fazzoletto lordo del sangue della Gran Master era stretto con forza all’interno del palmo della sua mano…
Era stato facile dopotutto…La stima che si era guadagnata nel corso del tempo si era rivelata utile.
“Isabeau che dobbiamo fare adesso” la riscosse Faye.
Un rivolo di sudore le imperlò impercettibilmente la fronte: “Mia cara, non ti avevo sentito…Beh…Direi che la fonte è sufficientemente sorvegliata. Perché non vai in giro a sentire cosa hanno scoperto di nuovo le altre corti? Conto su di te per questo delicato incarico”.
La ragazza prese velocemente congedo. Era zelante e molto capace. Negli ultimi mesi era cresciuta tantissimo e sarebbe stata una valida risorsa per Valdemar.
Odiava mentirle, ma non poteva confidarsi con nessuno, tantomeno con lei…L’avrebbe certamente messa nei guai e non voleva…Nonostante fosse solo una poulet aveva imparato ad apprezzarla.
Isabeau guardò il cielo privo di luna. Dopo le defezioni era rimasta solo lei a portare avanti il piano.
Si sentiva così sola.
Sospirò e recitando un incanto sparì dalla vista della gente.
***
“Valerie…Valerie, ti prego…Io…Valerie devo parlarti”, implorava stravolta la donna
“Isabeau un attimo, adesso dobbiamo calmare Jagosh, parliamo dopo”,
Le ultime ore avevano messo tutti a dura prova.
La Repubblica.
La fuga delle Signorie Valdemarite…
La resa di Madame Cecile.
La testa stava per esploderle…
Era stata Lei.
Lei aveva cagionato la fine della Valdemar che conosceva.
Lei aveva in un attimo decretato la fine della nobiltà e dei valori che aveva seguito tutta la vita.
Valdemar non esisteva più…Si era lordata le mani del sangue dei suoi simili.
In cambio non aveva ottenuto nulla.
Il Rebis aveva fallito e di certo ogni promessa di riavere sua figlia era ormai infranta.
“Se vi era un fondo di verità in quelle promesse” pensò amaramente la donna.
Più probabilmente si era fatta manovrare come uno sciocco burattino e basta.
Nessuna Eve.
Nessuna promessa.
Nessuna nuova vita felice.
Niente.
Nella sua mente echeggiò la voce di Home Etienne: “Isabeau che cosa hai fatto?”
Sicuramente la notizia del crollo della nobiltà lo avrebbe annientato.
“Isabeau che cosa hai fatto?” le chiese nella propria testa sua madre, piangendo per la propria imminente sorte.
“Isabeau, che cosa hai combinato?” le sussurrò Alejandro all’orecchio “Ci eravamo vicini…e adesso hai mandato tutto alla mierda…Ti scopriranno…Non riavremo mai Eve”.
Una lacrima le solcò il volto, la prima di molte altre, che cercò in fretta di celare.
“Zittatevi vi prego”, implorò.
“Isabeau per colpa tua siamo stati costretti ad abbandonare la nostra patria” dissero in coro i Gran Master Nestor e Artemise.
“Isabeau mi hai condannato a morte certa” le disse il padre con malcelato disprezzo “Ti odieranno tutti non appena lo sapranno, non ci sarà pietà per te…Nessuno avrà pietà per te…Ci hai appena uccisi. I poulet ci vorranno prendere tutto e processare. Non cederemo e soccomberemo. Moriremo!”.
Aria, le serviva aria….
Corse nel prato sovrastante, cercando la lontananza da occhi indiscreti, e riprese fiato.
Doveva allontanare quelle voci dalla sua testa, ma come?
Valeriè, Hari, Elliot, Navarre e Lucien erano troppo impegnati ad arginare la folle danza orgiastica dei Khartasiani.
Il Banco…
Forse poteva parlare a Faye
“Ti odieranno…non ci sarà pietà per la tua colpa” sussurrò maligna la voce nella sua testa.
“E’ colpa tua!”
“Valerie…”sibilò in preda alla disperazione la donna “Valere aiuto”.
***
Le voci continuarono ad accalcarsi nella sua mente, svelandole il futuro e stigmatizzando il suo passato.
Nessuno attorno a lei pareva accorgersi della feroce battaglia che infuriava nella sua testa, dove razionalità e senso di colpa si stavano facendo guerra per spartirsi la sua anima e la sua vita.
Alla fine ci fu un vincitore, e finalmente il caos si assopì.
Trovò una piuma d’oca e un pezzo di carta. Sapeva bene cosa doveva scrivere “Dallo a Alejandro per favore. Scusa.”.
Anche se avrebbe voluto dirle ben altro:
“Mia cara amica, sei stata il più fulgido baluardo contro il nemico, un limpido esempio di forza e sprezzo del pericolo. Con te al mio fianco mi sarei gettata anche all’inferno. Sapevo che mi avresti riportata fuori. Questa battaglia però la dovevo combattere da sola. Non avresti capito, o comunque ti avrei messo nei guai, e tu hai tanto per cui vivere. Ti affido le due cose più preziose che ho a questo mondo: il sangue di mia figlia e il mio anello nuziale. Entrambe sono il simbolo di una promessa infranta. Fanne l’uso che più reputi giusto, custodiscile o dalle ad Alejandro…Ma prometti di trarne memoria, scegliendo bene ogni battaglia da seguire, facendoti guidare anche dalla mente e non solo, come me, dal cuore. Se domani dovesse bussare alla tua porta una piccola bimba di nome Eve, sappi che dalla Spirale la mia anima gioirà. Ti chiedo di prenderla con te, di crescerla, preparandola alla vita fuori. Tu e Diego sareste i migliori maestri. So che sono solo farneticazioni e sogni di una pazza, ma mi piace pensare che in fondo, ciò che ho fatto possa essere servito a qualcosa”.
***
Si allontanò, celata al mondo.
Raggiunse la piccola radura e caricò con cura le armi disponendole a terra dinnanzi a sé.
Non credeva più a dei o divinità, ma rassegnò la sua anima alle voci dei suoi amici da qualche parte poco distanti.
Aveva paura.
La carabina brillò al sole mentre la donna la posizionava sotto al suo mento.
Il volto di Elliot le danzò davanti agli occhi… “Avremmo dovuto farle quelle due chiacchiere”, pensò amaramente.
CLICK…
Cilecca…La sua maledizione.
Aveva l’arma di Navarre con sé, quella sarebbe andata a segno.
BANG!
E tutto fu buio.

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