È un addio questo?

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Izzie era intenta con Malusha a scrutare un foglio, quando vide Sed arrivare di corsa per prendere lo spadone.

– Che è successo? C’è bisogno di aiuto Sed?

Col solito sorriso che aveva solo quando gli si prospettava una battaglia innanzi, il ragazzo rispose mettendosi l’elmo ed imbracciando lo spadone.

– È uscito qualcosa dal pozzo ma non vi preoccupate! Voi rimanete pure qui, ci pensiamo noi a quell’aggeggio!!

Le due ragazze si guardarono con un lieve sorriso e quasi all’unisono dissero:

– Ah beh! Se ci pensa lui, non ci sono problemi!

——

E invece ce ne erano stati di problemi… eccome…

La Compagnia non era mai stata così silenziosa durante il ritorno da uno dei tanti incarichi cui aveva partecipato…
L’elfa era ancora chiusa nel silenzio che l’accompagnava dalla mattina, dopo la discussione con Izzie…
Il giovane Navarko tentava di consolare chi poteva capendo benissimo che sarebbero servite a poco le parole di chi si sentiva ugualmente abbattuto…
Gabriel era intento a scarabocchiare chissà cosa in un foglio…
Rahal tentava come suo solito di strappare qualche risata ai suoi compagni ma stavolta proprio non gli riusciva…
Dell’ultimo che si era unito alla compagnia, era presente solo l’armatura, lasciata qualche ora prima accanto al corpo di Sedma…
La sacerdotessa di Sirio era intenta a ripetere nella sua mente litanie, pregando il suo Dio di non permettere a Sedma di procedere lungo la Spirale delle Anime…

Lo strano silenzio pesava some un macigno su ognuno di loro e fu interrotto solo quando scese la sera dalle parole di Izzie: la ragazza frugò nella borsa e quindi disse:

– Yelena ha capito tutto solo dando un’occhiata a questo e non dubito che voi sareste in grado di fare altrettanto, perciò non c’è motivo per continuare a tacere, soprattutto dopo ciò che è successo oggi…

Tutti guardavano con faccia sbalordita la ragazza che raccontava la storia tra lacrime e singhiozzi… Nessuno sapeva cosa dire quando finì di parlare così calò nuovamente il silenzio e nel profondo del cuore di tutti c’era la speranza che, almeno per quel giorno, non ci sarebbero state più sorprese…

——

Poi finalmente giunsero al Krozan di Boska. Spiegarono l’accaduto ad un sacerdote, che li accolse con parole di conforto ed indicò a tutti loro l’altare dove adagiare il corpo del compagno: una spartana lastra di pietra era circondata da rune, candele e svariati oggetti votivi mentre dietro di essa si innalzava un imponente occhio che sembrava scrutare nell’animo dei presenti…
Quando il corpo fu posizionato il sacerdote prese parola.

– Sarete stanchi giovani viaggiatori… abbiamo delle piccole brande dove potete riposare… approfittatene; qui non sarà una cosa breve: penso che impiegherò tutta la notte per scoprire la volontà di questo ragazzo…

I membri della Compagnia si guardarono tra loro: la stanchezza era effettivamente evidente ma bastò uno sguardo per capire il volere di tutti, così Cora si scoprì il volto e rispose al sacerdote con la sua solita flemma:

– Vi ringraziamo per l’offerta ma proprio non possiamo accettare: siamo una Compagnia ed attenderemo qui, insieme al nostro compagno…

Cora si volse verso Izzie che ricambiò lo sguardo sorridendo e non perse tempo nel ridarle l’amuleto della Compagnia che la mattina stessa l’elfa aveva gettato nella foresta in un impeto di rabbia…

Quindi prese parola Rahal:

– Purtroppo non siamo in grado di darvi ausilio ma speriamo almeno che la nostra presenza aiuti Sedma a prendere la giusta decisione…

——

Tutti si disposero in cerchio attorno alla lastra di pietra ed attesero che il sacerdote principiasse il rito… finalmente cominciò e fu chiaro che non aveva esagerato dicendo che ci sarebbe voluto molto tempo… l’officiante andò avanti tutta la notte a ripetere contorte litanie che a tutti sembravano non aver senso; poi, con le prime luci dell’alba, si interruppe e guardò i presenti con sguardo interdetto, in cerca delle giuste parole…

Non appena il rito terminò, la prima a scattare fu Izzie: con un balzo si portò accanto alla lastra dove era adagiato il corpo dell’amico e toccandogli il braccio disse con voce già rotta dal pianto:

– NOOO! Perchè non si muove? Perchè non si sveglia?

Il sacerdote si rese conto di aver atteso fin troppo a parlare così si precipitò nel tranquillizzare i presenti.

– Aspettate a trarre conclusioni: il vostro amico non ha ancora deciso di abbandonare definitivamente il mondo dei mortali… però devo dire che questa situazione risulta alquanto particolare… neanche lui sa esattamente cosa fare; il suo animo sembra combattuto: da una parte vorrebbe ricongiungersi al suo Dio, dopo una morte degna di un alazharita; ma dall’altra parte sente che il suo compito non è ancora concluso in queste terre…
Finché una delle due parti non prevarrà sull’altra, non sapremo qual’è il suo volere… questo stato potrebbe durare ore o anni…

Di nuovo quel pesante silenzio… nessuno sapeva cosa dire… si sentivano tutti impotenti di fronte a quella situazione…

Poi Samuel fece un passo avanti… si slacciò dalla cintura il suo simbolo della Compagnia e bisbigliando parole incomprensibili all’orecchio di Sedma, lasciò il medaglione sul petto del corpo nell’amico per poi dire:

– Questo me lo devi riportare di persona…

A tutti parve una buona idea: uno ad uno tutti i membri della Compagnia lasciarono il proprio fiore sul petto dell’amico e si voltarono per andarsene, accompagnati dalle parole di consolazione del sacerdote…

L’ultimo a poggiare il proprio fiore sul petto di Sedma fu Gabriel, che accompagnò il medaglione ad un foglio di carta, lo stesso che aveva scribacchiato durante tutto il viaggio.

– È una poesia… quando ci rivediamo dimmi che ne pensi eh?

——

Il volo del corvo

È giunto stanotte, è giunto col vento,
un battito d’ali triste e sgomento,
che porta con se straziante dolore,
di qualcuno che parte, qualcuno che muore;
ecco che il corvo arresta il suo volo,
giace il suo corpo esanime al suolo
e vedo di amici radunarsi lo stuolo.

Della malizia non era compagno,
braccio di ferro, cuore di stagno;
di audacia sicuro eri un alfiere,
da tutti i nemici ti facevi temere;
di certo non spiri per stenti od affanni,
non crolli davvero per l’ingiuria degli anni,
ma muori rabbioso tra sordidi inganni.

Quei volti celati da effigi malsane,
si mostrano caste ma sono puXXane,
loro cipiglio non è certo l’onore,
ma temon soltanto una lama nel cuore;
lanciano sassi, nascondon le mani,
delle libere genti si credon sovrani,
ma innanzi allo re son docili cani.

Riaffiora il ricordo, riecheggia il tamburo,
ecco il passato che torna al futuro,
sale la rabbia, avvampa il furore,
odio e vendetta mi impregnano il cuore;
son nato Garofano con infame sorte,
temprato e cresciuto tra rose di corte,
alfine ora sboccio che è tempo di morte.

PS- Poesia by Pido!

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