II – Scentiar. Giorno III del Mese della Luce del Nord. Anno 2995 E.Q.

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– Questo è quanto, ragazze. Buristo non verrà mai più a reclamar quattrini da noi. Mai più.

Nel salone buio c’era una piccola folla di donne smagrite e truccate in malo modo: alcune erano giovani e, nonostante la miseria, ancora molto graziose, altre invece avevano visto sfiorire da molto tempo (per l’età o per gli stenti) la loro antica bellezza. Eppure, tutte senza eccezioni stavano squadrando la piccola Loupe, la figlioletta di Lili, come se provenisse da un altro mondo, o come se si fosse appena sbronzata con il peggior rhum reperibile al porto scentiarita. Quella ragazzina, che soltanto il giorno prima aveva compiuto sedici anni, le guardava con serietà e parlava in modo grave e deciso, eppure loro non riuscivano a credere a ciò che lei stava annunciando loro.
Buristo scomparso? Il loro aguzzino, che aveva venduto i loro corpi e le loro anime alla peggior feccia del quartiere dei moli, non si sarebbe più ripresentato a chiedere ciò che era suo? Avrebbe rinunciato alla sua fonte di guadagno? No, non riuscivano a crederci. Fantasie, bubbole, uno scherzo di Loupelee, forse… ma la piccola, lo sapevano tutti, non scherzava mai. Non quando aveva quello sguardo dipinto sul viso, per lo meno. Non l’avevano mai vista così seria, però.

– Aspettate e vedrete, se non mi credete. Ma io non me ne starò con le mani in mano ad attendere che vi convinciate. Non ho certo tempo da perdere, adesso.

Issò sul tavolo dove stava seduta un grosso sacco e ne trasse fuori alcuni involti di tela. Osservò bene le donne che aveva davanti: tutte più mature e grandi di lei, eppure senza uno scopo né un futuro. Le fissò come se volesse trapassarle da parte a parte, eppure c’era una certa dolcezza nelle sue parole. Una cosa era certa: le amava tutte. Erano state le sue mamme, in un modo o nell’altro. E tutto ciò che era riuscita a fare, certo, lo aveva fatto per se stessa, ma anche per loro.

– A questo punto ognuna di voi può fare due cose. La prima, è prendere uno di questi sacchetti. In ognuno di esso vi sono 300 corone d’oro, molto più che sufficienti per andarsene di qui e ricominciare una nuova vita da qualche altra parte, qui al Sud o dove volete voi. Le potete usare per sposarvi, per aprire una locanda nella capitale, per imbarcarvi per chissà quali mondi lontani o per assoldare un sicario che ponga fine alla vostra misera vita, decidete voi. Sono vostre.

Lo sgranar d’occhi si fece sempre più evidente. Alcune ragazze allungarono la mano quasi tremando, ma Loupelee proseguì, imperterrita.

– Oppure potete rimanere qui, insieme a me, rimettere a nuovo questa lurida topaia e guadagnare dieci volte tanto.

Il salone si trasformò immediatamente nell’equivalente di un pollaio dove è appena entrata una volpe. Volavano parole pesanti, fra rabbia, incredulità e indignazione, ma la ragazza lasciò che la situazione si calmasse da sé, e che la lasciassero nuovamente parlare.

– Ascoltatemi bene: ho già detto che nessuna di voi è obbligata a rimanere, e peraltro vi ho dato 300 buoni motivi per andarvene. Però pensate a cosa può diventare un posto come questo… pensate! Ormai abbiamo tutte toccato il fondo, e non ci importa più niente né delle umiliazioni né degli uomini in se stessi… allora, dico io, facciamo in modo che siano loro ad umiliarsi! Lasciate che paghino salatissimo per avere anche solo una carezza da un nostro guanto! E pagheranno, ve lo assicuro, perché qui potranno trovare tutto ciò che davvero desiderano, o meglio, che saremo noi a far desiderare loro! Basta con gli ubriaconi pulciosi e i marinai impotenti! Avremo la crème de la crème della società, e saremo noi a sceglierli… e dovranno pagare, ah, se pagheranno…

Una ragazza dai capelli rossicci e dal naso aquilino incrociò le braccia con aria saccente. Loupelee non fece una piega.
– Ma nessuna di noi si intende di queste cose… come pensi di riuscire a… e dove troverai i soldi?
– Ma hai visto questo sacco? Hai una vaga idea di quante corone d’oro ci siano dentro? E hai un’idea di quanti sacchi come questo tenesse in camera sua Buristo?
– E perché a chi se ne va daresti solo 300 corone d’oro?
– Perché, prima cosa, nessuna di voi ha mai visto tanti soldi tutti insieme e non sapreste nemmeno da che parte fare per gestirne di più… e poi perché una prostituta con troppe corone in tasca fa sempre una bruttissima fine.
– E chi ti dà il diritto di tenertene così tante per te?
– Perché io, piccola deficiente, ho fatto quello che nessuna di voi aveva mai avuto il coraggio di fare. 

Loupelee si alzò in piedi sul tavolo, troneggiando di fronte alle altre nonostante la sua statura non molto considerevole. Le sue labbra erano contratte in una smorfia di disgusto per la sua interlocutrice, che era rimasta semplicemente raggelata dal tono spietato della sua ultima affermazione.

– Ma non l’avete capito, ancora? Che fine pensate abbiano fatto quel porco di Buristo e i suoi scagnozzi? Dove pensate che stiano galleggiando i loro corpi, adesso? E cosa pensate che io abbia fatto per mettere a tacere con le autorità il fatto che di lui non si sentirà mai più parlare, e che una giovane e procace fanciulla si stia per mettere al comando della sua barchetta sgangherata, con l’idea di cavarne fuori un maestoso galeone? MA COME, INVECE DI RINGRAZIARMI PER QUEL CHE HO FATTO PER VOI, AVETE DEI DUBBI? VI PERMETTETE DI FARMI I CONTI IN TASCA?
Non vi ho fatto rischiare nemmeno un capello per evitare di coinvolgervi se il mio piano fosse fallito, E ADESSO TU, STUPIDA OCA SENZA CERVELLO, VORRESTI CHIEDERMI DI METTERMI AL PARI TUO, CHE PER TUTTA LA VITA NON HAI FATTO ALTRO CHE CHINARE LA TESTA SENZA PENSARE A NULLA DI BUONO?

La ragazza con i capelli rossicci tacque e si fece indietro, incapace di rispondere. Le altre rimasero in silenzio. Loupelee le osservava dall’alto del tavolo, scuotendo la testa. Gli occhi erano spietati come mai nessuno li aveva visti prima. Molte però capirono. Molte ricordavano la morte di Lili Desâmesdescœurs. Molte erano a conoscenza dell’odio smisurato di sua figlia per il genere maschile. Tutte, in compenso, avevano capito, in un modo o nell’altro, di essere finalmente libere.

***

La maggior parte delle ex-prostitute del bordello di Buristo partì durante la notte, senza farsi vedere, con una saccoccia rigonfia di monete d’oro e alcuni gioielli. Tre ragazze però rimasero con Loupelee.
La mattina successiva, le finestre del bordello erano sbarrate, mentre sulla porta troneggiava un grande cartello dalla tinta chiara che recava alcune parole vergate con grafia vezzosa ma ben nitida:

BOUDOIR ‘IL GALLETTO SBRONZO’

*
PROSSIMA APERTURA

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