Il riflesso

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Vicktoryia guardava dalla finestra le due figure davanti alla pira che rimanevano impassibili nonostante il vento.
Erano proprio uguali, l’uno il riflesso dell’altro, non poteva dire lo stesso di sè, poi arrivò dirompente il ricordo della conversazione avuta qualche giorno fa con il padre.

“Vicktoryia cosa stai facendo?”
La voce ferma e risoluta del padre la fece sobbalzare.
“Niente, guardavo quest’abito, era uno dei preferiti della mamma..”

Davanti a se, nell’armadio aperto, erano appesi una camicia rossa e dei pantaloni grigi finemente ricamati, ne era sempre stata affascinata.
Appoggiato poco più in là c’era un corsetto diverso da quelli usati di solito da Vivi, richiamava molto quelli usati dalle valdemarite.

“La mamma lo adorava è vero, lo trovava molto pratico, adatto alla vita selvaggia di una vera khartasiana.
Mi ricordi molto lei, sei il suo riflesso…”

Il volto del padre si era abbuiato, ma solo per un attimo, non era suo solito lasciar trapelare nessuna emozione.

“Prendilo Vivi e fagli vivere le avventure che non ha potuto fare tua madre.. falla vivere tramite i viaggi che farete con Hari, in questo, con un po’ di rammarico da parte mia, mi ricordate mio padre.”

Qualcosa riportò Vicktoryia al presente, in un angolo buio lontano dalla pira li vide, il suo incubo, due occhi di ghiaccio.
Si lasciò scappare un gemito e Valerie accorse subito da lei.

“Tutto bene Vivi”?

Al collo aveva la collana che aveva trovato qualche giorno fa Vivi al mercato.
Il venditore le chiamava “Lacrime di dama”, lei ne aveva subito presa una con la gemma rosso sangue mentre li accanto c’era una color lilla, bellissima e al tempo stesso dura come il diamante, proprio come la sua amica, una ragazza tanto affascinante quanto una guerriera incredibile.
Avrebbe voluto prenderle degli orecchini o degli anelli, ma purtroppo non c’erano di quel colore.

“Si si solo che, niente niente la stanchezza”
Un guaito di dolore ammutolì tutti i presenti, Vivi uscì di corsa nel vento e superò Hari e

il padre con dietro tutti gli altri.
Appena fuori dal cortile il corpo di quello che doveva essere un cane era stato dilaniato, come se una bestia dalla furia omicida si fosse accanita sul quella povera creatura. Niente si poteva udire all’infuori del sibilo del vento.

“Sarà stato un lupo”
Disse Hari.
“Speriamo non sia stata una capra”
Bisbigliò Diego guardandosi intorno impaurito.

In quel momento un rumore di foglie calpestate fece sobbalzare i presenti, e da un cespuglio spuntò fuori un ammasso di pelo tutto arruffato e piagnucolante.

“Dev’essere un cucciolo, quella sarà stata sua madre, non sembra ferito però”

Eliot aveva appena finito di parlare che Vivi scattò in avanti e afferrò il cucciolo.
Senza proferire parola si incamminò verso casa con tutti gli altri.
Nessuno osò dire che forse non era il caso di portare un animale selvaggio in casa.
Eliot le si avvicinò, diede una carezza al cucciolo e sorrise a Vivi che ricambiò il sorriso mentre qualche lacrima le scendeva dagli occhi.

“Lo chiamerò Igor.”
“Devi bere un po’ Vivi! Ti sentirai meglio! Fidati di noi”

I Grandi randelli fecero compagnia a Vivi fino a tardi, bevendo e mangiando, bevendo e bevendo, bevendo davvero molto.

Hari fu svegliato da un gran baccano al piano di sotto, corse veloce per le scale e quando arrivò alla fonte del rumore non credeva ai suoi occhi.

La porta della dispensa spalancata, dentro Vivi con addosso un poncho giallognolo e in testa un cappello a tesa larga stava blaterando qualcosa con Diego e Raul, Pedro mezzo addormentato in un angolo con Jean-Claude e Roland che lo punzecchiavano con un mestolo e Almodena e Dayanara che ridevano come matte.

ERANO TUTTI COMPLETAMENTE UBRIACHI.

Nel frattempo erano scesi anche Eliot e il padre.
La ragazza scoppiò a ridere e l’uomo provò a chiamare Vicktoryia.

“O cavrones, fermi voi, diteci dov’è il tesoro o.. o.. Dieghito che dovevo fare ora?”

Viktoryia agito in aria la pistola di Raul e da questa partì un colpo che centrò la finestra mandandola in mille pezzi.

In attimo Roland rovesciò il tavolo per farne uno scudo ai compagni i quali si misero tutti

a sparare contro la finestra.

Dopo qualche secondo di panico finirono i colpi. Finestra distrutta.

“Che diavolo fate?”

Diego remplicò “Hari c’era un pesce palla lì fuori! Ma noi lo abbiamo ucciso” “Un pesce palla?”
“Si, uno tosto”
“Credo che volesse dire uno della nassa Hari”

Intervenne Eliot.
Il padre iniziò a ridere, ridere come non faceva da anni.

La mattina iniziò turbolenta per i Grandi randelli con Lucien che martellava con forza delle assi su quello che rimaneva della finestra.

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