Il sonno della ragione genera mostri

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Sento il picchiettio della pioggia sull’armatura come un musica macabra nel silenzio assordante.
Lampi squarciano il cielo illuminando a intervalli regolari uno scenario da brividi.
La mia compagine, i miei amici, gli avventurieri di Caponord morti. Tutti morti.
Mi tocco addosso per capire se anche io sono viva, il vestito bianco madido di sangue è diventato ormai vermiglio, ma non sembro ferita, nemmeno morente.
Cado in ginocchio e mi guardo intorno: riconosco tutti, occhi vitrei che mi fissano, bocche spalancate che mi accusano, espressioni di rimprovero su volti immobili.
Osservo il volto di Vicktoryia pallido e per metà affondato nel fango e sento la sua voce accusatoria nelle orecchie
“Dove eri Valerié? Perché non ci hai aiutato? Avevi promesso che mi avresti sempre difeso”
Sto ufficialmente impazzendo, i morti non parlano, lo sai Valerie che i morti non parlano, mi dico.
Ma il cadavere di Vicktoria ha ragione: dove ero? Perché non ero con loro?
Ma poi un pensiero si fa strada in me:
E se ci fosse qualcuno ancora vivo?
Scatto in piedi come attraversata da una scossa e controllo ogni singolo corpo accasciato a terra, divelto, squartato, martoriato, nella foga mi rendo conto anche di aver controllato il battito a un corpo a cui mancava la metà inferiore, ma continuo, controllo tutti.
Diego, Luciene, Leon, Eliot, il Capitano, Xavi, Navarre, Hari, Jagosh, JC, Isabeu, il Freddo, Aidan e tanti altri, tutti amici, tutti compagni, tutti… morti.
Mentre sono piegata sul corpo senza vita di Scarlet e le sto chiudendo gli occhi sento una voce familiare chiamare il mio nome, mi volto di scatto
Raul corre verso di me con una maschera di terrore sul volto “Valeeee scappa! Lo trattengo io” ma mentre dice questo un’ascia enorme e dalle decorazioni blu lo trafigge da parte a parte.
“Tu non trattieni proprio nessuno”
Aleksiej…
O almeno la voce di aleksiej, il corpo di aleksiej, ma l’anima di Zver.
Un mostro, di umano gli resta solo l’aspetto, non è più il brigadiere che conosceva.
L’occhio giallo puntato su di lei, come un lupo che caccia una lepre impaurita e svantaggiata.
“Ciao Fiocchetto”
La voce malvagia, profonda, una voce nera
Irrigidisco il braccio dello scudo, distendo la lama, sono pronta ad affrontarlo, Zio Marcelle sarebbe orgoglioso per la posizione.
Ma la mente non è vacua, per nulla, corre, viaggia, ho mille domande.
Se fosse stato veramente Aleksiej glielo avrei detto: quella regola dei virtuosi che non mi ricordavo mai, ci avrebbero riso, lui mi avrebbe dato del taran maledetto e mi avrebbe fatto fare 20 flessioni.
Invece non è lui, ma un abominio.
“Ma noi… l’occhio… ti abbiamo aiutato, salvato… slegato da Zver”
“Pensavi davvero che fosse così facile?”
Un balzo ferale, me lo trovo improvvisamente davanti con Rotar che mi trapassa il ventre.

“Vale! Vale! Svegliati!”
Valeriè si svegliò di soprassalto coperta di sudore, con i muscoli tutti contratti per lo spavento, d’istinto si toccò il ventre e sentì la mano di Diego appoggiata proprio dove Rotar l’aveva trafitta.
Era un incubo, solo un orribile, spaventoso incubo.
“Vale mi hai spaventato, urlavi e gemevi, che hai sognato?”
Valeriè avrebbe voluto raccontare tutto al suo compare, condividere con lui i suoi timori, ma perché?
“Niente, era un incubo orribile… ho sognato che ero pelata”
Diego la guardò come chi sa che gli stai mentendo, ma decise di non insistere, le fece una carezza dolce e con tono calmo disse
“Ora dormi Vale, era solo un sogno.
Saresti bellissima anche pelata… poi non capisco che male c’è ad essere pelati”
Valeriè sorrise.
Era solo uno stupido incubo.

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