Interludio #1 – Nel ventre di Magnirocca

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“Non va bene, non va bene alcunché!” – Foschi pensieri adombravano la mente dell’Artefice mentre discendeva con passo cauto la ripida scala di Magnirocca. Da quando l’Altomastro aveva restaurato l’imponente fortezza per farne uno degli stimati opifici di Ramana ben pochi si erano presi la briga d’esplorare quei sotterranei. Erano poco più che cunicoli bui, umidi e in gran parte pericolanti. Un bel dì avrebbero deciso di crollare e sarebbe stato alquanto sconveniente trovarsi lì. Eppure la pietra dei gradini appariva incavata al centro come se migliaia di piedi l’avessero calpestata nel corso dei secoli… difficile pensare che fosse solo per godersi l’odore stantio di muffa che aleggiava là sotto.

Del resto QUALCOSA d’importante era serbato nel ventre di Magnirocca o il taciturno Ermete Crisafilo non si sarebbe preso la briga di recargli visita ogni volta che le soglie di Ramana accoglievano il suo ritorno.

L’Artefice discese l’ultima rampa e i suoi stivali si posarono sulla terra battuta. La luce smorta della lanterna svelò le transenne che delimitavano l’area diroccata e la giovane donna emise un sospiro nel varcarle. Fece a malapena pochi metri prima di scoprire ciò che cercava e le parole gli morirono in gola… un pennacchio di pallida nebbia strisciava sul suolo come una serpe sinuosa. L’Artefice dovette far appello a tutto il proprio coraggio per non alzare immediatamente i tacchi e si costrinse ad avanzare. Tenne la schiena contro la parete, appiattendosi allo stremo pur di non sfiorare i vapori e al contempo temendo che questi ben presto le avrebbero tagliato la via del ritorno.

“Perché quella COSA si era ridestata?” – Nella sua mente era inchiodata quella domanda che attimo dopo attimo la pungolava fastidiosamente. All’improvviso il suo piede urtò qualcosa di solido e subito la nebbia si raccolse attorno a lei: non aveva più scampo!

Imprecò contro il passato in cui per sbaglio aveva bruciato con dell’acido un vecchio Magistro della Regia Università, ottenendo quel brusco congedo che l’avrebbe portata a intraprendere le vie della Scacchiera. Imprecò contro il presente in cui le toccava far da chioccia a quel dedalo di sale mentre l’Altomastro si godeva una lieta visita presso la florida campagna di Velathri. Imprecò contro quel futuro che probabilmente non avrebbe mai visto… poi vide la fonte della nebbia.

Un piccolo alambicco di rame si era rovesciato dopo che l’aveva urtato e i candidi miasmi si levavano dal suo bordo. Lì accanto stavano gettate alla rinfusa alcune ampolle di vetro e due o tre boccali di peltro.

“Stupidi figli di PUTTANA! Non potevano scegliersi un altro posto per distillare di contrabbando?!” – L’Artefice si ripromise di spedire a pulire uno dei novizi che avevano combinato quel casino… dopo avergli dato una bella strigliata, s’intende. In ogni caso si sentiva sollevata per non dire euforica: non capita tutti i giorni d’imbattersi in una presunta fuga di Caligine e tornare indietro per raccontarlo!

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