Le avventure di Lana nelle cucine di Ramana

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Primo giorno – mattina

Ohhhh… ma guarda che bel posto del cazzo e della minchia!

Questo avrei voluto ululare all’indirizzo del maledetto Ermete non appena ho messo piede a Magnirocca… che poi, di “magno” ha solo il caldo, il puzzo dell’allumel, alludel, allustrudel comecazzosechiama, e la vastità del DELIRIO accumulatosi in non so quanti anni di pessima manutenzione nelle cucine, roba che nemmeno nelle peggiori bettole di Scentiar e dove non rimesteresti nemmeno la sbobba per i cani, caso mai morissero avvelenati dal TROIAJO…

Ma niente, mi sono trattenuta. Probabilmente ho espresso tutti i miei pensieri con un’occhiata, ma non saprò mai che effetto abbia avuto, visto che il mio datore di lavoro porta una maschera calcata sugli occhi, specchio dell’animaccia sua… ma aveva un certo sorrisetto, il bastardo, e si è pure dato una leccatina alla punta dei baffetti da sparviero prima di sparire in un corridoio umido e pieno di lumache moribonde: sono certa che sapeva BENISSSSSSIMO che tipo di lavoro mi avesse offerto, qualche luna fa, quando mi ha invitato a cucinare per lui a Ramana.

Quindi che devo fare se non rimboccarmi le maniche e cercare di bonificare almeno in parte questo sommo casino? I miei compagni di sventura del Campomagno arriveranno domani, no?

Primo giorno – sera

Ecco, domani è quasi arrivato e io sono ancora qui a litigare con questo maledetto forno che non ne vuole sapere di collaborare, maledetta ogni sua pietra dal giorno della sua infausta creazione.

La quartiermastra borgoimpiastra che governa questo luogo cacato a forza da Orione mi ha accuratamente evitato per tutto il giorno, come se sapesse benissimo cosa volevo da lei e sapesse altrettanto bene che non avrebbe potuto o voluto accontentarmi. Per questo non ho perso troppo tempo con lei. E ora a noi, stupido ammasso di sassi refrattari… se ti dico che devi funzionare, DEVI FUNZIONARE NATODANCANE!

Primo giorno – notte

Chi l’ha detto che non si possono torturare le pietre, perché non si ottengono risultati soddisfacenti?

Evidentemente un idiota… perché ADESSO il forno funziona!

Secondo giorno – mattina

Quella fradicia di pasticciera coi capelli marci mi ha rubato il forno, il MIO docilissimo forno, e non ho nemmeno potuto prenderla a calci nel culo! Giuro che se quando ha finito di sfornare quegli schifidi biscotti trovo anche solo un granello di farina bruciata nel MIO forno stasera i ragazzi mangeranno purè di cuoca seviziata al blu di cuoio capelluto… la do in pasto al maglio della quartierlasca, altroché!

Secondo giorno – dopo pranzo

Non. Funziona. Più. Un. Cazzo. In. Questa. Cucina.

Dov’è? Dov’è finita quella sudicia coi capelli malati? Dov’è che la trituro fine fine fiiiiiine? Dov’è che ne faccio pastone per scolopendre stercorarie?

E va bene Lana, pensa, pensa anche se pensare ti fa schifo, pensa a una soluzione… giù di sotto c’è un belloccio che sbatte i tappeti a torso nudo, vediamo se sa fare qualcos’altro a parte far svenire metà della gloriosa compagine che sta prendendo manate in questo posto così ameno… meno male che almeno oggi non mi pagano per prenderle… o forse sarebbe stato meglio? Ah, andiamo a chiamare il belloccio, va’…

Secondo giorno – sera

Prima di cena esco un attimo dalla cucina e cosa ti vedo? Mezzo Sussurro stecchito sul muretto, in attesa di appozzare dal Subisso (e per qualcuno sarebbe stato pure il secondo giro… checcazzo San!). Decido che evitare che altra gente schiatti per la fame e la disidratazione è attualmente più importante che occuparsi di chi per il momento ha la digestione bloccata e torno ai miei affari.

Ma non passa mezzo giro di clessidra (quella minuscola) che quell’incantevole Sigrun (già, ma c’è qualcuno a parte me che riesce a chiamarla col suo nome? Bah, non è questione di capacità: secondo me siamo semplicemente tutti una manica di adorabili stronzi e ciascuno la tormenta secondo le sue inclinazioni) mi chiede se per cena avremmo mangiato cibo preparato dall’odiosa pseudopasticcera dai capelli color vomito di sirena… HA! Se anche si fosse degnata di preparare qualcosa, l’avrei dato in pasto ai vermi cavallini per il gusto di vederli torcere e schiattare!

Rassicuro quindi sia lei che quella bella testolona della sua amichetta Estrella, e loro che mi dicono? Che la bastarda rompiforni era una gigantesca infame imperiale! O simpatizzante tale, non ho capito, ma tant’è!

Vedi che ho fatto bene a non prestarle niente dei miei attrezzi? Mi sarebbe dispiaciuto doverli sciogliere negli altiforni di Ramana… Dove spero che finisca lei e tutti questi deficienti che urlano “USGHA! USGHAAAAAAA!” come un branco di oche mannare impazzite. Puzzano e mi distraggono, dannazione!

Merda, la prossima volta devo chiedere al padrone di casa almeno il triplo del compenso… ma tanto è più tirchio di un ottuagenario trelvenita, non ha pagato nemmeno l’olio per illuminare il concertino (anche quello gratis et amore, maledetto infame) organizzato da Cyra! E se non riesce lei a convincerlo a sganciare, con le sue duemila parole al minuto…

Meno male che almeno il belloccio e Istrice se la sono cavata alla grande con la griglia. Non ho capito se è iniziata una storia fra i due fra una sventolata e l’altra, ma tempo zero e già l’insaziabile bestia gardanita insidiava le anche di un altro bel tomo: ebbravo Balthazar! Sono meravigliata, comunque: avrei detto che nella Scacchiera ci sarebbero stati molti più bacchettoni scoglionati e repressi. Una gradevole sorpresa trovare tanta fluidità e rilassatezza!

Terzo giorno – mattina

Ma che è tutto questo cas… OHMMERDA!

Terzo giorno – un po’ più tardi

Incredibile ma vero: ci hanno sbattuto fuori da Magnirocca. Non ho capito bene la dinamica, ma meno male che avevo Strijela con me, perché mi è toccato dare una mano alla quartierfresca e coprire le spalle alla fuga di quei decerebrati e/o disgraziati che lavoravano come personale di servizio, artigiani, alchimisti e svuotalatrine. Erano LEEEEEENTI porcolimpero, e lo dice una tizia incinta e col culo peso!

In sintesi, dopo tutto il mazzo che mi sono fatta per rimettere in sesto una cucina da incubo, arginare i danni dell’infame pasticcera leccaculo dell’Impero (o forse no, comunque persona di merda), nutrire i pargoli, allietare la loro serata con dolci note, evacuare gli innocenti abitanti di questi quattro sassi stramaledetti dalla rogna e dall’afa, sarebbe stato ragionevole pensare che qualche elettra in più sarebbe caduta nella mia saccoccia, giusto?

Sbagliato Lana, sbagliato.

Ricorda: il faro brillante della Scacchiera è generoso e fulmineo quando si tratta di accoglierti nelle sue fila, ma se lui è quello dorato e quelli intorno a lui rimangono pezzenti, un motivo ci sarà, no?

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