Locanda dei Tre Boccali, VI giorno, Luna di Elthrai. #3 – In Vino Veritas

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Gli abiti della giornata si erano completamente inzuppati di sangue, veleno e terra. In qualche modo voleva togliersi di dosso le vicende appena trascorse, per cui la giovane aveva richiesto una tinozza e dei vestiti, per potersi fare un bagno. Le procurarono un semplice abito di lana pesante, che le ricadeva addosso sui toni del bianco. Alle orecchie l’Occhio Onnisciente di Sirio, al collo il simbolo in bella vista mentre poco più su un delicato oggetto tintinnava ad ogni suo passo. Alla fine del rilassante gesto, scese le scale della locanda, per poi guardarsi intorno, in cerca dei compagni che si erano già accomodati al piano di sotto. La stanchezza era tanta e la febbre intanto cominciava a salire ma, nonostante ciò, la giovane si sentiva più piena di forze del solito, e si avviò con passo sicuro e schiena eretta verso il tavolo. La postura ingannava poiché invero la fanciulla era molto scoraggiata, dato che non era riuscita a compiere il suo onere fino alla fine; era stato Marek a doversi far carico delle debolezze della sacerdotessa, di quel suo corpo così poco resistente agli incanti di Silverion il quale aveva cercato di piegare in ogni modo la sua anima.
Portò una mano al collo, per sentire il tepore del simbolo sacro per poi udire il tintinnare del monile poco sopra. Gli occhi tristi, sull’orlo delle lacrime, si spalancarono, stupiti dall’inconsueto suono, mentre una lacrima cadde solitaria sul viso della sacerdotessa. L’asciugò velocemente, per non farsi vedere dai compagni. Considerava quelle persone importanti, ognuna di loro aveva in qualche modo tratto un pezzetto di lei in quel ultimo anno e per questo doveva essere forte, non mostrare le sue debolezze. Si avvicinò con passo lento al tavolo. Marek era silenzioso, così come Mela e Hakù, mentre Alheandro sembrava parlare a raffica con il sacerdote di Ellesham per poi fare qualche pausa ed annotare qualcosa. Si sedette sull’unica sedia vuota tra Alheandro e Vitus, prendendo carta e inchiostro, cominciando ad annotare con una grafia stretta e poco leggibile gli accadimenti della giornata. Nel frattempo sentì il servitore portare una zuppa calda, di cui mangiò pochi cucchiai, mentre Alheandro le versava del vino caldo. Voltò lo sguardo verso di lui, leggermente stupita, per poi riposare la sua attenzione sul foglio.

– Grazie.

Era poco più di un mormorio ma sufficiente perché Alheandro e altri vicini ne udissero le parole. Bevve il vino caldo, trangugiandone quasi tutto il boccale. Era caldo e le alleviava la gola sforzata. Si voltò verso Marek, che sembrava assorto nei suoi pensieri. Riposò lo sguardo sul foglio, bevendo un altro boccale di vino, senza farci troppo caso. Continuò a scrivere, mentre ogni tanto alzava di poco gli occhi nocciola dal foglio, osservando l’espressione dei presenti. Melisenda era taciturna e sfinita… finalmente qualcosa si era concluso… ma quanto tempo doveva aver perso, nel perseguire quello scopo, per affrancarsi dal suo passato… per finalmente, poter vivere completamente… ancora non era finita, lo sapeva, ma percepiva che presto lo sarebbe stato. Portò lo sguardo verso Hakù, anche lui silenzioso, mentre nuvolette di fumo si spargevano per la calda stanza. Dahal o, per meglio dire, Xaladh sembrava osservare tutti con lampi di diffidenza per poi cedere ad una sottile fiducia che pareva essersi mantenuta, una coscienza intrinseca che sembrava non voler cedere all’oblio. Virtus, accanto a lei, sembrava deciso a rallegrare il gruppo colloquiando amabilmente con tutti. La fanciulla posò lo sguardo verso Alheandro, mentre questo le porgeva il suo boccale, per fare un brindisi.

– Dama Miralys, un brindisi, al fatto che, dopotutto, abbiamo riportato a casa la pellaccia!!

La giovane alzò un sopracciglio, per poi scuotere la testa. Che tipo, Alheandro… sembrava sempre trovar qualcosa di positivo, qualcosa di buono in ciò che gli era intorno.
<<Chissà, se aveva visto qualcosa di buono, in lei…>>

Scosse la testa, a quel pensiero, per fare un sorriso storto e portare il boccale, di nuovo pieno, in direzione di Alheandro.

– Un brindisi a coloro che hanno fatto sì che la riportassi, la pellaccia…

Ne bevve una profonda sorsata, per poi riposare il boccale sul tavolo, distogliendo lo sguardo dal giovane circense. Miralys continuò a scrivere… quell’attività la rendeva tranquilla e le permetteva di ripercorrere l’intera giornata, gli errori e i successi compiuti, così da poterli ricordare anche nel futuro. Intenta ad annotare, accostò il boccale alle labbra, trangugiando ancora il caldo liquido, senza rendersi conto effettivamente di quanto ne bevesse: le pareva solo che non finisse mai. Appena pensò di aver concluso ciò che aveva scritto, sparse della polvere per asciugare l’inchiostro, poi vi soffiò sopra e ripose tutto nella capiente borsa che sempre portava con sé. Si stiracchiò, sgranchendo mani e gambe, sentendo sia il piacere per il piccolo gesto che il dolore a causa del corpo coperto di ustioni.

– Finito?

La domanda di Melisenda era tranquilla, mentre gli occhi stanchi si posarono sulla consorella. Miralys annuì, sorridente.

-Direi di si…uff!

Si portò una mano alla fronte che cominciava ad essere calda. Scosse la testa, ormai arresa a questo fatto. Prese il boccale, sorseggiando il vino ancora stranamente caldo, nonostante tutto il tempo rimasto nel recipiente… o almeno, lei credeva che fosse là dentro da molto. Non si era accorta dei veloci movimenti di Vitus ed Alheandro per riempirle il boccale ad ogni sua piccola distrazione, che in quella sera erano state tante. Rifletté, silenziosa, mentre lo sguardo si posò in tralice su Alheandro, per qualche secondo. Quanta gentilezza aveva mostrato nei suoi confronti… sì certo, l’aveva curato da quella strana malattia… ma non voleva che si sentisse in dovere di difenderla come aveva fatto per l’intera giornata, cavolo. Non voleva, non lo avrebbe accettato, non per un motivo del genere!
<<E per quale altro motivo, l’avresti accettato?>>
Scosse la testa annebbiata, per scacciare quell’ultimo pensiero. Si voltò decisa verso Alheandro, mentre gli occhi cominciavano ad essere lucidi per la stanchezza e per il troppo bere.

– Alheandro!

Sbottò di colpo la giovane sacerdotessa, guardandolo torvo. Con la solita voce brillante Alheandro si voltò verso la sua interlocutrice.

– Oh, ditemi Miralys! Volete forse altro vino?

Impercettibilmente il giovane bardo sorrise mentre alzava la brocca, riempiendo il boccale ormai vuoto della sacerdotessa; gli altri intorno, avendo assistito alle scene precedenti, scuoterono la testa. Miralys non notò niente di questo, troppo intenta a mantenere la concentrazione. In effetti, faceva un po’ fatica a mantenerla… la voce si fece seria, mentre lo sguardo divenne un poco freddo.

– Consideratevi sciolto dal vostro giuramento! Avete adempiuto a quello che vi eravate ripromesso! Non voglio persone che mi proteggono, non almeno che si considerino in debito con me!

Abbassò lo sguardo mentre i capelli ricaddero sul viso nascondendone lo sguardo malinconico. Osservò il boccale ancora pieno, formulando un pensiero che si realizzò in parole, dette tristemente.

Vorrei solo persone che mi stessero accanto per loro puro piacere, non perché si sentono in obbligo nei miei confronti…

Spalancò gli occhi, rendendosi conto che aveva esternato quel pensiero. Ma come era possibile! Prese il boccale e affondò il viso su di esso, bevendo una lunga sorsata del liquido vermiglio, con le gote pallide che si colorarono di una leggera tonalità rossastra.

Beh, perché, non è già così, Miralys?

L’appunto di Melisenda la lasciò qualche secondo spiazzata, mentre portava lo sguardo verso la consorella. Si morse un labbro, per poi fare un sorriso storto.

Sì sì, non intendevo questo, non fateci caso.

Alheandro alzò un sopracciglio, guardando in tralice Miralys.

O forse siamo noi a non essere graditi a te?

Mira lo guardò scioccata, come se ogni singola parola le avesse trafitto il cuore. Non ne capiva il motivo, ma quelle parole le avevano fatto male… Fece un respiro profondo, cercando di recuperare lucidità.

Macchè, secondo voi sarei qui se non gradissi la vostra compagnia?? Certo che la gradisco! Gradisco tutti quelli che sono a questo tavolo, ecco!! Mai in vita mia ho desiderato di stare accanto a persone così
piacevoli, oh!

La voce si fece falsamente allegra mentre il suo viso divenne tutto rosso per l’imbarazzo. Sembrava che il vino l’avesse resa più loquace, più incline a dire tutto ciò che le passava per la testa. Mela sorrise appena, percependo la leggera confusione mentale di Mira. La giovane sacerdotessa bevve altro vino, senza rendersene conto, sentendo la testa che cominciava a girare. La sua consorella, benché visibilmente stanca, da un po’ non le staccava gli occhi di dosso e di tanto in tanto rivolgeva un fugace sguardo d’intesa al circense.

Sai una cosa, Miralys? – mormorò Melisenda con voce soave – Ti sei resa conto che ormai è più di un anno che ci frequentiamo e non ci hai mai raccontato niente di te?Niente di veramente importante, intendo…

Alehandro colse la palla al balzo.

Mela ha ragione, dama Miralys! Bene o male ci siamo visti, intravisti, svisti da un sacco di lune, ma sappiamo veramente poco di voi! ditemi, avete qualche vizio particolare? Noto infatti che sorseggiate il vino caldo con gusto da intenditrice…

– Beh, è una delle prime volte che lo bevo, ma è buono e soprattutto è caldo…Comunque… vizi? Chi? Io? Certo che si!

– Fumate? – domandò il circense.

No.

– Fate uso di droghe? – riprovò.

No.

– Bevete? – tentò di nuovo, curioso.

Solo oggi…

– Ti piacciono gli uomini, viziosa! – intervenne Xaladh.

Ma cosa dici??? Chi? Io? Ma per chi mi hai presa, piccolo Dahal, Xaladh, o come ti chiami ora? Se è per quello alcuni mi hanno chiesto qualcosa, ma io mi sono sempre rifiutata, sempre dato picche!! Va beh, solo un bacio sulla guancia ad Evgheny, per un piccolo sconto sulla bacchetta, ma solo quello, ehh!! Niente di più, assicuro!

Si aveva parlato troppo, se lo sentiva. Ma non riusciva a fermare il flusso di parole…in più, le veniva così naturale, parlare.

Ma una a donnina Arathiana come voi c’è qualcosa che fa paura, Miralys?- chiese Alheandro, stuzzicando la giovane sacerdotessa.

A me??? Ma che dite. Però… pensandoci bene… In effetti però qualcosa c’è… ma vi prego, non dite nulla!!

Chi? Noi? Bocca cucitissima, parola di circense!

Alehandro si portò una mano sul cuore, provocando una sorta di ilarità malcelata nella veggente che gli sedeva a fianco, che si limitò ad annuire alla richiesta della sua consorella.
Mira si avvicinò all’orecchio di Alheandro e di Mela sussurrando qualcosa. I due amici si guardarono, mentre Miralys rise, senza poter in alcun modo fermarsi.

Non sarà vero, Miralys? – ridacchiò Melisenda grattandosi il naso – e tu quindi avresti paura di sbagliare? Beh, direi che un problema piuttosto diffuso, amica mia…

La giovane portò un dito davanti alla bocca facendo cenno di silenzio.

– Shhhhh, mi avete detto che non lo dite a nessuno, ecco!!

– Si, – intervenne bonario Alehandro- ma suvvia, non è così grave! –

Beh, è che se sbaglio, la considerazione che gli altri hanno di me diminuirà o mi riterranno oltre che debole di corpo pure una stolta, ecco!

Alheandro la guardò strano, mentre Melisenda si limitò a scuotere la testa, come riuscendo a percepire distintamente i pensieri della sua consorella. Miralys scosse le spalle: dal riso passò improvvisamente alla malinconia, con gli occhi lucidi che si riposarono sul boccale.

Non è facile essere una arathiana… poi debole come me. C’è sempre qualcosa da dimostrare. Bah, così va…

Miralys…

Mira si voltò verso Mela. Lo sguardo stanco, celato dagli occhiali scuri della veggente si posò direttamente sulla giovane consorella, come indagandola, trapassandola da parte a parte, in quel solo attimo.

Si?

– Di’ un po’… sei mai stata innamorata?

La giovane pose lo sguardo verso Mela, con la bocca dischiusa, mentre la guardava sorpresa. Arrossì violentemente, giocherellando con il boccale davanti a lei. Non si aspettava certo una domanda del genere in un momento come quello.

I…innamorata? Io? Non saprei. – Gli occhi si fecero pensierosi, addolcendosi nello sguardo. –Diciamo che non ho mai pensato di potermi innamorare di qualcuno…

Pensare? Credi che per innamorarsi, bisogni pensarci?

 Miralys ormai non capiva più da dove provenissero le voci che le ponevano delle domande, la testa le girava come un tornado.

No no… non fraintendetemi… non credo di aver mia pensato di saper amare qualcuno… almeno fino ad ora… – Si mordicchiò le labbra, a quelle parole. – Più che altro…ritenevo di non poter in alcun modo interessare…una donna arathiana, figlia di un boia… In fondo, si soffre di meno non pensandoci. Una cosa in meno di cui preoccuparsi, no? In più i sentimenti annebbiano la visione oggettiva delle cose no… non… è così, forse?

Lasciò che la risposta cadesse muta, sebbene le sue domande celassero una grande insicurezza dietro, così come sembravano cercare un’affermazione, qualcosa che le potesse dare ragione, mentre un sorriso malinconico si dipinse sul viso. Oh, se aveva avuto la mente annebbiata, in quei giorni… era da un po’, che talvolta i suoi pensieri non erano concentrati solo e soltanto sui suoi obbiettivi e questo la faceva sentire mancante, ignorante di qualcosa. Si sentiva come trascinata dai suoi pensieri e la lotta continua per mantenere il controllo la sfiniva.

Anche se in effetti, sono stanca…sono tanto stanca di lottare perché sia così…

– E allora, dacci un taglio e accetta ciò che sei veramente, Miralys. – La voce di Melisenda risuonò stranamente secca. – Per nostra sventura o immensa fortuna, siamo umani, fatti di carne e ossa, sballottati qua e là dalle nostre passioni… non possiamo non provare nulla per ciò che incontriamo e non ci riusciremmo nemmeno se fossero gli stessi dei a volerlo…

Non so…non so più nulla… –

 La voce si fece leggermente incrinata, mentre scuoteva la testa. Non si voltò, troppo confusa dal troppo bere per esser sicura di chi fosse la voce. Si mosse appena, producendo il tintinnio del monile che le ornava il collo. Portò una mano verso di questo, seguendone i contorni con il pollice per poi bere altro vino. Non si rese conto che Melisenda si era alzata subito dopo aver pronunciato quelle parole, e non percepì nemmeno il rumore della sedia di Alheandro quando lui si alzò per seguire l’amica al bancone, anche perché subito Vitus monopolizzò la sua confusa attenzione.

Su, consorella, non buttatevi giù! E non dubitate delle mie parole pensando che le nostre fedi siano così dissimili. Sappiate che il credo di Ellesham e quello di Sirio hanno molte più cose in comune di quanto possiate mai immaginare! –

La voce del sacerdote era allegra, mentre un largo sorriso si aprì sul viso della giovane, aggrottando la fronte.

– Oh, non ho dubbi, confratello, rispetto la divina Ellesham! Ma ditemi, in quali cose si riavvicinano i nostri due credi?

Miralys tornò allegra, passando dal precedente stato di malinconia profonda a una grande euforia, tipica nell’ubriachezza.

Beh, consorella, sappiate che nel culto della Bella Signora si ha una profonda attenzione per i frutti della natura, soprattutto quelli che più ci danno piacere, come la vite, ad esempio!

– Oh beh, non posso darvi torto. Ad Arath si fa un vino molto pregiato.-

Oh, beh, grande fortuna la vostra! In più la scienza culinaria, sapienza inestimabile, giacché si può vivere senza forgiare armi, ma non si può vivere senza mangiare…

– Indubbiamente.

in più, se si può vivere mangiando bene, ancora meglio!

Come darvi torto, confratello.

negli occhi di Virtus si accese una strana luce, mentre Miralys rispondeva confusa ed assonnata.

Dulcis in fundo la sfera più importante; la scienza legata all’amore!

Il sacerdote sembrò come infervorarsi. Miralys cominciò a tormentarsi le mani, mentre rispondeva con voce nervosa.

Ahah… ad ognuno la sua scienza…per esempio questa non rientra propriamente nel mio campo…

 Il sacerdote di Ellesham la guardò con espressione rammaricata, portando le mani al petto.

– Oh, davvero? Ne sono profondamente dispiaciuto!

Ad ognuno il suo campo…così va il mondo, eheh…

È forse una delle scienze più complesse e al tempo stesso, paradossalmente, più semplici! Potrebbe forse esistere la vita senza cotale mirabile arte del sapere??

Ma, non saprei…forse, no. Boh..

il giovane sacerdote si alzò, puntando un dito verso il soffitto, con sguardo luminoso e voce infervorata.

No, non potrebbe esistere!! ebbene è così! La scienza dell’amore è la più importante che esista!!! E noi fedeli agli dei tutti abbiamo il dovere di conoscerla a fondo!!!!

– Se lo dite voi… –

 Gli occhi di Vitus diventarono seri, posandosi su quelli nocciola della fanciulla.

Il mestiere del sacerdote di Ellesham è duro…. ma qualcuno si deve pur sacrificare, no!? –

Per quanto fosse confusa, la sacerdotessa arrossì vistosamente, per poi abbassare lo sguardo, imbarazzata.

Beh, o..o..ogni cosa a suo tempo… –

Vitus si discostò un poco per poi afferrare la bottiglia di vino di Lamor da lui ordinata, versandosi altro dolce nettare, per poi farlo roteare nel bicchiere, con gesti veloci ed eleganti.

– Certo certo anche questo è vero!… un altro bicchiere di vino? –

Mira guardò il suo boccale, misteriosamente già pieno di vino caldo. Ma quando…come… Portò una mano a lato della testa, cercando di trattenere il pulsare insistente, e il sempre meno piacevole giramento di testa.

N…no…che caso, è…è già pieno…

Il sacerdote portò lo sguardo dietro le spalle di Mira, la quale era troppo confusa dall’alcool e visibilmente ubriaca.

– Oh, la Dea è particolarmente benevola con voi, Mira! Posso chiamarvi Mira, vero?

No…non ci sono problemi… fate pure, mi chiama sempre mio padre, così…

Che non sia anche questo un provvido segno del destino?Gli dei vogliono ricompensarvi per le vostre eroiche gesta?

-Ma…non credo, in fondo, non ho fatto nulla, io…

incominciò ad ondeggiare vistosamente, posando il capo sulla mano e abbassando lo sguardo che pian piano diveniva sempre più annebbiato.

– Su su non fate la modesta! un brindisi!!!!! Agli eroi delle libere compagnie di ventura!!! –

– Un brindisi! – urlarono gli altri in coro, trascinati dall’entusiasmo del sacerdote.

Appena udì le parole di Vitus, pian piano la giovane sacerdotessa si accasciò sul tavolo, cadendo addormentata. Un’immagine le si parò nei suoi pensieri, un uomo, dalle vesti rosse, di fattura esotica e mille voci intorno a lei, sempre più flebili…

– Mira, Miralys!?

– No, tranquilli, è solo addormentata…portiamola in camera…

– Si, vi aiuto… per gli Dei, scotta! Ma… ha la febbre!!

E poi il buio.
———————————————————

La mattina seguente Miralys aprì gli occhi, lentamente. Fece una smorfia di dolore, dovuta al pulsare insistente della testa, che entro pochi minuti sarebbe divenuto una forte emicrania. Portò una mano al capo, gemendo per il dolore.

– Ohi, ohi…ma…cosa…

Non fece nemmeno in tempo a sedersi sul letto, che tutti i ricordi della sera prima le caddero addosso, come un’epifania. Rimase imbambolata per qualche secondo seduta sul letto con lo sguardo pieno di orrore. No, non poteva aver detto…fatto…sentì battere pochi colpi decisi sulla porta, facendole fare un piccolo stolzo. Si mise sulle spalle una semplice vestaglia, andando ad aprire uno spiraglio della porta con i capelli in disordine e profonde occhiaie agli occhi. Una giovane serva, di qualche anno più giovane di lei, le si parò davanti.

– Si, ditemi?

Madama, scusate, sono venuta a svegliarvi, come mi avevate ordinato…in più il vostro accompagnatore mi ha detto di dirvi che è già pronto. –

– Chi??? –

 La voce si fece acuta, mentre il viso della sacerdotessa esemplificava la più assoluta sorpresa.

B…beh, il giovane bardo con le vesti rosse, madama… scusate, forse ho detto cose che non dovevo dire, forse…

 La serva cominciò a tormentarsi le mani, visibilmente imbarazzata. Miralys tirò un sospiro, scuotendo la mano in segno di diniego.

No, non preoccupatevi. avete fatto quello che dovevate, vi ringrazio. Ora andate pure

La giovane richiuse la porta, appoggiandosi ad essa, portando lo sguardo verso l’alto, mentre la testa continuava a pulsare. Un piccolo sorriso si aprì sul suo viso, al pensiero che non sarebbe stata sola, nel suo cammino…poi aggrottò la fronte, ripensando alle parole di Alheandro del giorno prima, quelle con cui aveva asserito di averla protetta per il debito che sentiva nei suoi confronti. Il sorriso scomparve, mentre la sacerdotessa sembrava trattenere a stento l’irritazione che l’aveva colta. Si tolse velocemente la vestagia, lanciandola in un gesto di stizza sul letto, mentre borbottava irosa poche parole, cercando di vestirsi, per prepararsi al viaggio che l’attendeva, sebbene l’agitazione rendesse i suoi tentativi per lo più infruttuosi.
 
Odio, quando le persone non mi ascoltano… debito, debito, glielo do io il debito a quello, ma guarda tu… se io.. ma io quello lo, grrrr-

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Commenti

commenti

12 comments

  1. e due!!! ooohhhh, finalmente, sotto la supervisione della grandissima Lipsak, il post dovrebbe avere un senso per tutti 😉

    Un ringraziamento a Fabio, con il quale abbiamo fatto la parte in fondo, con il simpaticissimo sacerdote Virtus 😛

    Buona lettura!

  2. Alla fine Vitus è rimasto a bocca asciutta… ma soltanto perché la parte l’abbiamo fatta tramite SirioMessenger e non aveva quindi l’appoggio del vino!!! Ma non pensate che sia finita qui… Vitus non si arrenderà….. mwahahaha

  3. oh, ma qui invece che diminuire gli spasimanti aumentano!!! O__O
    Sob, povera la mia Mira, Ubriaca persa… sob, sob, e pure sbornia triste e allegra insieme!! nessuno che la consola… Bastardi, sob!

  4. Come sarebbe a dire nessuno che la consola???? Allora lo fai apposta!!!! Vitus era lì (anche) x quello!

    Vitus: eh si una volta mi chiamavano Vitus Il Consolatore!!… vi ho mai raccontato di quella volta che….

  5. sieee, hai visto come l’ha ridotta il vino? l’ha fatta addormentare!! 😀
    In compenso prima sproloquiava che era un piacere…
    ah,la mattina dopo ha sicuramente caricato Palla di Fuoco, quindi attenzione di lì a 30 metri :P!! KABOOM 😀

  6. Oh, ma che cara la povera Myra ubriaca tra le grinfie dei bardi bastardi…
    Finalmente posso leggere in tutta pace questo post! Oh gioia, oh gaudio!

  7. Anima: mea Culpa, mia cara narratrice;) Spero che almeno ne sia valsa la pena( sicuramente dopo che ci ha messo mani la Lippa, è migliorato:P)

    Dahal: ma come, no??? 😀

    Lippa:speravo divertisse!! serviva per sciogliere un pò Mira se no è sempre musona, cavolo! 😀

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