Odore di rose

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Ahhhh… ancora un sogno, e di quelli proprio fastidiosi. Perché altro non poteva essere che un sogno che iniziava malissimo: Eliot si era ritrovata in prato bianco, una distesa di un candore innaturale in cui si potevano comunque distinguere (chissà come) le forme di miriadi di steli che dondolavano, cullati da una brezza inesistente, e che si estendevano fino all’orizzonte, ovunque esso si trovasse. Davanti a lei c’era una roccia e seduta su quella roccia c’era lei. Proprio lei, sì: Eliot.
Qui tira una brutta aria.

– Cos’è quel sorrisetto compiaciuto, Me Stessa? – azzardò avvicinandosi.
– Uuuh… – commentò sorniona l’Altra Eliot stringendosi le ginocchia al petto – Partiamo sulla difensiva, eh? Oh beh, non mi offendo… dopo tutto non parli mai con me, no? Sei troppo impegnata a… a… che cos’è che fai tutto il giorno?
– …
– Ah sì, sì! A essere equilibrata, compassata, fedele ai tuoi ideali… e poi ad ascoltare gli altri, dare buoni consigli, augurare il peggio ai seguaci dei Fatui, pianificare la rovina dell’Impero, stringere rapporti unilaterali con gente che non sarà mai sincera con…
– Potresti arrivare al punto? – sospirò spazientita Eliot. L’altra alzò le mani, addolcendosi.
– Va bene, va bene… volevo solo sapere come stavi!
– E ti presenti solo adesso per chiedermelo? Oh beh, direi niente male davvero, sono sopravvissuta alla punizione dell’Impero, e adesso grazie tante, ora puoi…
– No no, – la interruppe l’Altra Eliot scuotendo il ditino – non mi riferivo a quello.
– No?
– No. Io mi riferivo a Isabeau.
Eliot sgranò gli occhi. – P-prego?
– Ma sì, ma sì! – insisté l’altra – Come ci sei rimasta ieri quando hai scoperto che quel belloccio del marito è ancora vivo?
Eliot rimase per qualche istante a bocca aperta, poi si riscosse balbettando leggermente. – Ma di che accidenti… oh, va bene! Allora, intanto belloccio de che, il gambale sinistro di Jean-Claude è mooolto più raffinato di quel cafone, e molto più desiderabile! E poi, come ci sarò rimasta? Sembra che non ci sia verso di scavare più a fondo in questa relazione… prima l’Impero, ora pure un marito redivivo!
– Ah, che scalogna, nevvero? Se penso che le avevi pure scritto una canzone!
– NON ERA ANCORA FINITA!
– Oh, quante storie… comunque l’avevi iniziata!
– Sì, insomma…
– Beh, comunque ti capisco: è una donna davvero interessante, no?
– Davvero! – annuì con forza Eliot – Forte, bella, fiera…
– Oh sì sì! In gamba! Sensuale! Desiderabile! Simpatica! Coraggiosa! – L’Altra Eliot si dondolava allegra sulla roccia, con aria di totale approvazione; poi, ad un tratto, la sua voce si fece tagliente. – E quindi vorresti spiegarmi come mai, quando pensavi di dover morire presto e che non ci fosse via di scampo, non hai scritto anche a lei?
Il corpo di Eliot si gelò. – C-cosa?
– Perché non ti sei assicurata che anche lei ricevesse un ultimo saluto?
L’altra non sorrideva più, anzi, osservava Eliot con un vago disprezzo; la squadrò da capo a piedi e poi proseguì. – Tu ti ostini a ignorarmi, ma io so tutto di te. Io sono te, non importa quanto pensi di essere riuscita a tenermi a bada. Non puoi far finta che io non esista!
– Ma non sto…
– Oh, ma PIANTALA!
Eliot si arrese all’istante. Non tentò più di discutere.
– Così va meglio – L’altra sembrò addolcirsi – Ascoltami bene… non dubito nemmeno per un secondo che, se il Fato la smettesse di accanirsi in questo senso, tu e la bella Isabeau potreste vivere una romantica e passionale storia d’amore e vivere felici e contente finché morte non vi separi… e davvero, sarebbe una gran bella storia d’amore, non fraintendermi! Te la auguro, credimi…
– …
– …ma a questo punto è più che evidente che non è a lei che hai concesso la chiave per aprire quel giardino segreto… quel santuario… quel luogo dove a nessuno è concesso di entrare da… quanto? Quanto tempo?
Eliot abbassò lo sguardo, con il cuore pesante come un macigno. Avrebbe davvero, davvero voluto svegliarsi. ORA. E invece, il luogo immacolato dove si trovavano si riempì di colori. Ora il tappeto erboso sotto i suoi piedi e il cielo sopra di lei brulicavano di vita, odori, rumori, come se l’universo avesse appena ricominciato a respirare. Non disse nulla, non aveva senso provare a farlo. Dopotutto, era così bello, caldo starsene lì.
L’Altra Eliot si guardava attorno, vagamente malinconica.
– Come hai fatto a sopportare l’idea di privarti di tanta bellezza…
– Per favore, non parliamone…
– Dovremmo, invece…

Le due rimasero in silenzio per un po’, immerse nello splendore lussureggiante, mentre la luce immaginaria si tingeva di tinte più tenui, più delicate. Lontana, distante da entrambe, una piccola figura diafana, appena abbozzata, si muoveva lentamente verso l’orizzonte vibrando leggermente: era quasi come se ogni colore le appartenesse e ad ogni passo ne concedesse una goccia a ciò che la circondava. Per qualche motivo, guardarla era la cosa più confortante e rassicurante che Eliot avesse mai provato.
– Non è Isabeau, né nessun altro, il centro di questo mondo. È quello là. – concluse l’Altra Eliot.
– …
– …
– È vero. È quello là – ammise Eliot.
– …
– Ma non c’è solo questo mondo, no?
– No certo, – concesse l’altra – ma questo è il più speciale di tutti.
– …
– …
– È vero.
– Lo so che è vero.
Più rimanevano là e più sembrava che ogni cosa diventasse più viva e al contempo venisse avvolta da una bellezza che non poteva esistere nel mondo reale. Eliot lo riconobbe: era l’aldilà come se lo immaginavano nelle Lande Selvagge, come aveva sempre sperato che fosse.

– Però c’è una cosa che mi spezza il cuore, sai? Speravo che… – l’Altra Eliot si interruppe, lo sguardo perso verso l’orizzonte.
– Cosa speravi? – chiese Eliot.
– Speravo… – l’altra sorrise con tristezza – speravo di veder sbocciare tutt’altro tipo di fiori…
– Ah… – sorrise Eliot imbarazzata – Rose rosse, magari… o cose così…
– Eh… cose così… – sospirò – Ma a questo punto, che ti devo dire… se non ci è riuscito nemmeno lui… allora niente, non c’è niente da fare. Niente può aggiustarti.
– Lo penso anche io.
– E ti va bene così?
Eliot respirò a fondo, socchiudendo gli occhi e allargando le braccia. – Ma perché, questo non è abbastanza?
L’altra la osservò attentamente per alcuni istanti, poi scese dalla roccia e l’abbracciò.
– È molto più di quanto speravo.

Le due Eliot rimasero a osservare la figura che si allontanava sempre più all’orizzonte senza raggiungerlo mai; gradualmente il sogno stava volgendo al termine e tutto si faceva più sfumato.
– Promettimi due cose, prima di svegliarti – disse solennemente l’Altra Eliot, senza voltarsi.
– Sentiamo.
– La prima: smettila di ignorarmi.
– Va bene, hai ragione. Poi?
– Se dovesse accadere qualcosa… se dovesse accadergli qualcosa…
– Non dirlo.
– Prometti che non lascerai morire tutto quello che sta lasciando dietro di sé.
– …
– Promettilo.
– Va bene.
– Prometti che stavolta manterrai questo mondo così come te lo avrà lasciato.
– …
– …
– Lo prometto.
– Era ora. Adesso puoi anche svegliarti.

Quando Eliot aprì gli occhi, l’alba non era ancora giunta e c’era odore di rose nella stanza.

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