“Sei Mia Ora, Valeriè”

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Il sole illuminava il giardino della magione.

Tutto era pronto per la cerimonia e tutti erano in fermento.

C’erano proprio tutti.

Viktoryia era bellissima, indossava un vestito di un bianco candido, adornato da una pesante pelliccia khartasiana, i capelli intrecciati con nastri e fiori e gli occhi di un blu intenso.

“Sembra quasi una dea, quasi può competere con Shiva” pensò tra se e se Valeriè mentre osservava l’amica, chiedendosi poi se quello che aveva avuto era un pensiero blasfemo o meno, ma concluse che in realtà Shiva poteva solo considerarlo come un complimento, quindi decise che non lo era.

Quando Viktoryia le si avvicinò Valeriè si accorse che l’amica aveva indossato tutti i monili di sempre, senza dimenticarsene nemmeno uno, “sei bellissima… ma questi [indicando i diversi gioielli, di colori, fattezze e forme diverse] erano indispensabili?”

“scherzi?!?” disse Vivi come se fosse ovvio “questo me lo ha regalato Iker, questo Scarlet, questo te, questo Diego, questo anello Isabeau, questo bracciale Elliot…” andò avanti per tanto, tanto, tanto tempo per poi concludere con “sono doni e i doni si indossano sempre e non si buttano” con un tono serio e convinto.

-dove è il marchio? Anche quello era un dono- un pensiero lontano, estraneo pervase per un secondo Valeriè

“Hai ragione, senza non saresti stata te” e abbracciò l’amica che ricambiò con molta intensità.

***

In un angolo del giardino intento a mangiarsi le unghie con frenesia e voracità c’era Jagosh.

Valeriè si era appena avvicinata e già lui l’aveva anticipata “Non mi dire niente!!”

“che ti dovrei dire?” rispose lei accennando un sorriso

“Lo so!! Sono agitato!! Non mi dire niente”

“e perché sei agitato?”

“Non lo so!!”

Ci fu un lungo silenzio.

“E’ normale Jagosh. Non ci siamo abituati alle cose belle, subito la paura ci attanaglia, arriverà un antico vampiro? Un mostro con mille occhi? Un drago famelico?…”

– o un demone- pensò  e si sentì scivolare in un baratro di pensieri oscuri

“… ma non devi temere Jagosh, è solo una paura legittima, ma guardala [indicando Vivi che in lontananza stava piangendo come una fontana chissà per quale motivo] non affronteresti un drago per lei?”

–e un demone lo affronteresti?-

“ne affronterei mille!” rispose Jagosh rincuorato.

Senza dire altro si scambiarono un lungo abbraccio.

“Jagosh te mato, lo sai che soy muy geloso!” la voce di Diego risuonò vicino a loro.

Jagosh come una molla fece per liberarsi dall’abbraccio e allora Valeriè abbracciò più forte l’amico imbarazzato “vigliacco! Non cedere alla sua provocazione!”

“mi fa più paura Diego di mille draghi Vale” rispose ridendo Jagosh mentre si divincolava

“Fai bene! Già ti ho concesso Vivi… e non pensare che non sappia che vi siete sposati di nascosto!” rispose fintamente serio Diego.

Jagosh biascicò qualcosa di poco comprensibile per poi dire “emh scusate mi chiamano, ci si vede dopo” e dileguarsi

“hai sentito qualcuno chiamarlo?” chiede Diego

“magari sente gli ultrasuoni come i cani”

I due scoppiarono in una fragorosa e scomposta risata abbracciandosi, Diego riusciva a far tacere tutti i dubbi, tutti i pensieri sinistri, tutte le vocine perverse di Valeriè.

“Vale ti va di andare a mangiare di nascosto dal buffet per gli sposi?”

“non vedevo l’ora me lo chiedessi”

***

Ormai Diego e Valeriè erano dei criminali provetti per quanto riguarda il furto del cibo, sapevano far sparire grandi porzioni e riposizionare il tutto come se nulla mancasse, nemmeno un occhio attento si sarebbe accorto della rapina.

“Vale mi chiedevo.. ma se gli eredi nascono dalle uova… come mai io ci ho trovato dei falconi?”

Valeriè quasi strozzava con un crostino salato “eeeee… che… non tutte le uova diventano eredi, avresti preferito un figlio?”

“no no! Meglio i falconi! Poi semmai vorrei una figlia…”

Valeriè accennò un sorriso, alla fine Diego, sotto sotto, era un tenerone, pensò.

-anche io ho sempre voluto una figlia, Fiocchetto- un altro brivido percorse la schiena della ragazza

***

Dopo una lunga attesa la cerimonia stava per iniziare.

Diego prese per mano Valeriè e scapparono dalla cucina.

“Diego controlla Elliot!” se la cuoca li avesse visti gli avrebbe fatto passare i peggiori 10 minuti della loro vita, per fortuna la giovane multi talentuosa era impegnata a suonare per accompagnare l’entrata della sposa e non si accorse dei due furfanti con la pancia, e le tasche, piene di cibo.

***

La cerimonia iniziò sotto gli occhi lucidi di amici e parenti.

***

Valeriè teneva la mano di Diego e osservava la cerimonia, quando percepì un brivido lungo la schiena, quasi una fitta di dolore che le fece chiudere gli occhi, quando li riaprì lo scenario era cambiato, non vide ciò che si aspettava.

Corpi dilaniati ovunque e sangue che arrivava a bagnarle il vestito, nessuno era rimasto vivo.

Agghiacciata e paralizzata si rese conto che la sua mano destra ancora stringeva la mano di Diego, si voltò verso di lui, ma non c’era più, al suo posto una figura fin troppo familiare, che da tempo dominava i suoi incubi.

Le sue mani strette nelle grinfie del demone che le stava di fronte.

“SEI MIA ORA”

Il tempo di sbattere le ciglia e tutto era tornato alla normalità.

“Vale?! Che pasa?”

Diego la guardava con aria interrogativa mentre si massaggiava la mano dolorante.

***

Arrivò il momento che tutti stavano aspettando, IL BANCHETTO.

Elliot aveva dato il meglio di sé, c’era cibo a sufficienza per un esercito e la sua bontà era pari solo al suo aspetto invitante.

Diego e Valerié finsero in modo magistrale lo stupore per ogni boccone come se fosse la prima volta che lo assaggiavano.

***

I festeggiamenti continuarono anche dopo il banchetto.

La ciurma aveva portato come dono le migliori riserve di rum di Erigas in quantità industriali, Artemisia aveva prodotto droghe per settimane e Etienne aveva procurato divertimenti di vario tipo e genere.

Valerié tra un sorso di liquore dell’incantatrice offerto da Logan e un qualche sale piccante di Xiomara a un certo punto si guardò intorno:

Ivan si stava improvvisando cantante, con uno scarsissimo risultato.

Il capitano Lorelai, ubriaca come una spugna, era attaccata allo stivale di Miko e le gridava “ti prego mia maestra, insegnami a vivere!” mentre Miko, palesemente scocciata, guardava in alto e sussurrava “non fare così allora”.

Donna Alma stava seduta composta in un angolo a limarsi le unghie, nessuno osava avvicinarsi.

Julian, anche lui particolarmente alticcio, ragionava con Stragov di non si sa quale losca teoria cabalistica con il baffo quasi del tutto scollato dal volto.

Elliot ballava sopra il tavolo incitando Scarlet ad unirsi a lei mentre lei ridacchiava tentata da sotto il cappuccio.

JeanCleaud nel frattempo scioglieva uno a uno i fiocchetti dell’abito di Artemisia sperando di arrivare al fiocchetto portante che avrebbe fatto cadere tutta l’impalcatura di vestiti in un sol colpo.

Rahul, anche lui poco lucido, abbracciava e salutava con affetto un vecchio asino legato ad un palo, come se tra loro ci fosse un legame più intimo di quello che si potesse immaginare.

Diego continuava a spiegare il suo piano per allevare le uova di erede così da poter risollevare l’economia di Erigas, e stava per convincere un po’ di persone a finanziare questo suo progetto.

Il Freddo, poco lontano, senza farsi vedere dagli acquirenti, scuoteva la testa sconsolato.

Hari, nel caos generale, correva avanti e indietro per salvare vasi, togliere tappeti, pulire macchie, posizionare sotto bicchieri ai bicchieri e far scendere Elliot dal tavolo.

In un angolo, in fondo alla sala, Vivi e Jagosh si abbracciavano e baciavano romanticamente, erano proprio una bellissima coppia.

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