Vacanze Athariane

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– Strano, mi è sembrato di vedere Hildegard.- esclamò Hilda improvvisamente.
Stavano percorrendo una stretta strada nei pressi di un insediamento athariano famoso per i suoi mercati. Il sole era implacabile e le folate di vento non portavano che sabbia. A Hilda faceva caldo e aveva sete, ma era contenta di essere per una volta sotto un bel cielo limpido, lontana dalla cupa Thersa.
-Ah sì? – domandò con sommo disinteresse Brad, da poco più di due lune nominato suo alfiere. Gli aveva anche donato una piccola spilla con una rosa nera, da usare, se necessario, per eseguire i suoi ordini.
-Genau Brad. Naturalmente non ha alcun senso, non è vero? Dovrebbe essere ad Eisenstein.- soggiunse Hilda corrugando la fronte.
-Ma vai a capire, quella ha mille idee strampalate. Magari è rimasta qui per tr… – un athariano intraprendente scelse quel momento per dimostrare le sue dote di suonatore di tamburi, così Hilda ebbe la possibilità di ignorare il poco felice verbo usato dal suo alfiere.
-Sai qual’è la cosa più strana? Era vestita in maniera assurda. Aveva una specie di collana molto larga per coprirle … il busto. – concluse Hilda schiarendosi la voce.
-Allora era molto larga. – rispose con logica inattaccabile Brad.
Hilda si fermò e lo guardò dal … beh basso vero l’alto, ma il suo sguardo era comunque fermo.
-Senti Brad, io apprezzo molto la tua schiettezza e lo sai, ma allenati a contenere le tue perle di saggezza. – gli disse.
Il guerriero sbuffò come un ragazzino e guardò in alto.
Hilda alzò le spalle. Apprezzava davvero molte delle doti del guerriero, ma sapeva anche di doverlo rimbeccare ogni tanto o sarebbero finiti in guai ben peggiori.

Quando le avevano consegnato la lettera con la nomina, aveva pensato che il Duca scherzasse.
Punto primo, non aveva richiesto nessun alfiere, punto secondo… Bradwein?
Era matematicamente certa che a Bradwein non infischiasse niente delle divinità, figuriamoci di Kainus Yano, non amava particolarmente la disciplina e, come lui stesso aveva detto, teneva più al soldo che a qualunque altra cosa.

Ergo, aveva pensato Hilda, perché assegnarlo ad una nobile, badessa del Custode dei Defunti notoriamente squattrinata?
Beh, doveva essere la mano del destino. E comunque si divertiva in sua compagnia e certamente si riteneva ben al sicuro essendo Brad un abile guerriero. Dovevano solo chiarire alcuni punti.

Per il momento stavano passeggiando in quella assolata stradina cercando di capire come tornare ai loro alloggi. Se c’era una cosa che non era facile da fare in una medina o qualunque cosa fosse era capire dove si doveva andare.
Tutti dedali di strade e mercanti chiassosi. Per non morire di caldo, Hilda aveva preso una tunica morbida grigia, consona ai colori della sua divinità, e aveva usato un velo leggero per ripararsi la testa. Non era proprio vestita all’Athariana, ma aveva almeno abbandonato le pesanti stoffe dei suoi vestiti di corte. A volte invidiava le stoffe colorate in vendita dai mercati, notoriamente Hilda rimpiangeva di non poter vestire con colori più allegri e quelle pezze di tessuto erano così allettanti!
Brad la riportò alla realtà:
-Ma quanto dobbiamo rimanere in questo posto polveroso? – domandò Brad, che a sua volta. Anche lui aveva alleggerito il suo abbigliamento, ma non aveva abbandonato un’arma che fosse una. Beh, faceva la sua figura e per un attimo Hilda si chiese se qualcuno, vedendolo, pensasse che era il suo compagno più che il suo alfiere. Soffocò una risatina. Oltre che badessa era anche una zitella ormai. Si ricompose e rispose al suo compagno di viaggio.
-Appena si decidono a convocarci per sentire che succede a Sion. – rispose Hilda osservando con un certo interesse una borsetta piena di fili luccicanti e specchietti.
-Ma mandiamolo in tasca quello. Voglio dire? Ha fatto casino, è bene che l’amazino. –
-Il Caso a voluto che fosse un sacerdote del mio particolare culto, mi tocca rimanere e vedere che succede. Su Bradwein, non ti piace proprio niente di Athar? Ti stai lamentando dal primo giorno. –
-No, non mi piace niente. Fa caldo, le donne sono tutte z.. uhm… volevo dire “di facili costumi” e mi stanno antipatici ‘sti piatti pieni di spezie. Mi fanno starnutire. –
-Brad, fattene una ragione, sei un brontolone patentato. Non ti sta bene mai niente. Pensa almeno che prenderemo un po’ di sole per una volta nella vita. E quando torniamo? Siamo a fare una bella gita in quel della casa del Vicario Nero. – gli rispose con un mezzo sorriso Hilda.
-Bene, almeno si mena le mani! – esclamò soddisfatto il guerriero.

Hilda sorrise a sua volta. Le scocciava dover fare la rompiscatole, ma non poteva farne a meno data la sua posizione. In realtà non considerava l’essere nata nobile un gran vantaggio, ma un dovere. Cercare di essere un buon esempio era il suo scopo e anche se scherzava e si apriva un po’ con alcuni dei compagni di battaglie, non poteva abbassare completamente la guardia. C’era solo un’amica di penna con cui lo faceva, si domandò se magari la “gentile viaggiatrice” fosse in zona. Le sarebbe piaciuto scambiare qualche parola con lei.
I suoi pensieri furono interrotte e si fermò bruscamente facendo inciampare Bradwein.

-No, è proprio lei. Hildegard. Il colore assurdo dei capelli non può mentire!- esclamò improvvisamente Hilda vedendo la donna di poco prima uscire da un negozio di lampade ed entrare in una taverna che avrebbe fatto schifo ad uno scarafaggio cieco.
-Non è possibile – disse Brad – che ci va a fare la borgomastra-lady-cercatrice-bla bla in quel posto? Ah aspetta, mi sa che c’ha un appuntamento con Yashir eccolo. –
-Sai cosa Bradwein? Andiamocene. Noi non abbiamo visto niente. – disse con convinzione Hilda cambiando direzione.
-Ma no, ora sì che si fa interessante! Io entro. – disse con una luce birichina nello sguardo.

Hilda ponderò.

-Non hai tutti i torti Brad. Se è lei potrebbe anche essere in pericolo. – Hilda sogghignò e guardò Brad.
-Facciamo così. Vedi quel venditore di bevande fresche? Io me ne prendo una. Tu dai una sbirciatina dentro. Una sbirciatina, non entrare, non si sa mai! E torna da me. Non e ripeto NON entrare! –
Per qualche miracolo degli Astri Brad non replicò. Forse valutò che lasciare completamente sola Hilda non era una buona idea, forse era in buona, comunque si allontanò discretamente.

La nobildonna si avvicinò al venditore di una bevanda mista di ghiaccio grattato e foglioline di menta e contrattò brevemente per il prezzo. Pare che si facesse così da quelle parti. Si mise poi di spalle al mercante e si gustò la deliziosa bevanda rinfrescante.
Rimase ad osservare il via vai di colorate persone. Alcune avevano strani copricapi, altri giravano con enormi parasoli, ma tutti erano chiassosi.
E litigiosi.
Vide Brad ritornare con un sorriso da canaglia stampato sulla faccia.
Quando gli arrivò gli offrì la bevanda rinfrescante.

-Ebbene? – gli domandò incuriosita.
-Si sta lavorando un tizio, uno che… come dire… fa fortuna con il suo corpo. E Nicholas e Yashir stanno a guardare- disse.
-Ah ottimo. – esclamò Hilda un po’ incupita.
-Che faccio vado dentro e la trascino via? – domandò Brad.

Hilda sorseggiò la bibita, ma non ebbe il tempo di rispondere.
La locanda esplose.
Tutto successe molto in fretta e nel giro di pochi istanti videro uscire sia Nicholas che Yashir portandosi dietro la borgomastra a p-greco mezzi sulle spalle.
In pratica con le terga all’aria coperte da un velo poco discreto.
Hilda era ancora appoggiata con le spalle al bancone sorseggiando pigramente la sua “granita”, Brad era a braccia conserte e fissava il filo di fumo che saliva dagli edifici dove un tempo era stata la bettola.

-Sai che Lady Hilda? Athar non è tanto male.- concluse Brad sogghignando.

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