Pare che la missione portata avanti dalla delegazione dell’Orsa Bianca nel corso della recente chiamata d’arme a Hemras si sia conclusa con esito ampiamente soddisfacente.

La compagine guidata dall’ardita Lady Hariet Cleeland è infatti riuscita nell’intento di reperire in loco alcuni antichi documenti legati ai nativi di Gardan che al tempo della gloriosa epopea di Sant Elleron furono ospiti delle tribù desertiche. In quell’epoca in cui luce ed ombra si contendevano il fato dell’Orifiamma gli irriducibili patrioti dell’Orsa appoggiarono al pari degli alleati di Athar e Thersa le gesta del Cavaliere del Tramontano e ciò porto allo scoppio di innumerevoli faide sanguinose nei Ducati del Sud.

Quando infine l’Impero abbattè il suo pugno di ferro in quelle terre, molti, al pari dello stesso Elleron, fuggirono ad ovest per poi affrontar un duro esilio tra le aride sabbie. Solo grazie al prezioso ausilio dei nomadi del Deserto Grigio gli eroi che fecero da antesignani alla rinascita delle prime casate riuscirono a sopravvivere e di loro non rimasero che poche tracce serbate dai nobili beduini.

Ora che la restaurazione delle antiche schiatte sta riportando in auge molte linee di sangue decimate dall’infame egemonia di Falcon molti si appellano a quella memoria sopita e fidano che ridestandolo si possa dar maggior solidità alle corti nelle cui mani giace il destino di interi reami.

L’epilogo della rocambolesca fuga dell’unico superstite del tragico massacro di Doğru Görme, Berik Shalif, si è alfine consumato nel cuore della florida selva di Hemras.

Nel corso di una giornata contraddistinta da fatti oscuri e sanguinosi le prodi delegazioni ducali si sono addentrate in un territorio legato alle infami blasfemie compiute dai malvagi negromanti falconiti vissuti al crepuscolo dell’epoca imperiale. A quanto pare la sventurata sentinella scampata all’empio sacrificio perpetrato lo scorso autunno era in qualche modo stata vincolata ad un nefando circolo mistico allestito dal famigerato Magus Akrath Firas Ibn Lusik, l’acerrimo nemico dell’eroe Sir Hemras che in virtù del suo nobile sacrificio diede un nuovo nome alla valle in oggetto.

Il sito maledetto era in qualche modo legato alla simbologia dell’occhio, con una zona centrale, chiamata “pupilla”, intrisa di potere sacrilego (per la presenza di un’entità demoniaca prigioniera chiamata Belmond) e un perimetro esterno, chiamato “iride”, delineato da sette pietre stregate in grado di produrre letali miraggi. L’esecrabile magia del circolo si è ridestato con l’avvento di Berik e in seguito molti innocenti individui sono finiti vittimi degli incubi illusori prodotti dall’ “iride”.

Un manipolo di spietati predoni del deserto, presumibilmente membri della feroce tribù Sotom-Ger, era presente in zona e agendo nelle ombre ha cercato di carpire le pietre di Akrath per portar a termine il turpe piano principiato sei lune addietro dalla strega Zelja. L’obbiettivo dei predoni era infatti quello di liberare il demone imprigionato nella “pupilla” e solo il mirabile zelo delle corti dell’Orifiamma ha infine compromesso l’esito del rito di evocazione… per grazia degli Astri la progenie di Orione non è riuscita a manifestarsi nella sua vera forma e dopo un’ardua lotta la sua ombra è stata bandita per sempre dalle lande mortali.

 

Assai più drammatico è stato invece l’arrivo della seconda fazione intenzionata a rovistar nella valle in cerca degli occulti segreti di Akrath. Un ignoto uomo dal volto deturpato si è infatti palesato in loco e dopo aver stretto un patto coi Sotom-Ger ha atteso pazientemente che Berik giungesse a svelare il centro esatto della “pupilla”.

In quel momento l’uomo è tornato con al suo fianco l’orrida mummia Raja Azumi, l’abominevole dama vomitata dalle mura della Quasba di Oruz, e dopo aver portato alla luce i cimeli serbati in un sepolcro nascosto in un anfratto del terreno ha concluso che l’oggetto delle sue brame era già stato carpito… l’uomo ha quindi raccolto un pezzo di tessuto asserendo come questo appartenesse a chi gli aveva sottratto l’ “oscuro retaggio” e ad un suo ordine la mummia è svanita per poi far ritorno trascinandosi dietro una donna della zona chiamata Naima.

Stando a quanto è stato possibile ricostruire dell’accaduto, si suppone che la fanciulla fosse una volgare ladra di tombe e che avesse rinvenuto il sepolcro celato qualche giorno prima; evidentemente ciò che Naima aveva scoperto in quel frangente era indissolubilmente vincolato all’obbiettivo dello sfregiato e per questo egli ha deciso di rapirla sotto lo sguardo attonito dei presenti.

Il contenuto del sepolcro è stato in seguito esaminato e si è concluso con ragionevole certezza che quello fosse proprio il tumulo smarrito ove da quasi trent’anni giacevano le laide spoglie del Magus Akrath. Il manoscritto ivi trovato crea un ulteriore nesso coi fatti tenebrosi avvenuti in un recente passato nei Ducati del Sud e ancor una volta espressioni come i “Cinque” e “oscuro retaggio” lasciano trasparire i tratti di un contorto disegno formatosi negli ultimi anni dell’Era dei Quattro.

 

A questa fosca vicenda si aggiunge l’ennesima diatriba che presso Hemras ha diviso gli esponenti del pantheon politeista dai seguaci dell’ “unico dio” Hor-Yama. Il ritrovamento di un’icona maledetta con tre occhi ha infatti inizialmente gettato un’ombra di infamia sul clero monoteista e molti si sono mossi per accusarne i membri di aver allacciato in passato rapporti con gli abbietti seguaci dell’Impero. Successivamente si è dimostrato come il manufatto fosse invece un simbolo sacrilego del culto infernale di Ghator e le illazioni scagliate contro i discepoli di Hor-Yama sono bruscamente cadute.

Tuttavia è inutile dire come un simile evento abbia aggravato ancor più il disprezzo reciproco che vige tra le due chiese del Ducato del Leone… da un lato i monoteisti ipotizzano che il ritrovamento dell’icona sacrilega sia stato una sorta di complotto ordito deliberatamente per screditare il loro culto, dall’altro i politeisti tacciano i loro avversari d’esser nient’altro che fanatici radicali pronti a cavalcar ogni pretesto per aggredire l’Ecclesiarchia degli Astri.

Nonostante in questi primi dì di primavera un vento gelido spazzasse i valichi boscosi a sud-est di Athar, l’eco di quanto successo in queste contrade sta progressivamente arroventando il clima in auge tra quanti si accostano ai sacri riti della fede.

Nonostante le cupe tragedie occorse durante il Regio Concistoro, la fiera corte del leone Dorato è riuscita a coronare l’ambiziosa cerca principiata due lune addietro con la sensazionale rivelazione ottenuta in occasione del Banchetto dei Leoni. All’interno dell’antico Eremo del Roveto sono infatti state reperite prove inequivocabili di quanto affermato nelle vetuste carta recate presso il celebre convivio athariano… a quanto pare il valoroso Sir Ghassan l’ “irruente”, eroico compagno di Sant Elleron, ricevette gli onori funebri proprio presso questo sperduto convenuto ove le sue spoglie furono portate dal leale scudiero ed egli infine lasciò qui una statuetta fatata a foggia di leone (nota come Aslan Gardyan) per ‘custodire’ i cimeli del cavaliere nel corso dei secoli.

I manufatti di Ghassan serbati entro le mura dell’Eremo furono in seguito trafugati da ignoti ladri e nel monastero non rimase che l’Aslan Gardyan. In ogni caso proprio nel minuto idolo era insito un ineffabile potere in grado di richiamare i cimeli rubati nel luogo dove erano stati posti e la nobile delegazione di Athar nella prima sera del Concistoro è riuscita a ridestare questo raro portento…

 

In seguito strani individui hanno preso a manifestarsi presso l’Eremo e solo dopo aver interagito con loro nel corso di turbolente scene, gli ospiti del Concistoro hanno scoperto che si trattava degli attuali possessori delle reliquie di Sir Ghassan. Costoro erano stati evocati dal potere dell’Aslan Gardyan e indotti a recitare uno specifico ruolo fittizio per sottoporre così a una sorta di ‘ordalia’ quanti avevano attivato il richiamo mistico dell’idolo (onde valutar se fossero stati degni di acquisire i cimeli).

A seguito delle enigmatiche apparizioni la corte del Leone è riuscita a entrare in possesso di tre presunte proprietà del Cavaliere del Libeccio: il suo elmo, la sua icona sacra e la tradizionale maschera funebre realizzata dallo scudiero prima di cremare le spoglie mortali del suo Sire.

I molti clamori del Concistoro di Fininverno hanno fatto da cornice all’arduo cimento sostenuto dalla corte dell’Orsa Bianca di Gardan presso l’Eremo del Roveto.

L’ambizioso tentativo di ridestare il mistico golem ritrovato presso Brigadoon coinvolge infatti in prima persona l’indomita Duchessa Logan Elestran Mac Dussel, intenzionata a controllare l’antico costrutto in veste di “mente”. Per meglio esercitar il suo potere nel mondo dei sogni (condizione indispensabile per legarsi al golem), Lady Logan ha deciso al principio dell’anno di apprendere i rudimenti della rara arte magica nota come oniromanzia, il cui più illustre cultore nelle lande dell’Orifiamma è lo schivo cappellano Ebert Bommel, insigne membro della congregazione del Roveto.

In occasione del Concistoro Mastro Ebert ha quindi introdotto l’illustre discepola e i suoi leali gregari nella cupa “cripta del requiem”, un locale in grado di facilitare il contatto tra la mente dell’uomo e le fosche chimere del Reame delle Nebbie. In questa sala per ben tre fiate la Signora dell’Orsa ha affrontato i “demoni” del suo animo, cercando di abbatterli con l’ausilio dei suoi cortigiani… se infatti Lady Logan fosse rimasta in balia dei suoi timori, angosce, rancori e rimpianti, questi avrebbero rischiato di insidiare la sua volontà all’interno delle esperienze oniriche volte a manipolare il golem.

 

Al termine delle ordalie i protagonisti di quest’impareggiabile impresa giudicano d’aver alfine ottenuto un rimarchevole successo. Lady Logan è infatti riuscita nella maggior parte dei casi a sovrastare la tenebrosa influenza dei suoi demoni e così la sua podestà nelle Nebbie è divenuta più salda che mai.

Tutto ciò non può che alimentare le speranze della corte gardanita di poter ben presto beneficiare della prodigiosa forza del golem e il trionfo conquistato presso l’Eremo indubbiamente consolida i rapporti tra la reggenza dell’Orsa e gli altri clan del Ducato.

Se i fatti occorsi entro l’Eremo del Roveto sono stati a dir poco eclatanti, lo stesso può ben dirsi delle gravi ostilità scoppiate negli stessi dì presso il vicino avamposto thersiano di Eckstein.

Il grande fortilizio è infatti stato bersaglio di uno dei più feroci tentativi d’invasione perpetrati dai sanguinari duci della Tirannia negli ultimi anni. Oltre cinquecento bruti della terra di nessuno si sono radunati in gran segreto a ridosso dell’avamposto e quindi hanno atteso il momento propizio per scagliare il loro improvviso assedio…

La reazione dei militi di Eckstein è tuttavia stata pronta e sebbene la battaglia abbia inflitto pesanti perdite ai difensori del forte, questi hanno caparbiamente resistito fino all’avvento della Regia Armata di Thersa, guidata dall’Oberstführer in persona.

Piccoli gruppi di nemici sono comunque riusciti a penetrare oltre il confine ma solo per esser raggiunti e sbaragliati nel giro di poche ore. L’inespugnabile linea dell’Estvallo è così riuscita a tener serrati i cancelli del sud-est, respingendo per l’ennesima volta i diavoli verdi degli Altipiani nel loro arido inferno…