Aldilà dei drammatici eventi legati alla scorribanda dei predoni, il borgo di Doğru Görme è stato anche teatro dell’ennesimo capitolo dell’odierna disputa di fede che presso Athar divide il clero politeista dai seguaci dell’ “unico dio”. Il Califfo Kenso, principale guida spirituale dei monoteisti, si è infatti presentato presso il locale santuario (attualmente consacrato al nume Sirio) affermando che in origine esso era stato eretto da una cerchia di pellegrini devoti ad Hor-Yama… Lord Kenso ha addotto fonti storiche reperite presso il Cuore dello Scibile a sostegno della sbalorditiva notizia e ovviamente questa ha sin da subito destato grande scalpore.

Nonostante tanto i custodi degli altari dell’Occhio Onnisciente quanto i cittadini del luogo sin da subito si siano strenuamente opposti all’idea di avvallare le rivendicazioni del Califfo, Sua Grazia il Rahis ha altresì deciso di conceder lui un’occasione per dimostrare la veridicità della sua tesi. Lord Kenso ha quindi tentato per due fiate di invocare il divino potere del suo patrono senza l’ausilio di icone sacre, persuaso di poter attingere alla mistica essenza che, a suo avviso, era rimasta per secoli sopita nel suolo di Doğru Görme…

 

È stato quindi determinante il contributo dei gregari del Califfo che nel corso della giornata hanno rinvenuto un vetusto simbolo dell’ “unico dio” celato nel santuario (in quanto i suoi frammenti erano stati erroneamente scambiati per icone votive di Sirio). Il cimento del Califfo è stato quindi coronato dal più roseo successo e il mirabile prodigio da lui operato a infine obbligato il Rahis a prendere in considerazione la sua richiesta. Il Duca ha decretato che l’amministrazione del santuario dovrà passare nelle mani dei fedeli di Hor-Yama e tale decisione ha quindi scatenato immediate rimostranze da parte delle genti della contrada… è probabile che il malumore dei villici di Doğru Görme sia destinato a contagiare ben presto gli esponenti della chiesa politeista e questo certo non renderà ‘facile’ l’insediamento dei nuovi custodi nel luogo culto.

La missione d’arme intrapresa dalle schiere ducali riunite presso l’antico santuario boschivo di Doğru Görme ha dato adito a risvolti a dir poco impossibili da presagire…

Prima che i gregari del Leone Dorato potessero intervenire, gli infami predoni giunti in questa contrada grazie al ausilio del niger magister Jafar Shadi sono riusciti nell’intento di perpetrare un esecrabile rito sacrificale. Molti valorosi militi dell’ordine delle Sentinelle Arcane sono stati trucidati nel corso dell’empia cerimonia e del tragico massacro colpisce in particolare il macabro metodo di esecuzione… a tutte le vittime sono infatti stati strappati gli occhi prima che venisse inflitto loro il colpo di grazia; un solo superstite è stato alfine tratto in salvo e nella sua mente lacerata dalla follia traspare con cruda evidenza tutto lo straziante orrore dell’esperienza vissuta.

Stando al rapporto delle Sentinelle si presume che i predoni abbiano compiuto il sacrificio per ottenere una sorta di percezione mistica che avrebbe dovuto permettere loro di individuare un’ignota “fonte di potere oscuro” celata nei pressi di Doğru Görme. Gli armigeri del Leone stanno braccando gli ultimi fuorilegge nascosti nella boscaglia e tuttavia non è finora emerso nessun ulteriore indizio sul loro ignoto obbiettivo.

 

Desta ancor maggiore scalpore l’inquietante caso che ha avuto per protagonista la sacerdotessa Amina Hassan, devota custode del santuario di Doğru Görme e figlia del locale borgomastro Sir Akram. A quanto pare Lady Amina è caduta vittima di un bizzarro specchio stregato celato nel suo altare (forse uno degli antichi marchingegni) e quando l’occulto potere di questo si è ridestato la personalità della pia donna è stata ‘stravolta’ al punto tale da tramutarla in un’efferata omicida! Al contempo anche uno spietato sicario facente parte della banda dei predoni ha subito l’influenza magica dello specchio e di punto in bianco è divenuto un benevolo individuo desideroso di ‘redimersi’ dalle passate scelleratezze.

La sacerdotessa impazzita ha quindi ucciso alcuni ignari cittadini della contrada, tra cui lo stesso borgomastro suo padre; in aggiunta Lady Amina ha trafugato dal santuario il talismano noto come Oroboro di Darad e solo grazie agli encomiabili sforzi delle corti ducali è stato in seguito possibile recuperarlo.

L’assurda scia di sangue si è arrestata solo quando la sacerdotessa e il sicario si sono affrontati in una furibonda lotta che ha portato alla morte di entrambi. Quando i gregari del Leone sono sopraggiunti nel luogo ove giacevano i cadaveri dei due un pugno di uomini mascherati stava estraendo una minuta fiala dal corpo di Lady Amina e prima che qualcuno potesse fermarli sono svaniti nel nulla grazie ad un altro bislacco marchingegno. Pare dunque che la scoperta dello specchio e i portenti da esso scatenati non siano un caso fortuito quanto piuttosto eventi pilotati da una sorta di piano premeditato… un fosco complotto di cui tuttora si ignorano tanto le origini quanto il fine.

Presso la Pieve del Trilapio la fiera corte dell’Orsa Bianca di Gardan ha assistito al controverso insediamento della nuova reggenza che nelle ultime lune è stata chiamata a sostituire il Duca e il Gran Conestabile recentemente scomparsi nel corso di infami imboscate.

Nella sera inaugurale del Regio Conclave Lady Logan Elestran Mac Dussel e Lord Garreth Kerr sono stati chiamati a sostenere le tradizionali ordalie d’arme (heldprov) per confermare la propria autorità e proprio il duello combattuto tra la nuova Duchessa e il suo consanguineo, Barone Harry Mac Dussel, è stato funestato dall’inspiegabile morte di quest’ultimo. Sebbene al culmine della tenzone Lady Logan avesse inflitto nient’altro che una lieve ferita al proprio avversario, egli è ugualmente stramazzato al suolo ed quindi è rimasto stecchito nel giro di pochi attimi. Solo grazie alle provvidenziali deduzioni addotte del benevolo sacerdote di Skrum Finèal Munroe è stato in seguito possibile appurare come il decesso di Lord Harry sia in realtà stato causato da una rara tossina vegetale che ha logorato il cuore dell’uomo al punto tale da rendergli fatale lo stato di profonda emotività suscitato dal fatidico duello. Resta tuttavia un mistero come Lord Harry possa esser entrato in contatto col veleno nei giorni che hanno preceduto la sua partenza per Helbronn e qualora questa tragedia non sia frutto di un mero incidente, l’ipotesi di un attentato ordito alle spalle di un nobile gardanita alzerà presto o tardi un gran polverone nel Ducato.

 

Per fortuna un gradito trionfo ha poi potuto cancellar in parte i foschi presagi che hanno accompagnato la dipartita di Lord Harry. Nel corso del Conclave la delegazione dell’Orsa si è infatti cimentata con successo nel tentativo di soggiogare un pernicioso “solitario” legato alle più antiche fole della terra dei Kerr. Il subdolo spirito in questione, noto come Cealgaich il “polimorfo”, un tempo era legato ai Mac Dussel da un solenne voto di obbedienza ma un dì egli decise di tradire il suo giuramento e quindi si rintanò per i secoli successivi all’interno di una macabra “porta stregata”.

Di fronte alle sacre mura del Trilapio la Duchessa Logan ed una schiera di valorosi compagni hanno convocato e affrontato le tre mostruose imago del “polimorfo”. Al termine di un’epica battaglia protrattasi da mane a sera il coraggio e l’astuzia degli uomini hanno prevalso sulle fosche malie del folletto e questo alfine si è piegato ancor una volta al volere della schiatta reggente di Gardan. Stando al parere di illustri dotti, come il Sommo Giudice Aulay Kentrigan Columnear, il potere mistico di Cealgaich potrà riuscire assai utile per risolvere gli incresciosi casi che tuttora affliggono la patria dell’Orsa e quindi l’acquisizione di una simile risorsa non tarderà a dar adito a grandi benefici…

 

Tra alterne ombre e luci si dipana l’attuale destino di Gardan e così nei cuori dei suoi indomiti figli convivono in egual misura timore e speranza.

Mentre un’inspiegabile tregua vige innanzi alle mura insanguinate dell’Estvallo, la delegazione della Torre Scarlatta è giunta presso il Regio Conclave animata dal duplice scopo di rimpolpare le proprie forze d’arme e di racimolare informazioni inerenti la presenza di sacche ostili sui valichi orientali dei Ducati.

La missione della corte thersiana si è rivelata fin troppo fruttuosa e l’improvvisa comparsa della malebranca nel feudo di Helbronn sin dall’inizio ha messo a dura prova la sua strenua resistenza. In aggiunta gli infami sicari della schiera infiltrata hanno riservato un’attenzione ‘particolare’ alle autorità della Torre, tendendo nella prima sera del Conclave un letale attentato a danno del Duca Kaspar Von Hassel e dell’Obermarscall Vladilena Krutchow.

Sebbene la malebranca sia infine stata sgominata, l’avvento di un’avanguardia della Tirannia nel bel mezzo delle colonie dell’Orifiamma desta tuttora grande preoccupazione negli irriducibili duci dell’est. Alla luce della drammatica esperienza del Conclave lo Stato Maggiore di Thersa sospetta che l’acerrimo nemico degli Altipiani stia cercando vie ‘alternative’ per eludere le fortificazioni di confine e teme che gli oscuri prodigi sfruttati per far giungere gli aggressori ad Helbronn possano esser presto o tardi invocati di nuovo. Mai prima d’ora era apparsa così concreta la prospettiva della magia utilizzata per creare una “testa di ponte” per invasioni e ciò obbliga invero i condottieri della Torre a scovare mezzi adeguati per far fronte ad un’insidia che una volta tanto non può esser sconfitta col solo ausilio del ferro.

Al momento il vigile sguardo dei duci spazia in giro anche per scovar qualche traccia della misteriosa donna dal volto piagato, recentemente battezzata come la “lebbrosa”, che si ritiene fosse a capo della malebranca apparsa ad Helbronn. Nelle ultime due decadi molti uomini rimasti leali allo scellerato Impero hanno stretto alleanza con gli armigeri hob favorendo attacchi e razzie a danno dei feudi ducali; è pertanto più che ragionevole supporre che la famigerata “lebbrosa” possa essere uno degli infami gregari che tuttora agiscono nell’ombra per sostenere i turpi obbiettivi della Tirannia. L’unico elemento che in parte cozza con quest’ipotesi è l’atteggiamento mantenuto dagli hob della malebranca al cospetto della donna, nei confronti della quale essi sembravano nutrir una sorta di timore reverenziale… mai prima d’ora gli orgogliosi pelleverde degli Altipiani si erano sottomessi ad un leader umano e dunque quest’eccezione appare tutt’altro che irrilevante.

 

Grinfie ignote e micidiali paiono serrarsi inesorabilmente attorno al cuore dei Ducati e ai patrioti dell’Orifiamma spetta l’arduo compito di far da scudo contro questo flagello.

L’alacre cerca intrapresa dagli arditi cortigiani del Leone di Athar in occasione del Regio Conclave ha infine confermato che nell’Era Arcaica il famoso jinn Bashaar Talib è stato ospite presso la pittoresca Pieve del Trilapio. In una stanza segreta rinvenuta a seguito di un forte sisma è stato scoperto il leggendario “sancta sanctorum” del dotto e al suo interno erano presenti numerosi manoscritti che hanno dato testimonianza tangibile del suo straordinario ingegno.

L’obbiettivo principale della corte del Leone era tuttavia la mitica gerçeğin kağıt (“carta della verità”), un breve trattato teologico scritto dal jinn in cui egli illustrava il suo personale pensiero sulla questione del monoteismo e politeismo che tuttora divide le masse dei fedeli athariani. Seguendo passo dopo passo le tracce lasciate da Bashaar presso Helbronn e interagendo con le mistiche entità legate al suo spirito ancestrale, i figli del Leone hanno infine reperito il documento in uno scrigno sepolto nella selva a poca distanza dalla Pieve. L’eminente parere del jinn che è emerso sulla “carta” è ora indubbiamente destinato a suscitar grande scalpore…

Bashaar Talib sostiene al medesimo tempo l’unicità del “potere divino” e la pluralità delle “identità divine”. Nella fattispecie il jinn afferma che la fonte del potere dei numi del Firmamento sia l’ “agglomerato celeste” che vigeva nel paradiso originale di Isharur; non è altresì sbagliato affermare che ogni Astro possa amministrare tale potere secondo il suo “io” e quindi che esso possa considerarsi come un’entità a sé stante.

Sebbene questa visione proponga una sorta di ‘mediazione’ tra il credo politeista e quello monoteista, senza favorirne uno in particolare, pochi trai più fanatici promotori delle due dottrine saranno disposti ad accettarla di buon grado. Fervore e malumore si contendono gli animi di prelati e discepoli ad Athar e per certo il clima và facendosi sempre più turbolento nelle contrade del Ducato.