Sin dal compiersi degli oscuri fatti occorsi al principio dell’anno presso l’antica Quasba di Oruz, la prode corte del Leone Dorato si è prodigata alacremente per tentare di dare una qualche spiegazione al tenebroso mistero della mummia sortita fuori dalle vetuste mura della Dimora dei Lumi.

In particolare i dotti del Cuore dello Scibile si sono finora interrogati sulla presenza dell’ignoto cavaliere nella camera sigillata della dama non-morta e dato che egli risulta al momento privo di senno, si ritiene che solo l’enigmatica icona presente sulle vesti e sulla spada  possa offrire un benché minimo indizio sulla sua identità.

Una possibile soluzione è infine arrivata presso i remoti scorsi di Kreuzburg dove la delegazione del Leone ha potuto consultare gli appunti stilati da Gertrude Kolzen, uno dei massimi esperti dell’arte araldica dei Ducati del Sud. Il culto del dio dei morti di Thersa, a cui Gertrude apparteneva in veste di Badessa, era stato a tal proposito interpellato dai confratelli athariani e dopo una scrupolosa opera di documentazione la donna è infine riuscita a tradurre i complessi geroglifici arcaici in simboli più affini alle classiche figure allegoriche della tradizione equestre.

Stando alle spiegazioni fornite da Gertrude stessa, l’icona in oggetto rappresenta un solenne voto un tempo pronunciato solo nei ranghi dell’ordine del “calice d’argento”, una cerchia cavalleresca estintasi nel corso dell’Era dei Quattro.