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3.3._il_sussurro

Il Sussurro

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Origini

“Alla morte con passione!”

(motto della Masnada)

In seguito all’instaurazione del novello regno, la Gilda dei Liberimercatori cercò di dare una ripulita alle strade di Scentiar facendo un’offerta “irrifiutabile” ad alcuni indesiderabili cittadini: in particolare, la Gilda decise di spedire quell'accozzaglia di canaglie e poveri disperati verso quella terra grezza e inesplorata che erano le Lande Selvagge. Ancora non è chiaro se la decisione presa dai Liberimercatori recò loro un tornaconto in termini di “pulizia sociale” più che di arricchimento materiale o culturale, ma in seguito all’Editto dei Deprecabili un variegato gruppo di cittadini fu contattato; alcune brevi e concise parole sussurrate dai portavoce della Gilda convinsero questi uomini che ci sono mali ben peggiori della morte per coloro che “non pagano i loro debiti”. Molti scentiariti furono sorpresi di costatare che avevano preso parte alla spedizione anche individui ritenuti intoccabili come Brando, un “rispettabile” della cosca dei galantuomini, e Mastro Leone La Roche, un nobile il cui nome era ben conosciuto presso l’Universita e le alte sfere della gendarmeria cittadina, nonché alcuni contriti, vale a dire delatori braccati dai galantuomini a causa delle loro soffiate alla Bargella (guardia di Scentiar). Questo bizzarro e raffazzonato gruppo di uomini e donne partì verso quelle terre inesplorate in cerca di tesori e conoscenza (in primis lo studio per le peculiari e uniche forze magiche che fioriscono all’interno della Scacchiera), pronti ad arricchire le casse e biblioteche della città di Scentiar. I più ottimisti tra loro vedevano questa sortita come l’unica possibilità di riscattarsi e cancellare i loro debiti nei confronti della città, mentre per gli altri era solo un modo per scegliere di che morte morire.

L’Editto dei Deprecabili

Non sempre gli affari vanno bene a Scentiar: a volte per appianare un piccolo ma arduo debito si è costretti a chiedere soldi alle persone sbagliate, ma questo non fa altro che accrescere ancor di più il problema. Molti hanno provato a scappare dai loro creditori invano e, quando ogni possibilità di fuggire da queste situazioni viene meno, si è disposti ad accettare ogni tipo di offerta, anche le estreme e più pericolose, se questo porta a vivere una vita senza la paura di essere sgozzato in un vicolo come un cane o ancor peggio vedere i propri familiari fare una fine peggiore.

Udite, udite,

Da quest’oggi, anno terzo della novella Era del Regno, per volontà degli onorevoli Principi Liberimercatori di Scentiar, chiunque abbia un debito, per quanto piccolo, e si ritrovi insolvente alla scadenza dello stesso, potrà far appello a questo editto e prender la moneta del Deprecabile.

Ai Deprecabili la Gilda dei Liberimercatori si offre da tale data come pubblico garante. A fronte di tale generosa concessione, tuttavia, e come necessaria tutela, il Deprecabile si impegna a mettersi al servizio della Gilda stessa, onde accrescerne il prestigio, e in particolare a esplorare in sua vece le Lande Selvagge dell’ovest, terre vergini e potenzialmente nuova fonte di commercio e lustro per la nostra bella città. Qualunque debito viene dunque congelato fin tanto che il Deprecabile si trovi nella Scacchiera, per ogni giorno di lavoro svolto presso suddette terre verrà detratto un Delfino d’oro al debito del deprecabile, una volta cancellata totalmente la propria morosità al deprecabile sarà concesso fare ritorno presso la Libera città di Scentiar. Ogni anno, i Deprecabili dovranno comunque versare una piccola gabella alla Gilda, onde dimostrar la loro buona fede e la ferrea volontà di tornare a Scentiar: un messo verrà quindi inviato annualmente nella Scacchiera onde riscuoter tale pegno.


Scopi e Assetto

“Memento mori!”

Trad. “Ricordati che devi morire.”

(grido di guerra)

Spesso gli sfarzosi abiti del Sud possono far pensare che non siano adatti alle frenetiche Lande Selvagge: in realtà quelle sfarzose cinture riempite da numerose scarselle non sono lì solamente per vezzo, ma custodiscono i proverbiali assi nella manica per farti sopravvivere un giorno più sulla Scacchiera. Tutti i membri della Masnada hanno sentito almeno una volta la frase “il tempo è denaro” e sanno bene che il modo migliore per guadagnare è pianificare. Per questo gli uomini del Sussurro sono specializzati nell’allestimento e gestione di luoghi chiave negli accampamenti provvisori quali infermerie, opifici, dispense e steccati d’arme: luoghi detti in genere salmerie.

La maggior parte degli uomini del Sussurro non spicca per la sua impeccabile tecnica d’arme, ma per fortuna si può sopperire a questa mancanza con un poco di astuzia: infatti in molti sono soliti affidarsi ad alcuni trucchi da galantuomo, ossia un vasto repertorio di sotterfugi da impiegare tanto per cogliere alla sprovvista un avversario, tanto nel corso di una complessa trattativa quanto nel bel mezzo di un’ardua scaramuccia (armi evolute come le bocche da fuoco o rapide lame che sia facile occultare allo sguardo altrui). Ciò lascia a pensare ai più che costoro siano solo individui che cercano di campare alla giornata e che il loro impatto sul campo di battaglia sia ininfluente, ma è sovente che siano gli uomini del Sussurro a gestire la strategia prima degli scontri più delicati. E più di una volta è capitato che un feditore piazzato nel posto giusto al momento giusto abbia ribaltato la sorte di uno scontro.

All’interno del Sussurro i membri dell’Élite possono ricoprire i seguenti ruoli:

Geniere: Non è sempre il valore sul campo a determinare le sorti di una battaglia. I genieri si occupano di studiare la strategia prima dell’azione e in alcuni casi guidano le truppe direttamente negli scontri.

Salmiere: Acquistano, organizzano e perfezionano i materiali volti ad allestire le salmerie. Nel farlo i salmieri devono anche preoccuparsi dei fondi necessari a far fruttare in maniera adeguata il loro lavoro.

Contabile: Non si tratta solamente di contare i soldi: i contabili decidono quali ingaggi accettare per la Masnada, quali uomini inviare a svolgere un incarico e come distribuire oculatamente i profitti.

Magistrato: Le uniche cose che differenziano gli uomini dalle bestie sono le regole, dunque i magistrati hanno il compito di appianare e risolvere gli screzi che si creano fra i turbolenti uomini del Sussurro, compreso amministrare il diritto di "disputa".

Feditore: Si possono vantare della nomea di migliori combattenti della Masnada; sono impiegati principalmente per abbattere i bersagli sensibili presenti tra le fila nemiche.

La vecchia signora

L’ossessione per il trapasso ha fatto scaturire nei membri della Masnada un sentimento controverso nei confronti della morte, la quale è legata a molteplici soprannomi e credenze:

La “vecchia signora”: Ogni membro del Sussurro sa che alla morte deve esser portato un riverente rispetto, lo stesso che ogni membro deve tributare ai propri superiori.

La “tetra sposa”: Si dice che la morte riservi le sue attenzioni solo a coloro che se le meritano; allo stesso modo il Sussurro ne dispensa personalmente il ‘dono’ solo a chi davvero lo merita.

La “bella donna”: La morte riserva il suo fatale bacio solo una volta e si dice che i pochi attimi che lo precedono siano così sublimi da farti apprezzare davvero la vita stessa. Per questo motivo molti membri dell’Élite cercano di ingannare la morte per assaporare più volte il suo bacio.

L’importanza di un lavoro

La progredita società di Scentiar pone i mestieri come cardine portante della società. Allo stesso modo all’interno della Masnada del Sussurro a ogni uomo è richiesto di svolgere una mansione ‘ordinaria’ che sia di supporto alla sopravvivenza della banda stessa (es. arrotino, barbiere, cuoco, macellaio, etc.).

Inoltre, per livellare le diverse caste di appartenenza, all’interno della banda si utilizza il proprio mestiere in sostituzione del proprio nome di famiglia (es. Leone Cuochi, Brando Barbieri, etc.), questo anche per rappresentare in modo emblematico l’allontanamento dal proprio passato.

Nota in itinere: I costumi della Masnada s’ispirano al vestiario e all’Europa Nord-Occidentale del tardo 1700, con elementi tipici dell’abbigliamento militare d’epoca (es. truppe inglesi della Guerra d’Indipendenza).

Gli Eroi

Mastro Leone Cuochi

“Lui preferisce guardare al fine… che altri pensino aI come!”

(Brando Barbieri a proposito del proprio Alfiere)

Rogier La Roche, Conte delle fertili terre di Ghelba, ebbe la fortuna di avere in giovane età un robusto erede maschio: Alphonse. In molti pensarono che quello sarebbe stato solamente il primo di una serie di promettenti eredi ma le cose non andarono così. La prima moglie morì in seguito al parto e dopo pochi anni di lutto il Conte si sposò con una caparbia donna Alemarita: Amelia Byorkevic, figlia del capo-carovana dell’omonima famiglia. Pochi anni dopo Amelia mise alla luce Leone e la sorella minore Rocsenne. I piccoli, appartenenti al “ramo secco”, furono cresciuto principalmente dalla madre e dai loro tutori. Il padre, nonostante il loro retaggio, non ripudiò mai i suoi figli arrivando a lasciarli vivere nel sontuoso vigneto di famiglia. Il “tutore” del turbolento ragazzo, un eccentrico ma rinomato professore Scentarita, notò l’acume e la scaltrezza del giovane Leone e propose al padre d'instradarlo verso la prestigiosa Università cittadina. Rogier vide un ottima opportunità per il suo sfortunato secondogenito e dopo una lunga serie di trattative con Amelia, Leone partì assieme alla sorella per cominciare la sua vita nella capitale delle Contee. In pochi anni Leone fece conoscere il suo nome all’interno delle aule accademiche di Scentiar grazie alle sue ricerche alchemiche sperimentali e alla sua fama di “piantagrane”. Non a caso il giovane trascorse più di una notte come ospite della Bargella assieme ai cugini Byorkevic ma la chiassosa combriccola non fù mai accusata ufficialmente di alcun crimine.

Tutto cambiò quando, in seguito alla dipartita del Conte, Alphonse La Roche cacciò da Gelba la matrigna Amelia, recidendo così ogni legame e obbligo monetario con i due fratellastri.

Gli anni seguenti furono madidi d'eventi: molte delle più redditizie attività della famiglia La Roche a Scentiar furono svaligiate da un ignota banda di malfattori e i colpevoli non furono mai arrestati. La Bargella provò più di una volta a far ricadere la colpa su Leone, Brando (un amico di vecchia data nonché affidabile professionista legato ai galantuomini) e i suoi cugini ma costoro non furono mai incriminati per mancanza di prove. I furti cessarono e per qualche anno tutto filò liscio sino a quando Leone fu costretto a dedicarsi totalmente ai propri studi per far fronte a una cupa tragedia che colpì i suoi affetti più cari. Per quanto egli abbia sempre mantenuto il più fitto riserbo su tale dramma, è noto che sperperò tutte le sue finanze nell’affannosa cerca di un rimedio e che questo gli valse infine la partenza per i remoti orizzonti della Scacchiera (con grande giubilo della Bargella e una grossa parte della nobiltà Scentiarita).

Brando Barbieri

“Tutto in uno e anche di più!”

(Mastro Leone a proposito del proprio Cadetto)

Non sai mai quale reazione aspettarti dal lunatico “numero due” del Sussurro: potrebbe tanto accoglierti quanto farebbecome un’amorevole madre con il proprio figlio o freddarti con una tagliente battuta – e non solo!. Amico di vecchia data di Leone, il quale sembra essere l’unico a sapere sempre come gestire i suoi bizzarri comportamenti del cadetto, Brando gestisce numerosi ruoli all'interno della Masnada, ma quello per cui gli è tributato il maggior rispetto all’interno della banda è il suo operato come in particolare quello di Magistrato. Non a caso alcuni uomini dicono che sarebbe in grado di far sedere in pace allo stesso tavolo il Re e gli Imperatori, questo probabilmente è frutto della sua attenzione verso le esigenze dei membri dell’Élite.

Cresciuto nei sobborghi portuali di Scentiar, Brando fu venduto come schiavo dai propri genitori per saldare un debito nei confronti di alcuni rispettabili galantuomini. Cercando di farsi valere in un mondo in cui il denaro fa da padrone, a soli otto anni il giovane ragazzo cominciò a fare svariati lavori presso le botteghe dei galantuomini, ma fu come barbiere che ottenne una piccola fama. Questo fu solo il primo di una lunga serie di lavori presso gli esercizi dei galantuomini, alcuni dei quali lo portarono anche ad allontanarsi dai confini della città per lungo tempo, tanto che più di una volta è stato dato per morto. Non si sa di preciso quale sia stato il motivo per cui si è diretto verso occidente, ma le voci sono divise in due correnti: la prima crede che sia dovuto al rapporto di amicizia con Leone, e che abbia voluto seguirlo per aiutarlo; altre, invece, sono certe che Brando abbia pestato i piedi a un alto galantuomo e la sua unica possibilità di continuare a vivere era fuggire da Scentiar.

3.3._il_sussurro.txt · Ultima modifica: 2020/03/22 19:44 da admin