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cap._1_il_mondo

Un Reame Nato dalle Ceneri

“Non siamo che laceri frammenti dell’Anima originale,

La tenebra divide il nostro lume ‘sì come unisce il nostro rancore”

(coro levato presso i bastioni della Cinta di Damocles)

Il Cosmo ebbe origine dalla mirabile unione dei due Arcangeli, incarnazione degli alterni volti del fato. Alhazhar, dalle ali nere, era il caos primigenio in cui si smarrisce ogni spirito o essenza. Nhea, dalle ali bianche, era la somma armonia che plasma ogni forma e sostanza. Nel vincolo degli Arcangeli ogni esistenza non conosceva né principio né fine, e le immortali corti che popolavano quel paradiso, detto Isharur, perpetuavano da un tempo immemorabile la loro gloria.

Nel più nefasto dei giorni un’oscura breccia si aprì al centro del Cosmo, scagliando Alhazhar e Nhea agli estremi di esso. Da quella buia fenditura, in seguito nota come Piaga di Orione, prese a sgorgare un nero icore che divise in due la volta celeste. Gli Angeli di Isharur furono dispersi nel vuoto e quanti riuscirono a serbare il loro divino portento divennero gli astri del Firmamento. La nefanda linfa scaturita dalla Piaga si consolidò in una sconfinata frontiera dove ogni luce si estingueva: la Landa del Crepuscolo. Quel grembo profano prese quindi a partorire la stirpe dei Demoni. Ben presto quegli esseri dilagarono nel Cosmo come un vorace cancro, corrompendo i frammenti del paradiso e mutandoli in osceni abomini.

Dai confini del cielo il rabbioso grido di Alhazhar e il mesto pianto di Nhea infiammarono l’animo martoriato degli Angeli. Ardite legioni discesero dagli astri per ingaggiare le orde demoniache nel corso di un conflitto destinato a protrarsi per innumerevoli eoni. Al culmine delle ostilità due dei Seraphel, i figli prediletti degli Arcangeli, penetrarono entro la voragine della Piaga. Una volta toccato il fondo degli inferi, Rigel e Betlegeuse si trovarono innanzi agli aberranti Protodemoni Ghator e Jabir. I condottieri del Firmamento e i Principi di Orione principiarono così un’atavica lotta, senza che nessuno riuscisse a prevalere sull’altro. Quel coacervo di maestosi corpi e immonde spire prese il nome di Pandemonio e lo stallo procurato dalla sua presenza frenò l’ascesa della Piaga, ponendo fine alla “guerra ancestrale”.

Gli intenti dei numi si rivolsero allora la parte inferiore del Cosmo, dove l’ultima porzione del fecondo suolo di Isharur era sovrastata tanto dal lume degli Astri quanto dalla tenebra del Crepuscolo. Le entità del Firmamento e della Piaga decisero allora di generare il nuovo mondo, chiamato Whanel, affidando alle creature che lo avrebbero popolato l’onere di perpetrare la loro faida. Ogni fazione inviò i propri artefici, colossali esseri chiamati Titani, presso il Calderone in cui terra, acqua, aria e fuoco formavano le radici del Creato. Da quella grezza materia furono tratti gli scorci terreni così come gli esseri che vi avrebbero trovato asilo. Alle progenie di Whanel fu concesso il dono dell’arbitrio, in virtù del quale avrebbero potuto decider se respingere la corruzione o cedere alle sue occulte tentazioni. Con la separazione degli Arcangeli anche vita e morte sarebbero state distinte; i nuovi popoli non avrebbero condiviso l’eternità di Angeli e Demoni bensì sperimentato la nascita, l’ascesa, il declino e infine il trapasso. Dopo il decesso ogni anima avrebbe penetrato il sottile confine, detto Sudario, che divide Whanel dal primo strato dell’Oltremondo: il Reame delle Nebbie. Se il trapassato non fosse stato oppresso dalla corruzione, la sua essenza si sarebbe librata lungo il tortuoso fiume della Spirale; lungo quel cammino l’anima avrebbe abbandonando ogni memoria terrena sino a tornare nell’informe limbo di Alhazhar e quindi si sarebbe reincarnata in una nuova esistenza per intercessione di Nhea. Se invece il fardello della corruzione avesse gravato sul trapassato, esso si sarebbe inevitabilmente smarrito nel secondo strato dell’Oltremondo: il Reame delle Ombre. Quel dedalo di tenebra avrebbe condotto lo spirito nella Landa del Crepuscolo, dove esso si sarebbe disgregato per alimentare l’abbietto grembo della Piaga.

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Note in itinere: Il mito delle origini del Cosmo e del Creato è tramandato in versioni alquanto differenti presso le genti di Whanel. Le comunità contraddistinte da una solida cultura (es. circoli accademici o famiglie aristocratiche in contatto con questi) tendono a conoscere nel dettaglio tutti gli aspetti esposti in questa sezione mentre, i gruppi che non ricevono un'istruzione formale (es. popolani, mercenari o sacche isolate dalle grandi società) apprendono solo stralci della leggenda, calandoli nella loro peculiare visione folcloristica (es. gli Arcangeli sono chiamati con nomi allegorici come “Caos e Legge”, la Piaga è rappresentata come un immane serpe le cui fauci stillano un nero veleno assimilabile alla Landa del Crepuscolo, etc.).

Così ebbe principio la storia del Creato, suddivisa nelle sue Ere:


Era dei Titani

Genesi di Whanel, spesso segnata dalle brutali battaglie che divisero i Titani leali al Firmamento e quelli devoti alla Piaga. Il mondo serba ancora le cicatrici di quegli epici scontri, perlopiù testimoniati da luoghi sterili, inospitali e pervasi da perniciosi malefici. I numi infine ordinarono ai Titani di ritirarsi e questi calarono nelle più recondite viscere della terra, dette Sottomondo, sprofondando in un letargo senza fine.


Era Arcaica

Questa lunga Era, protrattasi nell’arco di dieci millenni, fu segnata dal progressivo declino delle “stirpi longeve” e dall’ascesa delle “stirpi effimere”. Mentre gli Effimeri annaspavano nel fango dei primordi, i Longevi, quali draghi, elfi, nani e Piccolo Popolo, erigevano grandi reami e compivano imprese destinate a colorire i più avvincenti capitoli del mito arcaico. Per quanto la loro forza, genio o potere non conoscesse rivali, i Longevi erano tuttavia afflitti da una rigida mentalità e questa impediva loro di adattarsi all’evoluzione del Creato o di stipulare proficui rapporti con le altre stirpi. Col tempo i Longevi presero a isolarsi dal resto del mondo o si distrussero a vicenda nel corso di tremendi conflitti; i loro contatti con le altre genti si fecero sempre più sporadici e di molti non rimase che un pallido ricordo. Dal canto loro gli Effimeri, tra cui spiccavano gli esponenti dell’umanità, si stanziarono in ogni territorio, mostrandosi in grado di trarre profitto dalle risorse più disparate e di ponderare illuminati compromessi. Al termine dell’Era Arcaica furono gettate le fondamenta delle principali civiltà umane come i fieri Ducati del Settentrione, le indomite Piane e le scaltre Contee del Meridione.


Era dei Quattro

La terza Era principiò con l’avvento dei Signori del Fato: Ashnog “L’Invitto”, Talon “L’Irriducibile”, Caliban “L’Insonne” e Ronan “L’Implacabile”. Costoro si presentarono innanzi agli uomini come eminenti profeti, promuovendo il verbo codificato in un misterioso tomo chiamato Anthologon. I dettami dei Quattro ritenevano che il mito della “guerra ancestrale” fosse in gran parte mendace e che il Pandemonio non fosse espressione del conflitto tra Astri e Piaga quanto piuttosto la nascita di un “nuovo ordine”. Unendosi assieme, gli antagonisti del Cosmo avevano concepito il disegno terreno di Whanel e da loro era scaturito il dono dell’arbitrio che spettava all’umanità. In aggiunta i Quattro sostenevano che solo gli uomini fossero stati scelti come “stirpe prediletta” dal Pandemonio e a loro sarebbe pertanto spettato il dominio assoluto su Longevi ed Effimeri. Dotati di prodigiosi poteri, inesauribile vigore ed eccezionale carisma, i Quattro in breve divennero le guide dell’Impero di Falcon. Per quasi tre millenni l’egida imperiale abbracciò otto decimi del mondo conosciuto, facendo prosperare le civiltà che avevano espresso la propria devozione e abbattendo un impietoso pugno di ferro su ogni forma d’opposizione. Ogni regione conobbe pertanto alterni destini: lo sdegno degli ordini equestri nei Ducati fu soffocato nel sangue, le Piane divennero il centro nevralgico della politica imperiale e le Contee aprirono il proprio mercato grazie ai monopoli falconiti. Per quanto la storia annoveri celebri episodi di ribellione alla podestà dei Quattro, come l’insurrezione di Sant’Elleron “Cavaliere del Tramontano”, fu solo nell’ultimo secolo dell’Era che si giunse alla rovinosa caduta dell’Impero. In questo periodo si concretizzarono molti eclatanti fatti legati agli auspici di Gelbard, un eremita giustiziato dall’Impero, primo su tutti la nascita del “fanciullo guerriero” Kanzor. Nato da un uovo d’ignota origine (a detta di alcuni la covata dell’ultimo drago adamantino oppure l’ultimo seme del “giardino originale” dal quale i Titani edificarono Whanel), Kanzor nel giro di quindici anni radunò attorno a sé tutte le sacche che avversavano Falcon. Nondimeno i Luogotenenti del fanciullo e la sua leale compagna Elanei viaggiarono in ogni dove per sollevare le masse e in ogni reame la ribellione si consumò a suo modo. Nei Ducati chi serbava l’antico dogma cavalleresco spazzò via le schiere imperiali tramite un’ardua opera di guerriglia. Nelle Contee tutto avvenne invece con un discreto passaggio di denaro per mezzo del quale le istituzioni falconite furono private di fondi in favore di una cerchia di plutocrati che rispondeva al nome di Gilda dei Liberimercatori. Nelle Piane fu scritta la pagina più dura della vicenda ribelle, quando i popoli insorti si riversarono come un fiume impetuoso contro le mura della Capitale e riuscirono infine a trucidare ciascuno dei Quattro.


Era del Regno

Dopo la caduta dell’Impero, detta “Anno del Nulla”, ciascuna delle civiltà di Whanel recuperò la propria autonomia ma decise altresì di mantenere un sodalizio comune, rappresentato dalla novella fondazione del Regno Eterno. Ovviamente fu Kanzor, primo del suo nome, ad assumere il solenne titolo di “Serenissima Maestade dille Libere Genti”. In virtù degli accordi stretti, il Regno avrebbe rispettato ogni governo locale, esercitando la propria autorità solo sulle istituzioni di “pubblica rilevanza” come la regia armata, le facoltà universitarie e le ambasciate. In soli cinque anni questi encomiabili intenti sono appena agli esordi e in gran parte del mondo gravano ancora le ceneri dell’Era precedente. In ogni dove indulgono speranze e timori, mentre ogni individuo tenta di recuperare le redini del proprio fato.

cap._1_il_mondo.txt · Ultima modifica: 2020/03/22 19:40 da admin