Anniversario

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Dolce è il risveglio accanto a te
Forte ti stringi a me, baciandomi
Sulle labbra, chiudendo gli occhi,
tremando come una foglia al vento.

il tuo viso cela puerili paure
ma il tuo cuore è sicuro dell’amore
nostro che cresce di giorno in giorno
e rende la vita ebbra di gioia.

furtivi i baci degli amanti
puro il pensiero, puro il cuore,
giovani di età non il loro amore.

Dolci sono i giorni assieme a te
Nella gioia e nel dolore ti amerò.
A te, Esmeralda, dono il mio cuore.

Come un soffio di vento queste parole uscirono dalle mie labbra lei era li davanti a me, che mi sorrideva. Da poco era sorto un sole rosso che lentamente riscaldava il paesaggio. La sera prima i nostri vecchi avevano deciso di fare festa, per nostra fortuna… con tutta quella confusione nessuno si sarebbe accorto della nostra mancanza. Era una notte speciale, era la nostra notte. Prendemmo un telo, due calici e una bottiglia di buon vino alemarita. Avevamo sostato in una radura dal terreno pianeggiante e la vegetazione rada con un folto manto erboso. Ci allontanammo un po’ e ci sdraiammo completamente sopra il telo. Guardavamo il cielo scuro… era la nostra passione guardare le stelle assieme e a sognare. Quella notte fu probabilmente la notte più bella trascorsa assieme, era una notte stupenda, il cielo era limpido e la luna era piena, spirava una dolce brezza creando dolci nodi con i suoi lunghi capelli corvini. Per me lei è la più dolce e più bella creatura nell’universo migliore anche di una divinità stessa. Lei con i suoi lineamenti dolci, i suoi grandi occhi d’onice, che non facevano altro che guardarmi, la sua bocca la quale mi riservava mille baci e sorrisi. Quella per molti poteva sembrare un notte di festa qualunque, ma non per noi, entrambi sapevamo che cosa fosse successo due anni prima: fu la prima volta che ci incontrammo e ci bastò uno sguardo per perderci nell’amore, mi ricordo quel giorno come fosse ieri.
Tutto iniziò un giorno,quanto è strano il fato a volte, io e la mia famiglia viaggiavamo in una strada piuttosto dissestata; il mezzogiorno era passato da ormai diverse ore, fino a quando ad un certo punto vedemmo all’orizzonte due figure: una più grande che si trovava a lato della strada e una più piccola piuttosto frenetica in mezzo. Avvicinandoci le figure si fecero piano piano più chiare fino a distinguere un uomo che chiedeva di fermarci e la figura più grande era invece una carovana con una ruota di legno spezzata. Per noi alemariti era usanza aiutare una carovana quando questa si trovava in difficoltà,  una delle meno strane a mio parere. Accostammo accanto alla carovana. Tutti uscimmo per cercare di dare una mano come potevamo; mio padre scese come capo-carovana, per chiedere al capo-carovana dell’altro carro che genere di aiuto potevamo dargli; dalla carovana uscì un uomo piuttosto robusto e vestito con tessuti molto decorato, doveva essere lui.
-Igor! Sei proprio tu?! – chiese stupito mio padre appena lo vide.
-Trayanos vecchio mio – continuò lo strano uomo – è da una vita che non ti rivedo!
-Lo stesso vale per me Igor… puoi spiegarmi cosa è successo alla tua carovana?
-Un cavallo si è imbizzarrito e una brutta buca ha fatto il resto…
-La ruota è irreparabile… Per tua fortuna abbiamo una ruota di riserva!
-Dici sul serio?? Sia benedetta Ellesham ti ringrazio, amico mio! Stasera festeggeremo per la nostra riunione.
-Mi pare il minimo! – Sorrise mio padre.
In breve fu cambiata la ruota e in breve calò il sole. Alcuni uomini, di entrambe le carovane andarono a cercare della legna per accendere un grande falò, come da noi è solito fare per le grandi feste, mio padre e il suo vecchio amico iniziano a parlare mentre sorseggiano del vino speziato in bronzo.
-Ti vedo bene amico mio… cosa mi racconti delle tue avventure? – iniziò il discorso l’uomo.
-Novità nessuna Igor… Non è cambiato molto da quando ci siamo lasciati. Piuttosto quel marmocchio che siede accanto a te è tuo figlio? – Indicandomi.
– Purtroppo si..- rispose mio padre – è una frana in tutto… e se non bastasse sta tutto il giorno a scrivere sulle pergamene… – chinai il capo mortificato e mio padre continuò:
-La tua figlia invece chissà come sarà cresciuta!
– Non immagini quanto… aspetta che la chiamo… Esmeralda! – la chiamo; diversi metri più in la una ragazza dalla pelle chiara si stava lisciando i suoi capelli corvini con un pettine di legno; appena sentì il padre chiamarla si diresse verso di lui. Più si avvicinava e più notavo la bellezza della fanciulla: i suoi occhi neri e profondi, il fisico dolce e aggraziato.
-Questa è mia figlia ha compiuto da poco i 13 anni. Su presentati Esmeralda!
– Piacere di conoscervi. Mi chiamo Esmeralda. – Disse con voce tanto melodiosa quanto timida.
– Il piacere è tutto nostro – rispose mio padre, fini il suo vino e disse – lui è Dahal, mio figlio, compirà 12 anni quest’anno.. muoviti a presentarti!- mi sbraitò mio padre.
Cercai di farfugliare un semplice “piacere” ma ero rimasto intontito dalla bellezza di Esmeralda.
– Vedi Igor? Non è capace neanche di presentarsi – borbottò mio padre.
Offeso e ferito da queste parole mi alzai, chiesi a loro scusa e mi allontanai cercando di trattenere la rabbia e le lacrime.

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3 comments

  1. Dahal, caro mio, è tutto molto bello… ma spero vivamente che la punteggiatura mancante sia dovuta a specifiche scelte stilistiche, vero?

    VERO?

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