la neve di Thersa

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Il sole era appena spuntato e ancora non illuminava il giardino innevato. Hildegard strisciò fuori di camera senza far rumore, non aveva chiuso occhio e il sonno non arrivava. La sua magione spettrale era piena di gente, come sempre, ma questa volta erano quasi tutte le persone che amava di più al mondo.
Sorrise alla vista di Nicolas e Ikaros, addormentati sul tavolo abbracciati alla bottiglia di quel liquore costosissimo che teneva nascosto in dispensa. Aveva rischiato di perderli entrambi, entrambi quasi dei fratelli, ma adesso erano lì e li avrebbe protetti come la notte protegge i sogni.

Aprì la porta lentamente e uscì fuori. L’aria era gelida, come sempre ad Eisenstein.
Camminò verso le sue rose, creature incredibilmente resistenti al freddo e di un rosso così profondo da sembrare nere. Suo padre gliele aveva donate quando era diventata Borgomastro ed erano l’unica cosa che le faceva staccare la mente dal mondo.
Prese gli attrezzi e si tirò su le maniche.
– Cosa fai sveglia?- Urania le spuntò alle spalle, spaventandola
– Potrei farti la stessa domanda…Cavaliere!- le sorrise felice, non ricevendo nessun cenno in risposta.
– Alla terza volta che ho sentito piangere di notte, sono uscita…Eri tu, Hildegard?- la paladina si sedette accanto a lei.
– Oh, no,no. Sai bene che la mia casa di merda…-
– È infestata da fare schifo, si…- sorrise- Come stai?-
La maga tornò seria.
– Difficile a dirsi. Ero riuscita a farmene una ragione,ma adesso…Sai Urania, è come una brutta ferita. La subisci e fa male da morire, ma non puoi smettere di scendere in battaglia, perchè sei nata per quello. La ferita si rimargina e rimane una brutta cicatrice, ma ogni volta che incrocerai lo sguardo del nemico che te l’ha inferta, o sentirai la sua voce, quella ferita ricomincerà a sanguinare…-
Urania la guardò triste
– C’è un uomo in quella magione schifosamente stregata, i cui occhi si riempiono d’amore quando ti vede, lo stai prendendo in giro, Hildegard?-
La maga fissava le rose, mentre tagliava i rami morti con le cesoie.
– siamo così diversi..Lui è buono, splendente, dolce…io sono oscura… Cugina, il mio cuore è avvolto nelle ombre. Credevo e speravo, di non poter amare mai più…ma lo amo, lo amo davvero, solo che ho paura che le mie tenebre lo feriscano…-
– Hildegard,- le asciugò le lacrime e le sorrise – Tu sei la regina del fuoco e il Duca ti ha messo a capo della città di ghiaccio. Ho visto la gente del borgo, ti amano, tu li saluti tutti per nome, loro ti sorridono. Tu ami Eisenstein?-
– Si, certo, darei la vita per ognuno di loro..-
– Se la regina del fuoco può amare la città di ghiaccio e la città di ghiaccio ama lei, forse anche un uomo buono, retto e pio può amare una strega come te e una strega come te, può amare un uomo buono come lui, grazie al cielo!- risero e Urania schivò una manciata di neve, come quando si insultavano da piccole.
– Però, Hildegard,- Urania tornò seria – Devi lasciarlo andare. So che è quasi impossibile, ma devi farlo, per Rinhad..Ho visto i tuoi occhi quando sei con lui, sei felice, ma non puoi nascondere nulla a me…Vedo anche quell’ombra lontana..-
Di nuovo non ebbe il coraggio di guardarla in faccia. Le lacrime le annebbiarono la vista e il pensiero di Yashir che le passava davanti senza nemmeno guardarla, sulla porta della corte di Gardan, le fece scivolare le cesoie e si ferì la mano. Il sangue macchiò la neve e venne assorbito rovinando la perfezione del candore del giardino.
– Non posso smettere di amarlo…Serve il tempo. Come questo sangue. Solo altra neve potrà coprirlo, nessuno lo vedrà più, anche se esso rimarrà sempre lì sotto, nascosto alla vista…-
Hildegard si fissò sulla macchia di sangue, tentando di non mostrare le lacrime alla cugina, che le posò una mano sulla spalla
– ..lo so..- Il sussurro fece piangere Hildegard ancora di più. Le appoggiò il viso alla mano per sentire il suo calore e starle vicino
– Urania io…-
Una manciata di neve coprì la macchia di sangue, Hildegard alzò gli occhi e vide Rinhad sorriderle, in piedi contro il sole che sorgeva.
– Il tempo, mia Signora, guarisce ogni ferita…- le si inginocchiò a fianco prendendole la mano ferita.
Urania sorrise e si avviò verso una bella e infestata colazione
– Vi lascio soli.-
Rinhad la ringraziò con un cenno, poì iniziò a salmodiare una litania nella sua incomprensibile lingua.
-… Ma adesso ci sono io a prendermi cura di te, guarirò ogni tua ferita, del corpo o dell’anima..-

La ferita sulla mano si rimarginò tra le mani del sacerdote e lei, finalmente, alzò lo sguardo, perdendosi nei suoi occhi.
– Perdonami, Rinhad…-
– Hildegard, sono qui per guarire il tuo cuore, sapevo che non sarebbe stato facile, ma io ti amo e non smetterò di farlo.-
Finalmente la maga sorrise sincera
– Andiamo, mio Leone, o ci finiranno le scorte per la colazione!-

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