Allo stomaco non si comanda.

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Diego non era assolutamente abituato a dormire nei letti Valdemariti, li chiamavano “a Baldacchino”, ma per lui, che era abituato a dormire in un fienile quando andava bene e all’aperto quando non c’era altra possibilità erano più letti “demoniaci”. Il groviglio di lenzuola e coperte lo metteva a disagio e non sopportava assolutamente quella morbidezza del materasso a cui non era abituato. Si alzò in piedi, completamente nudo e si mise in testa il suo inseparabile cappello, il sole era alto e gli ferì gli occhi quando, mentre beveva un goccio di Ron della sera prima, apriva le imposte della lussuosa locanda Valdemarita. Una donna lo vide da un palazzo vicino, forse, visto l’abbigliamento era un inserviente; arrossì vedendo le nudità dell’erigassiano. 

Diego sorrise di rimando a quella pudicizia e le fece occhiolino, poi un colpo di bacino ed un movimento troppo azzardato all’altezza del parapetto fece scappare a gambe levate la giovane donna. Solo un “…Holè!!!” si sentì nell’aere.

Non sapeva perché la compagna aveva insistito per dormire in quel posto, se non per fargli conoscere meglio Valdemar, ma certamente ne era valsa la pena, anche se, un’altra abbondante sorsata di Ron aveva messo fine al rimasuglio serale e con un lungo gargarismo anche le abluzioni mattutine erano quasi finite, chissà dove era sparita Valerié, in genere la donna non era assolutamente mattiniera e quindi Diego si era stupito che già a quell’ora non fosse più a letto.

Poco importava, a Diego piaceva il silenzio mattutino, soprattutto quando la sera beveva per dimenticare la giornata di mierda e la mattina aveva il mal di testa.

Si guardò intorno, stucchi, decori, carta da parati alle pareti, statue, candelabri, oro e azzurro tutto era esagerato per lui.

Solo una cosa attirò la sua attenzione e quello che vide lo fece trasalire, quattro piccole uova erano adagiate nel letto con un bigliettino e un fiocco color lavanda a far da corredo al tutto. 

-…Buon lavoro Homme Sofà… Io penso alla colazione.  Vale-

Era qualche giorno ormai che Valeriè entrava nel discorso Uova, un erede fa le uova, il compagno dell’erede le deve fecondare (o come diceva Vale “fertilizzare”, come se Diego fosse un contadino), dalle uova nascono altri eredi, gli eredi devono essere allevati dal compagno dell’erede; diablo! Diego non aveva mai lavorato così tanto nella sua vita, figuriamoci se lo avrebbe fatto per quattro uova. Oltretutto da qualsiasi punto Diego le guardasse per lui erano uova di gallina e tutta la situazione puzzava di supercazzola Erigassiana da lontano un miglio. Si versò un altro bicchiere di Ron mentre osservava incuriosito la cosa, si sdraiò accanto alle quattro piccole uova e mentre pensava alle risate che si sarebbe fatta la donna qualcosa accadde veramente.

… CRICK…

Una piccola crepa su un ovo.

… CRICKKKK-KK…

Un’altra crepa più grande.

… CRICK…

… CRICK…

… CRICKKKKK…

… CRICKKKKK….

Le uova stavano per dischiudersi, cavoli, Valeriè non è una menzonhiera allora, pensò Diego tra se e se.

…BANG… BANG…

…BANG… BANG…

Indubbiamente quelli erano colpi di pistola, quindi gli eredi nascevano già con le armi in mano? Ancora una volta Diego pensava tra se e se, mentre già si immaginava questa piccola creatura con uno scudino nella mano sinistra e una pistola in quella destra accompagnare lo zio Rahul per la Red e sparare a qualche malcapitato; unione perfetta tra Diego e Valeriè ma con le scaglie blu in faccia. Le scaglie Blu?! Suo figlio aveva le scaglie blu?! Come il Frio?! 

Dal fumo che era stato causato dalla polvo nigra tre figure umanoidi si stavano delineando, diafane eppur visibili. Una uscì con la faccia dal fumo, tossendo, piccola, baffuta, con i capelli scuri e delle scaglie in faccia di color blu elettrico. Diego si strofinò gli occhi, prima di mettere a fuoco il suo primo FIGLIO, sicuro che due bicchieri di Ron non potevano averlo ridotto in quella maniera.

“F….F… FRIO?!? MA CHE CI FAI AL POSTO DI MIO FIGLIO?!?”

L’essere con i piccoli occhi dardeggiava in maniera inequivocabilmente maligna a destra e a manca all’interno della stanza. Questo piccolo essere era strano e sembrava uscito da una storia dell’orrore Khartasiana, di quelle che non facevano dormire i più piccoli, la testa del Freddo pareva avvitata sul corpo di un pipistrello nero, con una zampetta si sorreggeva a testa in giù nell’architrave del letto mentre con l’altra stringeva un piccolo pugnale che grondava uno strano icore verdastro; le ali erano cinte e chiuse sulle spalle a formare un mantello di membrana nera a mo’ di Nozferato fighissimo. 

“MA COSA C’ERA MISCHIATO A QUEL RON?! DELL?1OPPIO?!”  

La creaturina quindi con un agile balzo era scesa sulle lenzuola e minacciando il povero Dego aveva anche aggiunto 

“MA TI SEMBRA POSSIBILE CHE GLI EREDI NASCANO DA DELLE UOVA?! E POI COSI’ PICCOLE, DOVREI AMMAZZARTI PER AVER FERITO LA MIA SENSIBILITA!!…”  

Con gesto quasi automatico, aveva portato quindi le piccole zampette in posizione di preghiera e si stava muovendo saltellando a destra e a manca bofonchiando qualcosa di incomprensibile, le poche parole che si capivano non promettevano nulla di buono “… MA GUARDA CON CHI MI TOCCA LAVORARE… QUIESTO NON CI ARRIVA… SI E’ FUSO IL CERVELLO… E IO CHE VOLEVO STARE NELLA MIA TANA… FORSE LO DOVREI AMMAZZARE E TROVARMI UN ALTRO AMICO…” .

Altri tre colpi di pistola fecero intendere che il FRIO non era solo, una creatura si stava facendo avanti, completamente nuda, aveva il corpo glabro di un bambino con due piccole ali da mosca, in testa portava un guscio di uovo rotto al posto del solito cappello a tesa larga con una piuma blu mentre nelle mani aveva due piccole pistole che roteava mentre parlava e gesticolava, il volto barbuto ed ingrugnito era sicuramente quello dell’amico immaginario Rhaul.

ALLA MIERDA CABRON, CHE VUOI RUBARMI IL LAVORO?! COSA DIABLO CI FAI NUDO?!”

Diego con fare lento di chi fronteggia un cobra che sta per attaccare si era tolto il cappello e l’aveva portato ai fianchi, coprendosi l’inguine proprio prima che anche il terzo membro del gruppo uscisse allo scoperto.

il corpo di una bella dama con le ali da farfalla multicolore era cinto da un vestito principesco rosa confetto, in mano teneva una piccola bacchetta di legno alla cui estremità era legato l’inconfondibile simbolo di Talnuth, mentre in testa calzava un cappello a punta da Fatina. Con un sorriso sporco di sangue la Fatina Vivi mostrava i suoi stupendi canini, l’ultimo degli spiriti guida di Diego era arrivato, sempre in ritardo.

“DIEGO… DIEGOOOOOO… DIEGOOOOOOOOOOOOOO!?! L’HANNO RAPITA!! RAPITAAAAAA!!!”

Con fare plateale quindi Vivi simulava la scena di un rapimento d’autore, nel momento più bello, quando sembrava rivelare chi aveva rapito chi il Putto aveva tolto da una sacca una fiala di sangue e con un “OOOPSSS…”   l’aveva fatta cadere a terra rovesciandone il contenuto nel letto. Con modi maniacali la Fatina si era gettata nella piccola polla di sangue aspirandolo.

“AMIGO!! QUESTA E’ LA VOLTA BUONA!! FINALMENTE LA PALLA AL PIEDE E’ STATA RAPITA; ORA POSSIAMO TORNARE A DIVERTIRCI IO, TE, SETTE DONNE E UN MULO!! PER FORTUNA C’HA PENSATO LA BENNY SENNO’ TE CABRON, AVRESTI PASSATO LA VITA A PERDERE TEMPO CON DELLE UOVA BUONE PER LA FRITTATA E BASTA!!”. 

Roteando le pistole il Putto aveva ammiccato con l’occhio destro al compagno.

“SI MA NON E’ QUESTO CHE CI INTERESSA….

Proseguiva il Frio guardando male l’amico,

 “SAPPIAMO CHE SEI DI PROPRIETA’ DELLA BENNY ORA… SARA’ MEGLIO INIZIARE A FAR COMBRICCOLA CON LEI!? DAI DIEGO DOPOTUTTO TI STAVA SIMPATICA NO!? NON ERA FORSE UNA PERSONA CHE NON SI ERA GODUTA LA VITA DA UMANA?! ORA SAPPIAMO ANCHE PERCHE’!! E POI QUANTO ALTRO CAMPERAI, 10!? 20 ANNI!? TE LO DICO IO, PER UN EREDE NON SONO NULLA, SONO UN BATTITO DI CIGLIA”.

Ancora una volta il Putto si era intromesso nella conversazione

“AMIGO, MANDIAMO IN CULO IL MONDO, RICORDATI DELLE SETTE DONNE E DEL MULO!!!”

La fatina si era rialzata di scatto dopo aver finito il pasto ed ora era attaccata ad un batuffolo di peli della spalla dell’erigassiano.

 “DIEGOOOOO… DIEGOOOOOOOOO… TI PREGO NON LI ASCOLTARE… SALVALAAAAAAA… E’ LA MIA UNICA AMICAAAAA… SALVALAAAAA” .

e giù un pianto a dirotto e successivamente una soffiata di naso sui peli di Diego.

 I tre spiriti guida sembravano non essere d’accordo sul da farsi, litigavano e si azzuffavano facendo schiamazzi e rumore; la testa di Diego intanto stava scoppiando dal dolore.

“ALLA MIERDA…”

Diego, con un colpo di cappello aveva mandato tutti e tre a gambe all’aria sul letto.

“AVETE ROTTO LOS COJONES CON TUTTO QUESTO RUMORE, LA MIA TESTA STA SCOPPIANDO, NON VE SOPPORTO QUANDO FATE COSI’”

Di nuovo si era messo a sedere sul letto tenendosi la testa tra le mani.

“SAPETE BENE CHE NON ACCETTO DI SOTTOSTARE ALLE IMPOSIZIONI DI ALTRI, IO SONO LIBERO COME EL VENTO… LAVORO BENE SOLO QUANDO SONO LIBERO DI FARE COME VOGLIO”.

Il putto a queste parole si era fatto davanti all’amico prendendolo per un ciuffo della barba

“VEDI DI ESSERE LIBERO CON UN PAIO DI BRACHE INDOSSO LA PROSSIMA VOLTA CHE CI VEDIAMO SENNO’ TE MATO”.

PHUFFF…

PHUUUUUFFF…

PHUUFFF…

Erano passate ore da quando Valeriè era uscita di camera, la colazione non l’aveva presa, però in compenso era stata in vari negozi per acquistare svariate merci.

Piena di sacche e pacchi appena era riuscita ad aprire la porta per entrare in camera, uno sfrigolio e un odore forte e caldo richiamavano i suoi sensi.

Diego si trovava nudo, con solo il cappello e gli stivali indosso, accovacciato davanti al focolare, una padella unta in una mano e un coltello nell’altra. 

“DIEGO, MA CHE STAI FACENDO?!?”

Valeriè che aveva poggiato la merce su un tavolo, curiosa si era fatta vicino al compagno.

SCUSA VALE, DOBBIAMO INIZIARE TUTTO DA CAPO CON QUESTA STORIA DELLE UOVA, QUESTI ERANO VENUTI MALE E HO DOVUTO EDUCARLI A MODO MIO… HOP!!”

Con fare di chi è abituato a cucinarsi una bella frittata, Diego era riuscito a far rigirare il composto su se stesso con un secco colpo di polso.

“LA FRITTATA E’ UN OTTIMO NUTRIMENTO PER POTER CONTINUARE A DARCI DENTRO”.

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