Le navi del tuo vicino son pronte ormai per salpar Se resterai sulla terra non sai che ti perderai È pieno di meraviglie se arrivi ad Ultramar Allora, non aspettare che tanto qui c’è da far! A Ultramar A Ultramar il khartasiano con l’ascia in

Le navi del tuo vicino son pronte ormai per salpar Se resterai sulla terra non sai che ti perderai È pieno di meraviglie se arrivi ad Ultramar Allora, non aspettare che tanto qui c’è da far! A Ultramar A Ultramar il khartasiano con l’ascia in
– Non andate. Questo era quello che chiunque aveva detto a Erik Mac Dussel, vedendolo uscire nel cortile interno di Helbronn. E cosa mai avrebbe dovuto fare, ignorare tutti quei rumori che arrivavano anche oltre le imposte chiuse? Avrebbe dovuto chiudersi nella sua stanza con
Anno III Nella penombra della sua cella, il ragazzo finiva di preparare la sua sacca da viaggio. Si passò le trecce che gli incorniciavano il viso sopra le orecchie, cercando di far mente comune su quanto aveva ancora da prendere con sé, e sbuffò infastidito.
Il vento ululava rabbioso tra gli alberi di Corcovlad, carico di neve ghiacciata e tagliente. La bianca coltre si alzava nell’aria in ampie volute, sospinta dalla tormenta, schiaffeggiando il viso già pallido del viandante, avvolto in un pesante mantello di lana scura. I suoi occhi
Non lo avrebbe dovuto fare. Era stato avventato, sapeva bene quanto questo potesse essere pericoloso, ma l’aveva fatto lo stesso. E’ che la noia lo opprimeva, e non c’è niente di peggio di una mente annoiata per farsi venire qualche cattiva idea. Tipo quella di
La luce bianca del sole, in quella gelida mattina, si tingeva di rosso passando attraverso le tende alle finestre del Galletto Sbronzo, il bordello più rinomato dell’intera Scentiar. Nella stanza l’aria era tiepida e profumata, a dispetto dell’esterno, e tutto appariva confortevole ed avvolto in
Arrabbiata. Arrabbiata e confusa. Arrabbiata, confusa e delusa. Avevano detto che si sarebbero trovati presso la magione di mastro Galenus, sul lago Isalmyr, in occasione del Banchetto dei Veterani indetto per la sconfitta dell’Arcinemico, l’arcidemone Desmodar Sceleron. Tre anni di dure battaglie, di lotta senza
L’uomo correva affannato nella pineta, gettando occhiate terrorizzate dietro le sue spalle. Solo il buio della notte gli si parava davanti agli occhi, a tratti spezzato dai pochi deboli raggi di luna che filtravano tra le fitte chiome degli alberi; la nebbia del suo stesso
Questa è la fine della serata di un povero ubriaco… La fiamma della lampada a olio trema debolmente, spargendo la sua luce soffusa sulle nude pareti della stanza; le ombre, impaurite, si rifugiano negli angoli in massa, formando un capannello scuro ed imperscrutabile che si
– Qui andrà benissimo- disse a sé stesso il giorno in cui arrivò. Una torre abbandonata su un promontorio. Il mare tutt’intorno, con il suo ruggito lento e inquieto. Inquieto come lui, con la sua colpa, i suoi rimorsi, i delitti di cui si era