Avevo fame

Share Button

Caldo… un opprimente calore pervade la sala mentre quegli infami abomini vagano attorno.

Impugnano corti bastoni sulla cui sommità brilla il pernicioso lume che mi ferisce lo sguardo e appesta l’aria che respiro.

Mi sono rannicchiata tra due grasse botti. Sono riuscita a sgusciare facilmente in quel pertugio; loro invece non potranno mai attraversarlo con quelle membra rigide e goffe. Eppure, potrebbero scorgermi… la luce stregata dei loro bastoni striscerebbe sul legno dei barili come una rapida serpe e l’ardente veleno del suo morso mi consumerebbe fino all’ultimo brano.

Perché mi perseguitano? A cosa debbo il loro rancore?

Ho solo preso del cibo giacché ero tormentata dalla fame. Sono penetrata nottetempo in questa stanza ove quegli empi mostri serbano il loro immondo cibo… cadaveri mutilati appesi alle travi del solaio oppure immersi in mucchi di pallido sale: un’oscena carneficina di cui a stento ho sopportato la vista. Ciò che cercavo era gettato in un angolo come se fosse cosa di poco conto… una pietanza prelibata il cui grato sapore non aveva eguali. Ho ceduto all’appetito e mi sono abbuffata senza accorgermi del rischio cui ero esposta… in quel momento sono stata scoperta!

Alle mie spalle, il verso d’uno di loro s’è levato con un suono intenso e agghiacciante. Era un giovane esemplare della loro abbietta stirpe, il quale mi fissava con occhi carichi d’odio… anch’egli recava con sé l’empio lume, intrappolato in un vaso di vetro, e certo stava per invocarne il letale sortilegio.

Sono scattata, senza pensare alle conseguenze. La velocità era l’unica arma che potevo opporre contro quei diavoli lenti e sgraziati… il giovane abominio è rimasto fermo come un sasso mentre l’abbracciavo, serrandolo con tutta la forza che avevo in corpo. Ha preso a dibattersi, dapprima con spasmi frenetici, poi sempre più lentamente…. infine, è divenuto immobile e il caldo infernale che gli bruciava in corpo si è estinto.

Fuori dalla stanza si sono levate le voci degli altri, si erano svegliati! È in quel momento che mi sono nascosta tra le botti… quando hanno visto la loro prole che giaceva a terra, quel gracchiare è divenuto un’assordante cacofonia. Qual suono mi riempie di terrore! Quel suono mi fa impazzire!

Ecco, sono vicini… uno di loro è passato più volte davanti al mio nascondiglio: ha sentito qualcosa. Adesso quei volti mostruosi s’affacciano nello stretto spazio in cui sono rintanata, m’indicano con dita grifagne e sputano parole rabbiose che non riesco a comprendere.

Non posso più stare nascosta. Mi faccio avanti, mossa da una folle speranza… loro si ritraggono con un’espressione di vivo disgusto. Cerco di mostrarmi dispiaciuta… lo sono senz’altro. Rivolgo una supplica:

– Non fatemi del male… io non volevo, io non… –

Quello che sta di fianco affonda il bastone e la luce vibrante inizia ad avvinghiarmi. Gli altri lo imitano e la luce ruggisce come una bestia feroce… una bestia che mi sta divorando. Urlo con tutto il fiato che ho in corpo ma il ruggito della luce sovrasta il mio grido… avevo fame, avevo soltanto fame.

======================

L’anziano fattore scuote la testa asciugandosi le lacrime mentre il figlio maggiore usa una vecchia coperta per soffocare le fiamme nella cantina.

La cosa era entrata dalla piccola finestra al livello del terreno. Il piccolo David era l’unico ad averla sentita ed era sceso con la lanterna… la cosa l’aveva avvolto e ora giaceva morto tra le braccia della madre, con la pelle avvizzita e fredda come il ghiaccio!

Il vecchio e Ismael erano giunti con le torce, iniziando a cercare la cosa. L’avevano infine trovata tra le due grandi botti di sidro, vicino ai prosciutti appesi e alla carne salata… in quel momento era uscita.

Una massa di viscida fanghiglia, pallida come la neve e animata da un ignoto potere. Quella nauseabonda melma s’era innalzata al centro della stanza e in quel momento la sua protuberanza aveva assunto connotati che avevano un’inquietante parvenza umana… l’aspetto d’una giovane fanciulla! In quel momento, aveva emesso un suono spaventoso… un gorgoglio che nulla aveva di naturale.

Accecato dal furore, lui e Ismael avevano affondato le torce nell’aberrazione. Le fiamme si erano levate rapide e intense, consumando l’orrore nel giro di pochi attimi.

Ora che il falò era estinto, tra i resti della cosa appare qualcosa di strano. C’è della spazzatura là dentro, un bel po’ del sudiciume che la burbera Mae aveva spazzato la sera prima, ammucchiandolo in un angolo della cantina… che razza di incubo era mai quello?

Solo l’occulto cuore della Scacchiera può conoscerne l’origine.

Share Button

Commenti

commenti

Leave a Reply

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.