Il peso del coraggio

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Uno sguardo al suo specchio, mentre camminavano. Erano passate ormai diverse lune dall’ultima volta che si era tinta e tagliata i capelli. Non aveva avuto molto tempo per curare il proprio aspetto, sotto i continui allenamenti di Allan e Sigrun. Imparare la scherma e farlo con un’armatura in dosso non era per niente un gioco da ragazzi. Non come lo aveva immaginato, perlomeno.
Avevano cominciato a rispuntare, i suoi capelli naturali, mentre tutto il resto stingeva, trasformandosi in buffe tonalità pastello.  Si allungavano giorno dopo giorno, non li aveva così lunghi da molto, molto tempo.
Senza le sue attenzioni, i riccioli tornavano a prendere possesso della sua folta chioma, dandole un aspetto regale e selvaggio al tempo stesso.
Si vergognava di sè stessa, come se quei capelli fossero una colpa.  Aveva preso ad andare in giro per il campo dello spiantato con un cappuccio, o copricapo improvvisati. Tutto per nascondere agli altri la sua presunta vergogna.
Sospirò, facendo rientrare sotto l’ingombrante cappello, quel ciuffo dorato che era spuntato fuori.
Sigrun camminava davanti a lei, mentre parlava con Estrella. Ridevano, si arrabbiavano per gioco. Rafforzavano il loro legame.
Astra invece, in qualche modo si era allontanata e distaccata dal resto di loro negli ultimi giorni. Da quando Cristilde le aveva portato quel medicinale, si erano sciolte le sue certezze, in un mare di dubbi e angosce. All’inizio era entusiasta, quasi euforica all’idea di arrivare a essere normale. Che c’era di male in fondo a voler fare un sonno ristoratore? Che male c’era a non voler scappare davanti al materializzarsi delle sue paure più primordiali?
Ogni volta che ripensava a come Antares l’aveva protetta nel suo abbraccio, a Ranjan che l’aveva cercata per avere un appoggio sul campo di battaglia, alla dedizione del suo maestro di spada… si ripeteva che non poteva continuare ad attaccarsi agli altri. Per quanto sentisse il loro calore, non riusciva a pensare che fosse semplicemente giusto accettarlo e provare a combattere le sue emozioni pian piano.
Non era che non riuscisse ad allungare la mano verso chi le voleva bene ed afferrarla, come aveva detto a Cristilde in modo riduttivo. Astra sentiva il bisogno, l’urgenza di una risoluzione immediata al suo problema.  Anche Sigrun ed Estrella non erano d’accordo, anche se Balthazar non sapeva nulla.
Sentiva il bisogno di tenerli al sicuro, tutti quanti. In qualche modo doveva proteggere la sua famiglia, almeno stavolta.
Quel miscuglio di pensieri non aveva fatto altro che occuparle le giornate e le notti, in turbinii di emozioni senza senso, di paure su quello che sarebbe potuto e non sarebbe potuto accadere. Si era costretta anche ad andare a dormire in una tenda in solitaria per non essere d’intralcio e impiccio a nessuno, nei suoi vaneggiamenti notturni.
A destabilizzare le sue convinzioni anche la lettura delle carte da parte di mastro Mordecai al bivacco. Le verità che Mordecai non sapeva o non poteva sapere. Le casualità e le supposizioni. Un rospo troppo grande da mandare giù.
Nella sua scarsella brillò la boccetta delle pillole di Cristilde. Ancora non ne aveva presa neanche una. Doveva?
“Un’elettra per i tuoi pensieri” la voce di Allan la destò dal torpore delle sue paure “quel continuo rimuginare, posso sentirlo attraverso la tua zucca!”
Astra rimase un attimo in silenzio, avrebbe voluto sorridergli e dire una battuta ma non ci riuscì. La paura tornò a salire lungo le sue gambe come tanti piccoli ratti che affondavano gli artigli nelle vesti, nella sua carne, rosicchiando. Deglutì, cercando di selezionare le parole migliori da usare “solo un po’ di agitazione”
“Te la caverai.” tagliò breve lui “ti sei allenata duramente in questi mesi, sarai pronta. Credo in te!”
“Che inguaribile ottimismo, eh? Ma tu non ci sarai…” avrebbe voluto dirgli Astra, ma annuì semplicemente, facendo cenno con la testa.
Abbassò lo sguardo in un moto d’incertezza “Se mi perdessi, mi ritrovereste?”
“Nessuno viene lasciato indietro. E’ la seconda regola.”
Stappò di nascosto quel contenitore, prese una pillola e chiuse gli occhi, mentre il peso di quella decisione scendeva giù, lungo la sua gola.

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