L’accordo perfetto (racconto a quattro mani)

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Accese un’altra candela, nel camino un grande ciocco scoppiettava di tanto in tanto.
L’oscurità era già scesa sui tetti di Oldmory, ammantando le case con il freddo pungente della notte.
Abigaille era seduta, concentrata sulla missiva che stava scrivendo.
Pochi giri di clessidra, le parole necessarie ed aveva già chiuso con la ceralacca il messaggio che stringeva nella mano.
Il frastuono che proveniva dalla corte, sembrava essere cessato, il vento adesso era solo un canto leggero fuori dalle imposte.
Si alzò per attizzare il fuoco, quando due forti colpi all’uscio, la fecero trasalire.
Avvicinandosi alla porta, sfilò il piccolo martello dalla cinta, l’ora era tarda e non aspettava visite.
“Abigaille, sei sveglia?”
Il tono della voce sembrava non avere lo stesso impeto dei pugni, era calmo e rassicurante.
Tolse il chiavistello ed aprì senza nessun indugio.
“Cosa ti porta fin qui, a quest’ora?” Il suo sguardo era colmo di gioia e sorpresa.
“Posso entrare?”
Chiuse la porta alle loro spalle ed un silenzio imbarazzante li travolse entrambi.
“Cosa ti hanno detto a Tuskgar?”
“Non molto invero, ma di quel che hanno detto, ci sono parole che hanno destato il mio pensiero.”
“Ebbene, vuoi parlarmene?”
Garreth si tolse il pesante mantello, lo appoggiò su una panca e si sedette vicino al fuoco, aspettando una risposta.
Abigaille aveva le idee confuse. Si prese un po’ di tempo, servendo due boccali di vino speziato, poi iniziò a parlare…

“Sarai sicuramente a conoscenza delle tre domande che ci sono state affidate. Chi ha tradito il duca Erick, ha tradito anche Lady Logan …e questa è una certezza. V’è un disegno che si cela ai nostri occhi. L’ambizione e il sangue s’intrecciano attorno allo scranno dell’Orsa, al pari dell’esile edera, che prende forza dal vigore altrui…” dette un pugno sul tavolo a fianco “il traditore ce l’abbiamo sotto al naso e si beffa di noi, questo penso!”

“…tutto qui?”

“No… vorrei tanto sapere chi è il responsabile del matrimonio…”
lo sguardo si fece cupo “Ma senza prove…le mie parole sono come paglia al vento, vicino ad un fuoco molto, molto grande.”

“Credi che ci sia un… Responsabile? In che senso? Pensi che il volere della nostra guida sia stato manovrato o, alla meno peggio,
quantomeno alterato, ingabbiato e indirizzato da qualcuno?”
Bevve un sorso di vino. Non era il suo preferito, ma servito da quelle mani avrebbe battuto anche bile di troll.

“Gli eventi sono stati manovrati e credo che il traditore potrebbe essere all’interno del concilio stesso…
Quali sono i vantaggi di questo matrimonio? Spiegamelo! Perché la mia piccola mente di fabbro non riesce a capire come tale legame possa risanare Gardan! Il popolo non la pensa così, te lo garantisco. Allora mi chiedo quali siano gli interessi politici dietro a questo, mi chiedo chi sia a trarne vantaggio…”

Abigaille si sedette vicino a Garreth ed appoggiò il vino sul tavolo.
Prese la sua mano, era calda e ruvida, poi con un filo di voce disse:
“Se dovessi separami da te, per un “bene superiore”, lo accetterei, ma la mia vita diventerebbe vuota, senza ragione di alzarmi al mattino. Mi troverei a sopravvivere ad una notte infinita, senza luna, né stelle…”
Una lacrima le rigò il volto, altre due rimasero sospese tra le ciglia, pronte ad esondare come un torrente in piena
“Ho perso mio fratello da poco, a volte mi sembra di non riuscire a respirare…Logan ha perso suo padre per la seconda volta, adesso le chiedono di rinunciare all’amore. Quanti altri dolori dovranno infliggerle per piegare la sua volontà, la sua forza? Garreth, non voglio che lei perda la sua luce. Nessun figlio dell’Orsa lo vuole” le sue labbra si strinsero in una smorfia, non era riuscita a trattenere le lacrime, l’unica parola che riuscì a pronunciare ancora fu
“Scusa”

Le dita dell’uomo, ancora intrecciate con quelle della donna, andarono ad asciugare la guancia candida.
“Non vedo cosa ci sia di cui scusarsi. Anche le lacrime servono. E spesso sono anche più importanti delle spade.
Per quello che riguarda ciò che lady Logan ha deciso, temo che solo il tempo ci dirà se è stata una scelta saggia o meno.”
Liberò la mano dall’ incrocio con l’altra e la posò sulle spalle della donna, avvicinandola a sé.
“Se sarà stata mal consigliata, raggirata e costretta, noi saremo lì a sostenerla, affiancarla o proteggerla se necessario.
Tu, io e tutti i figli di Gardan.
Se adesso sei in cerca di riposo, se vuoi, posso lasciarti sola.
Se necessiti compagnia, sarò ben lieto di passare tutto il tempo che vorrai con me.
Devi solo dirmi cosa vuoi da questa notte.”
La parlata era calma, ma la voce quasi tremula.
Gli occhi scuri sembravano pendere dalle sue labbra.

In fondo alla mente di Abigaille, una voce lontana suggeriva di porre un’ultima domanda, ma il cuore in petto batteva imperioso la sua marcia.
Non gli avrebbe chiesto di suo padre, non ora.
Trovò il coraggio d’un piccolo gesto: tese il collo, con la bocca dischiusa sfiorò delicatamente le labbra dell’uomo, erano umide e
rosse di vino.

Fu quello, il primo bacio!
Dolce come il miele e leggero come una piuma, che fugò ogni pensiero.
“Hoelion Wyth… “sussurrò appena”…rimani con me, questa notte”

L’uomo guardò fisso il volto di lei, ora molto più disteso e socchiuse leggermente gli occhi, mentre un sorriso ampio gli si apriva sul volto. All’improvviso tutte le cose pesanti dette e le ipotesi terribili fatte fino a poco tempo prima, di colpo si sciolsero, come la neve sui tetti di Oldmory nella luna di Elthrai.
Guardò le labbra di lei e vi si avvicinò. Con garbo un altro contatto tra loro. E poi un altro più lungo.
Poi, gli occhi di un bimbo che vede un dono inaspettato mutarono e divennero quasi preoccupati: “Dimmi che ci saranno tanti altri di questi baci… Promettimelo…
Non ti vieterò mai di fare ciò che vorrai. Se il tuo desiderio è continuare ad andare alla ventura, lo farai sia come mia promessa, che come mia moglie.
Non sarò io di certo ad ostacolare il tuo desiderio di fare la tua parte.
Ma come io mi impegnerò ancora di più per tornare a casa sulle mie gambe, promettimi che anche tu farai lo stesso.
Me lo devi. Ti prego….”

Una carezza le sfiorò lo zigomo sinistro, già solcato poco fa da una lacrima. Il corpo vibrò la prima nota.
“…ti prego…” poi la seconda.
E un nuovo bacio, più intenso, più caldo e ancora più passionale venne scambiato tra i due… la terza nota.
Avvinta all’uomo, pronunciò sulle sue labbra la propria promessa
“ovunque sarai, io tornerò sempre da te”

Quella notte si conobbero. I loro corpi, sotto le pesanti coperte di pelli, continuarono a vibrare dello stesso accordo formato poco prima e divennero una cosa sola.
Fu esattamente come desiderato.

Finalmente nessun cortigiano desideroso di udienza li divise, nessun attacco al campo li distrasse,
nessuna podestà ne richiese o ordinò i servizi. Erano solo loro, due anime che si rispecchiavano l’una nell’altra.
Purtroppo arrivò la mattina.
Già prima del sorgere del sole, l’uomo si alzò delicatamente, si rivestì e ravvivò le braci per scaldare la stanza alla sua amata.
Poi le lasciò una pergamena sul mobile accanto al letto, prima di baciarle la fronte e coprirla bene.

“Cara Abigaille,
Perdona questa mia fuga. Stamani dovrò partire all’alba per incontrare
ed iniziare a coordinare i battaglioni inviati da Sua Maestà.
Non vedo l’ora di tornare e vedere di nuovo il tuo sorriso.
Tuo per sempre, Garreth.”

La donna lesse la lettera quando ormai il sole era già alto.
La strinse a sé e la pose in uno scomparto della scarsella dove riponeva le sue cose più preziose.
“anche io…” sussurrò.

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