Lasciati andare.

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Ciò che rimaneva della sua famiglia eri lì davanti al fuoco; si stavano passando quel pezzo di carta

come se pesasse una tonnellata.

Quando tutti l’ebbero letta altro silenzio cadde nella stanza, e una voce conosciuta ma non amica

sussurrò all’orecchio della ragazza.

“Vivi guardati le mani, è di Iker quel sangue.”

La ragazza abbassò lo sguardo e vide le proprie mani sporche di liquido vermiglio; la voce

continuò impassibile.

“L’hai ucciso tu, tu e la tua stupidità, chissà quanti altri ne cadranno per colpa tua.”

“Basta esci dalla mia testa!!! Va via!!! Va via!!!”

Vivi cadde a terra sulle ginocchia urlando e piangendo sotto lo sguardo incredulo dei presenti.

Hari e Eliot non riuscivano a capire a chi si stava riferendo la ragazza, anche se un’idea ce

l’avevano, ma preferirono non fare nessuna domanda nell’immediato vedendo che le ciocche di

capelli bianchi di Vivi, dapprima una sola, adesso erano tre.

***

Vivi aprì gli occhi, vide la luce entrare dalla finestra e il suono del mare in lontananza, e pensò a

come fosse tranquilla Valdemar di prima mattina.

Si girò verso di lui che la stava guardando aspettando una massiccia dose di coccole: il ciuffo

ribelle e gli occhi da cucciolo innamorato facevano sciogliere il cuore di lei ogni singola volta.

Igor era proprio un bel cane.

Dietro l’ammasso di peli e coccole c’era l’altro suo amore; gli era grata di averla portata a via per

un po’ di giorni dalla routine di casa per ritagliare qualche momento solo loro.

Non avendo più sonno decise di portare Igor a fare una passeggiata in riva al mare.

Passò davanti al maestoso ritratto di Madame Artemise La Fosse; sembrava che il suo sguardo la

seguisse in ogni suo movimento.

Diede un bacio a Jagosh, prese la corda per il cane e si diresse lungo la discesa che portava alla

spiaggia.

Seduta sulla sabbia in completo silenzio il dolore che era sopito dentro di lei si risvegliò più vivido

che mai, mentre il cane stava rosicchiando un bastone proprio li vicino.

“Cazzo Vivi basta, sei patetica”, disse tra sé e sé.

Il sole si oscurò, coperto da un’enorme onda che stava  per travolgere la spiaggia.

In un attimo la ragazza si trovò sott’acqua e qualcosa la stava tirando giù.

“Non combattere Vivi, lasciati andare, vedrai non sentirai niente… mi prenderò io cura di te!”

Davanti a lei apparvero due occhi di ghiaccio e un sorriso pieno di zanne.

La ragazza si dimenava ma sembrava tutto vano, andava sempre più a fondo.

Quando stava per cedere alla melliflua voce che la esortava ancora una volta ad arrendersi, senti

una voce chiamarla.

Ad un tratto una mano afferrò la sua e si sentì strappar via dalle grinfie del mostruoso essere.

“Vivi Vivi svegliati ti prego!!!”

Viktoryia era stesa sulla sabbia tremante mentre Jagosh era chino su di lei e la scuoteva con

veemenza; Igor era lì vicino a lei, gagnolando e leccandole le mani.

“Mi sono alzato e non eri a letto, ho pensato subito alla spiaggia e appena arrivato ti ho trovato

qui stesa in piena crisi! Ti prego, non farlo mai più.”

I due si strinsero in un lungo abbraccio fino a quando Igor non decise di mettersi al centro delle

attenzioni, intrufolandosi tra di loro a suon di lecconi.

Era quasi ora di cena e Jagosh le aveva promesso una sorpresa.

Ad un certo punto dei piccoli sassolini colpirono la finestra che dava sulla spiaggia.

Uno, due , tre e CRASH.

Il quarto era un sasso grosso come la testa di Diego, ed era proprio lui che aveva appena

sfondato il vetro mandandolo in mille pezzi.

Vivi si affacciò al balcone e vide Valérie che stava picchiando l’erigassiano con un ventaglio

mentre quest’ultimo se la rideva della grossa.

“Sorpresa!!!”

“Diego mi ha detto che conosce un posticino dove si mangia bene e a poco! Ti va un’uscita a quattro?”

Chiese Jagosh con un sorriso sornione al quale la khartasiana proprio non riusciva a dire di no.

“Solo se posso portare anche Igor.”

Vivi pensava che dopo tutto essere felice per un po’ non poteva certo farle male.

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