LICENZA PARTE III

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Il viaggio durò alcuni giorni. Incontrarono diversi drappelli di soldati lungo la via, vennero fermati spesso e troppo spesso riconosciuti. Non esisteva licenza matrimoniale che potesse sollevare Garreth dai suoi doveri e lui non mancò, dove necessario, di riorganizzare le difese e rincuorare gli uomini.
Infine arrivarono a Kaloon. Un borgo che, a dispetto della sua fama e di quella della donna che lo regge, in verità era di dimensioni abbastanza raccolte.
“Pensavi fosse più grosso e popoloso, vero?”
“A dire il vero si…”
“È un’impressione comune. Andiamo, è uso presentarsi subito al capo tribù, quando si viaggia nelle Cime, in questo caso a…”
“A ME, INGRATO! TI HO FATTO DA MADRINA PER IL TUO PASSO DELL’ACCIAIO E TU MI RIPAGHI COSI’? NEMMENO UNA STAFFETTA AD AVVISARMI DELLE NOZZE!!!!
TU… TUUU!!!”
La bocca contornata da una fulva chioma del colore della pece, alla vista della donna a bordo del carro, si arrestò. Gli occhi chiari si voltarono verso di lei e riprese come se nulla fosse, sotto lo sguardo divertito di Garreth:
“Comunque benvenuti. Sei tu la candidata nonché la disgraziata che si è sposata con questo qui, giusto?”
“Si, Lady Yara. Sono venuta qui per trascorrere il mio periodo di perfezionamento, come stabilito.”
“Ottimo, iniziamo subito. Saluta tuo marito, lo rivedrai stasera. La vostra capanna è quella laggiù. Andiamo alla mia forgia e iniziamo a creare. E tu…
TU!
Non osare nemmeno mettere il tuo naso a meno di dieci passi da casa mia.”
“Ma sono in licenza per…”
“Per attendere tua moglie. E ora vattene!”

Il primo giorno fu molto duro. Gli strumenti che la circondavano le erano familiari, anche se non aveva mai visto dei mantici di tali dimensioni e fattezze.
Lady Yara le mostrò diversi magli e le chiese di sceglierne uno, Abigaille osservò gli altri fabbri al lavoro. Non sembravano battere semplicemente il metallo, seguendo lo strumento, con movimento fluido e costante, caricavano tutto il peso del corpo nei loro colpi. Ne scelse uno proporzionato alla sua struttura.
Il primo passo della sua iniziazione consisteva nel fondere i minerali nel crogiolo, apparentemente semplice, ad ogni colata, quello che riusciva ad ottenere era metallo buono solo per le pentole. Provò e riprovò fin quando scese la sera, fu ora di cena e si congedò per riunirsi al suo sposo, che l’attendeva nel loro alloggio.
Durante il pasto la donna raccontò tutto al marito, era stanca ma eccitata per l’addestramento ed ancora non ne sentiva la fatica. Fu una bella notte, sotto alle pellicce, al caldo, Abigaille si addormentò fra le braccia del suo amato, sognando fino al mattino.

Il secondo giorno fu peggio: dieci ore ininterrotte davanti alla bocca della fornace l’avevano “cotta a puntino”. A fine giornata la pelle bianca era visibilmente scottata, qualche treccia aveva preso fuoco, puzzava di fumo ed anche un po’ di pollo spennato alla fiamma, ma riuscì ad ottenere la barra di metallo tanto agognata. Vide un sorriso soddisfatto sugli occhi di Lady Yara e ne fu fiera.
La sera, tornò in capanna talmente esausta che, consumata la cena, si buttò a letto e crollò con un “ScusaGarr…..ZZZzzzzZZZZzz”
L’uomo sorrise, si aspettava una cosa del genere.

Il giorno successivo arroventò la lega ottenuta, per intrecciarla con barre di ferro dolce ed iniziò a battere i due materiali, per conferirgli la foggia della lama e del codolo. Una spada iniziava a prendere forma. Trascorsero altri dieci giorni.
La stessa lama fu battuta più volte senza sosta e venne temprata nei grossi bacini d’acqua ed olio, sospesi a mezz’aria.
Infine arrivò il momento dell’entrata nella Lega da parte della donna.
Un banchetto succulento venne dato alla luce di un grande falò. I suoi nuovi fratelli le danzavano intorno, al ritmo incalzante di tamburi e strani corni a forma di animale, fu un festeggiamento molto rumoroso. Ma precluso ai non membri.
Abigaille non era del tutto felice, continuava ad osservare in direzione della sua capanna e dal suo interno il Colonnello poteva sentire ogni schiamazzo… fino a notte fonda… finchè non si addormentò senza di lei.
La mattina trovò l’altra metà del letto vuoto ed una pergamena.

“Vorrai perdonarmi, so che lo farai,
ma quando sono rientrata per darti la notizia, dormivi così bene, che non ho potuto… non ho voluto svegliarti…
Sono partita per portare il mio aiuto, la mia arte e il mio scudo presso Thersa.
L’Ober… come si scrive non lo so, ha chiesto aiuto per il Duca e la sua cerca.
Ti prometto che tornerò tutta intera e… ti devo una luna di miele un po’ meglio di così… scusa.
Tua Abigaille”

Quasi incredulo e quasi arrabbiato, si fermò a riflettere e poi scoppiò a ridere.
“Chi di messaggio scritto nottetempo ferisce, di messaggio scritto nottetempo perisce. Rimettiamoci in marcia. Questa non mi servirà…”
Gettò una pergamena preparata la sera prima nel fuoco appena ravvivato. Ora solo alcune parole si distinguevano:
“Scusam…… obbligat….. partenza immedi….
prometto che non appen…….
Garreth”

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