Qualcosa di nuovo – Istrigrün

Share Button

«E ora che farai, Istrice?»
Jena sa fare sempre la domanda giusta, non ho ancora capito bene se è un dono o se è una maledizione ma quando non fa il matto e quando non è alticcio indovina la domanda con una precisione a metà tra il chirurgico e il magico. Che stronzo.
«Immagino che comincerò dall’inizio, con calma, lo sappiamo tutti che sono irresistibile»
«Se è nella scacchiera ha problemi, te lo ricordi vero?»
«Bravo Jena, comincerò da quello che abbiamo in comune, siamo ricchi di problemi»

Sono sempre stato convinto che la prigionia sotto i quattro avesse annientato ognuno di noi, senza lasciare spazio  per altro che non fosse la nostra fissazione. Io ho sempre creduto che la vendetta sarebbe stata l’unica cosa che mi avrebbe dato la pace, ed è un esercizio che ha portato i suoi frutti, non lo nego. Poi però è arrivata lei, con la spada e lo scudo, quella serafica calma che sembra che niente riesca a toccarla davvero, i modi educati, i gesti aggraziati e quell’accento che in qualche maniera incomprensibile riesce a diventare piacevole e tutto cambia, come se ci fosse un altro giro di ruota.
Mi sono sempre visto come roba marcia, carne avariata senza redenzione, un ex galeotto di un impero che non c’è più, privato di anni di vita, buono solo per finire in fosso inseguendo una vendetta che alla fine, non arriverà mai. Ci sarà sempre una sacca di imperiali, una soffiata, uno stregone scemo nostalgico o chissà cos’altro. Si combatte perché combattere porta dolore e il dolore ci ricorda che siamo ancora vivi, ma alla fine della battaglia siamo sempre i soliti uomini, un po’ meno sani e un po’ più soli.
Lei rimane l’esempio, il baluardo, per i suoi. Si sacrifica, non alza la voce ma non teme il confronto, ha un’ideale ma non è cieca davanti ad una situazione drammatica, è in grado di fare un passo indietro per il bene dei più con una grazia che sembra naturalmente sua. La vedo sempre, mi sembra ovunque, non capisco se sono io che non so starle lontano o non sono in grado di vedere altro che lei. Credo di piacere alla sua amica, quella che sembra un avanzo di galera, speriamo non diventi un deterrente.
Poi succede l’inaspettato, l’imponderabile .
Sono qui davanti a lei dirle quanto è bella, quanto vorrei essere il suo pensiero fisso, così, sul campo di battaglia, davanti a tutti, senza remore e senza vergogna. L’epilogo è impietoso, con la sua corte che me la allontana e io che rimango solo come uno scemo che parla troppo, con una predilezione a dire cose senza senso. Posso sentire la prima ondata di consigli dei suoi nuovi migliori amici che le fanno un lungo e dettagliato elenco del perché è bene lasciarmi perdere, di ogni singolo difetto che hanno riscontrato in me dal primo campo magno. E sarebbe una lista ragionevole ed onesta su uno che, alla fine, si presenta solo col nome di una bestia.

Ho cercato in ogni modo a parole di farle vedere solo la parte migliore di me, come ci fosse qualcosa da salvare, come se non fosse tutto avariato, come se ci fosse ancora spazio per qualcos’altro al punto che alla fine ci ho creduto anche io. Ho trovato qualcos’altro e l’ho trovato in fondo alle sue parole:
«Vi preCo di smetteVe con qVesta buVla».
«Non ti ho mai presa in giro, Sgrunty, ho sempre cercato di mantenere leggera la situazione perchè non credo che nessuno di noi si meriti la disperazione ma ti giuro che non ti ho mai presa in giro. Vorrei davvero essere il tuo ultimo pensiero prima di addormentarti.»

C’è del buono in me e lo ha svegliato lei, ora sta solo facendo capolino ma uscirà, e vorrei che uscisse per lei.

Share Button

Commenti

commenti

Leave a Reply

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.