Valdermar, una terra di fraintendimenti.

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“E’ indispensabile che usi delle buone leve e dei giusti attrezzi…” sentenziò il Freddo dopo aver sentito le parole dell’ Erigassiano.
Che poi, si chiese l’uomo tra se e se **vorrà dire che devo scardinare la porta oppure che devo usare la mia parlantina affabile per convincerla… Diablo! Se ci fosse Raul sicuramente avrebbe saputo darmi qualche consiglio in questo campo…** Anche questi alla fine erano pensieri fraintendibili; Raul avrebbe potuto consigliar come sciogliere la serratura, sicuramente rinforzata, oppure come conquistare una donna in la con gli anni, anche se erede e comunque giovane, campo che tra l’altro non gli competeva.
Alla fine era tutta colpa sua, sarebbe potuto filar via da quella magione e sparire come aveva fatto qualche anno prima con i suoi familiari, eppure…
**Eppure un cazzo, pinche cabròn, te lo sei meritato, dovevi rifiutare immediatamente, i tuoi standard di apprendimento sono i classici Erigassiani; sveglia tardi, un po’ di esercizio per arrivare alla siesta, LA SIESTA (il nodo focale di tutta la questione e, oltretutto l’atto con cui un Erigassiano ha modo di ponderare sull’istruzione che ha appena ricevuto), un po’ di esercizio pomeridiano se il tempo lo permette, un buon pasto, del Rum e magari una bella serata in compagnia; a Valdemar invece era tutto al contrario, non poteva apprendere qualcosa**.
Forse era la noia per quegli interminabili addestramenti, il poco sonno e chissà, l’aria Valdemarita, eppure si era messo in testa di fare quella mattata…
“Vecchio mio ti vedo distratto… Ecco tieni questo, fanne buon uso…”Ancora una volta il Freddo era indecifrabile nel cedergli una piccola boccetta di vetro annerito.
**Ecco di nuovo, a Valdemar era tutto fraintendibile, era un profumo con cui farsi bello e levare quell’olezzo di stalla, oppure del veleno, magari di quelli che fanno sprofondare in un sonno profondo**. Ci pensò un attimo, poi guardando negli occhi glaciali dell’uomo che gli si parava davanti aggiunse tra se e se **speriamo sia il veleno che fa addormentare e che non sia di peggio…**.

E niente. Non c’era niente di meglio di una piccola collina, un albero verde, abbondanza di ombra e marinare di nuovo le lezioni per sciogliere i dubbi che ti attanagliano.
Quindi la mente lavorava veloce mente il corpo riposava, da buon erigassiano, si intende:

IPOTESI 1:
il Freddo insegna: sii atletico, agile e smaliziato, usa degli attrezzi giusti (il rampino e la corda), sali dal balcone, forza la finestra con il coltello e fai quello che vuoi con il veleno che ti ho dato.

Intanto il cervello Erigassiano, con intraprendenza e dovizia di particolari già aveva trovato la soluzione acconcia…

IPOTESI 2:
Raul insegna: entra di soppiatto nella magione, usa l’acido nella porta per sciogliere la serratura, entra dentro la stanza e fatti trovare in posizione provocante sopra il letto.
Ancora una volta il cervello Erigassiano, con intraprendenza e dovizia di particolari già aveva trovato la soluzione acconcia…

IPOTESI 3:
Vivi insegna: Conquistala con parole dolci ma decise, regalagli un fiore e falla sentire come nessuno mai.
Ancora una volta il cervello Erigassiano, con intraprendenza e dovizia di particolari già aveva trovato la soluzione acconcia…

Mentre il cervello Erigassiano si chiedeva se il nome dell’ambiguo Dio dei Cannibali ripuliti si scriveva così qualcosa riportò alla ragione l’uomo, un risveglio brusco, che sapeva di sangue e polvere. Purtroppo lo avevano scoperto e sembra che questa volta avevano optato per usare dei lunghi bastoni nodosi (questa volta non era un fraintendimento, erano proprio randelli di legno).
All’uomo pareva non interessare, le pupille dilatate e il fare smarrito denotavano l’uso di qualche droga strana; poco distante una boccetta annerita aperta e vuota.

Era passato qualche giorno, quando una giovane donna, seppur in là con gli anni (perché erede, si intende!) stava entrando nella sua camera da letto per preparare lo zaino e partire alla volta di Khartas, toccò la porta e questa si aprì con un cigolio, la serratura rovinata cadde a terra durante il movimento. Un ladro, probabilmente era stato un ladro, d’istinto la mano serrò l’elsa della spada mentre girandosi di scatto l’occhio su posò sul letto a baldacchino che troneggiava all’interno della stanza, con sgomento la donna si accorse che ancora la servitù non aveva provveduto a rifarlo.
Gli occhi dardeggiavano all’interno della stanza per verificare se qualcosa era fuori posto quando si accorse che la finestra era socchiusa, forzata dall’interno, probabilmente con una larga lama.
Ad una prima vista sembrava il lavoro di un esperto, ma forse si trattava di un esperto ubriaco? Quando si girò di scatto verso il suo portagioie, come un drago rosso che difende la tana, dalle scale la servitù sentì un grosso “AHHHHHHHWWWWWWWW”, eh si, c’era proprio un fiore vicino al portagioie, lo spostò dolcemente e si accertò che ci fosse tutto il suo tesoro.

**E’ proprio vero che i vecchi vizzi sono duri da perdere** pensò l’uomo mentre abbandonava la magione per dirigersi a Khartas, nelle tasche il trofeo agognato, non si sarebbe mai aspettato che la donna usasse biancheria di quel colore…

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