Non giudicare dal vestito.

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I rami sbattono contro il vetro della piccola finestra, sta piovendo da giorni ma, oggi, i lampi sono più forti, quasi vivi.
I tuoni rimbombano nelle orecchie, sorpassando le pareti di legno, echeggiando.
Nel mortaio di marmo, piano, con movimenti continui e circolari vengono amalgamate erbe e altre sostanze, dal verde si passa al giallo, poi al rosso e altro giro, ora viola.
Odore di bosco, di mistero, come ogni piccolo oggetto in quella piccola casetta.
Il pestello danza tra le mani flebili e bianche, danza tra i chicchi e le foglie, puoi sentirlo volteggiare al suono del ticchettio del dolce diluvio e il respiro di una fanciulla.
Lì, vestita di nero, come una sposa pazza, una vedova incattivita, c’è una giovane donna, che lavora, che crea.
Le foglie vogliono entrare curiose a osservarla, volano e si spingono tra il vento e la tempesta.
Mescola da un giorno intero, le dita intorpidite, le braccia rigide, in piedi, senza fiatare, gli occhi vitrei che fissano il vuoto verso la piccola finestra.
Ormai non sente i suoni dei tuoni. Sente solo “Finisci il composto, cammina fino Passaggio, bevi, fai il tuo dovere”. Da un giorno intero, a ripetizione: é una cantilena incessante.
Non pensa, agisce e basta; fa il suo dovere.
E’ arrivato quel giorno, però Vidar, questo non lo sa.
Mescola il composto, è quasi pronto.
Mettilo in una boccetta di vetro, come fai con i filtri d’amore, per i medicamenti e per le tue piccole “magie” che vendi a stolti contadini per quattro soldi. Perché questo fai per vivere.
Chiudi tutto per bene con un tappo di sughero; lava le tue bianche mani, togli il grembiule, liscia il vestito.
Sei così bella oggi, i tuoi capelli scuri sono onde tra le piume di corvo. Ti saresti specchiata ieri, prima di uscire, in segreto sei vanitosa, ma oggi no, cara Vidar. Oggi no.
La pioggia scende, esci senza paura, tra i lampi; la pioggia scende, anche su di te. Le onde si bagnano, il trucco cola, ma tu cammini spedita, percorri strade nel bosco che ti eri scordata, senza fermarti. Un rovo ti ferisce il viso, ma nulla più ti può fermare, forse vorresti, ma non puoi. Oggi no.
Forse dentro grida giovane Vidar.
Zitta e obbedisci giovane Vidar.
Cammini verso il Passaggio. Lo chiamano Subisso, loro, i guerrieri, gli scaltri, i finti liberi.
Per ore, forse di più, senza fermarti, gli stivali pieni di fango, il cuore silenzioso, come i tuoi pensieri… Forse troppi tuoni.
Non senti dolore, né fame, né sete.
Dopo tanta strada eccolo: una scatola di bellissima fattura, con un buco sul lato superiore.
Tra gente che costruisce tende, tra gente che ride, tra gente che vive una vita migliore della tua. Sono in tanti, tutti colorati, tutti diversi e sembrano intenti a cucinare, a prepararsi per una giornata importante.
E’ ora, Vidar cara, è ora di fare il tuo dovere. E’ per quello che sei nata, é per quello che sei sempre stata sola; non era per te questa vita, vali molti soldi cara Vidar.
Bevi questo intruglio amaro, senti che scende e diventa fuoco tra le viscere. No, no, non hai sbagliato, è proprio così che deve andare. Il sangue ribolle nelle vene, lo senti fuoriuscire dai tuo occhi, dalle labbra e un dolore terrificante ti attanaglia lo stomaco.
Le gambe cedono, le mani tremano. Brava Vidar. Brava bambina.
Senti il cuore che batte forte ora, non vuole mollare; grida, grida come vorresti fare tu ma, non puoi. Dopo poco perde la battaglia. E’ finita piccola Vidar. Brava, hai fatto il tuo dovere.
Buio.
Brava Vidar. Ora dormi, Cecily sta arrivando e prenderà il tuo posto.
Cattiva Vidar, non sei voluta andar via. Dovresti ricevere le cinghiate di tuo padre, dovresti ricevere gli sguardi disgustati di tua madre. Valevi troppi soldi.
Ora hai rovinato tutto, siete in due. Cattiva bambina creata solo per quello scopo. Stupida, combattiva Vidar.

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