Colpa del caldo improvviso

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È questo caldo improvviso.
L’aveva usata così tante volte come scusa negli ultimi giorni che quasi se ne era convinta anche lei.
Quasi.
In realtà sapeva la verità.
Freddo o caldo non cambiava niente. Da quando si era trovata faccia a faccia con l’Immacolato, che per poco non aveva ucciso Ottavia, e aveva allontanato lei con un calcio contro il petto mentre cercava di curare il suo Alfiere …
Ecco, da allora era cambiato tutto.
Ottavia sembrava animata da una furia cieca. Non mangiava – non che ci fossero molte provviste a disposizione, dopo la disastrosa sortita di alcune lune prima -, non dormiva, a malapena parlava, e solo per latrare ordini nella sua crociata contro gli imperiali e il loro Sire. Averlo a portata di mano ed esserselo lasciato sfuggire, anzi, essere stata pubblicamente umiliata da lui, era qualcosa che la faceva impazzire. I veterani più affiatati le si erano stretti intorno come un muro, e gli altri…
Gli altri erano rimasti da badare a lei.
Ma era difficile badare a decine di masnadieri, poi i cavalli, il campo, organizzare le tappe della marcia, razionare le poche provviste e gli ancor meno spiccioli rimasti, con quel mal di testa feroce che non le dava tregua.
Scoppiava nei momenti più improbabili, e di solito più rognosi, le toglieva la vista dagli occhi e le ottenebrava la mente. A volte durava pochi istanti, ma altre, soprattutto quando era sola durante la notte, sembrava non finire mai.
Come se non bastasse, entro pochi giorni sarebbero giunti alla borgata di Ramana, dove li aspettavano degli Altomastri discretamente contrariati. Ottavia e Aldo avevano i loro progetti per quel Campomagno, progetti che non le piacevano per nulla. Ma era un ordine del suo Alfiere e anche lei avrebbe obbedito, perché le doveva fedeltà e…
E cosa?
Si sforzò di raddrizzarsi. Non poteva rimanere ancora rinchiusa nella sua tenda, c’erano parecchie cose da sistemare prima dell’arrivo a Ramana. Finalmente avrebbero potuto consegnare il bottino recuperato quasi un anno prima a Collebruma: era quasi assurdo aver rischiato di rimanere senza pane in quei mesi, quando avevano a disposizione quel gruzzolo. Ma si trattava di una valuta diversa, odiosa, ed era stato promesso ad altri tanto da lei che da Ottavia. Altri che ne avevano più bisogno di loro… e comunque le persone valevano quanto la loro parola.
Il dolore alle tempie si era placato, ma lo sentiva sempre in agguato, pronto a riacciuffarla. Quella notte aveva sognato … se solo fosse riuscita ad afferrare quegli stralci di incubo che continuavano a perseguitarla…
Non adesso.
Si passo la borsa con gli strumenti da cerusico a tracolla, scostò il lembo della tenda e uscì alla luce del sole. Era caldo, anche quel giorno, un caldo anomalo che presto si sarebbe dissipato nella follia della primavera.
È questo caldo improvviso.
Con questa scusa pronta, o un’altra, per quello che valeva, si preparò ad affrontare con un sorriso stanco sulle labbra anche quel Campomagno.

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