Gonnelle di Tartan – Parte 7

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L’ultima parola

«Mio, oh te?»

C’era molta sorpresa negli occhi di Grizzly quando vide suo fratello, quella sera non lo aspettava, doveva essere non troppo distante a lavorare per il crepuscolo.

«Ho preso un permessino, un paio d’ore di licenza premio»
«E da quando esistono le licenze premio? Ma se anche esistessero Ottavia ne darebbe una a te? Non credo, sai, Sembra di più una cazzata»

Istrice era già scocciato, l’intuizione del fratello non aiutò il suo umore.

«Diciamo che allora mi sono allontanato al tramonto e spero di rientrare in tempo per farla franca, ti piace di più? Ti suona meglio?»

Se non avete mai sentito ridere Grizzly non ci sono parole per descrivere il suono che emette, è un suono piacevole, un divertimento profondo che solo lui riesce a esternare in quel modo. Era quasi alle lacrime quando riuscì di nuovo a parlare

«Ti farà un culo come un capanno, farai le peggio cose per i prossimi mesi, farai fatica anche a respirare, finirai questi giorni strisciando… Che somaro che sei… Ma almeno si può sapere che hai in testa?»

Nonostante le fragorose risate Istrice non si stava divertendo per niente, suo fratello lo sapeva bene e per questo rideva ancora più forte.

«Ho un problema, va bene? Devo chiudere una questione che non vorrei e lo devo fare per fare un piacere a lei, perchè io non la chiuderei mai di mia volontà e lo devo risolvere in fretta perchè questa cosa mi sta mangiando dentro Gry, sto letteralmente impazzendo»

«Povero piccolo Istrice impazzito, ti si è ingrigito il pelo e non riesci proprio a non essere teatrale, eh? Bisogna che sia tutto una tragedia con te, tutto una cosa da palcoscenico». Istrice accusò pesantemente la lingua tagliente di suo fratello.

«Ti ricordi qual era il tuo lavoro? Quello di una vita fa? Andare avanti, spada sguainata e non pensare…»

Grizzly si alzò di colpo, gagliardo, e Istrice ebbe la sana paura di prendere un pugno in faccia. Era il fratello più grande ma Grizzly infuriato era una cosa un po’ troppo complessa da gestire, tutte le parole del mondo non sarebbero bastate a fermare il suo destro. Se le sarebbe ricacciate in gola a forza, quelle parole ma oramai era tardi. Magari non avrebbe fatto così male. Ma invece non successe nulla di quello che aveva in testa. Fu peggio.

«E tu te lo ricordi il tuo vecchio lavoro? La tua vecchia vita? Andavamo come avanguardia, eravamo il primo contatto coi clan ostili, entravamo come nemici e uscivamo che eravamo invitati al matrimonio della figlia del capo, alla festa della battitura o gli dei sanno a quale altra cacata organizzassero in primavera. La mia spada e le tue scelte erano pagate con l’oro, e ora stai a sindacare di puttanate su cosa vuoi, puoi o devi fare. Ce lo siamo scrollati di dosso quel mondo, quei doveri e quei nomi, cerca di ricordartelo.»

Ora lo rimpiangeva, quel pugno in faccia, l’avrebbe gestito meglio.

«Fratello, mi dispiace, io adesso ho una situazione da cui non riesco a uscire, più mi dimeno e più sento di affondare dentro una melma fatta di oscurità…»

«AHHHHH, Ancora? Insisti? Ma mi ascolti?»

Lo spazientimento di Grizzly era palese, lo prese per il bavero e lo strattonò con forza, Istrice non si oppose, ma se anche avesse voluto non avrebbe potuto farci niente.

Lo schiaffo che seguì fu solo la conclusione logica di tutto quell’urlare.

Istrice rimase seduto lì fuori per un tempo indefinito a guardare il paesaggio inutile e silenzioso tutto attorno. Poi lentamente sentì il peso sul petto scivolare e diventare leggero fino a svanire del tutto. Lo scrollone di suo fratello era davvero servito a qualcosa, non cancellava di certo la montagna che aveva davanti da scalare ma sicuramente aveva cambiato le sue motivazioni.

«T’è passata?»

«Penso di si, a breve lo vedremo»

«Guarda qui»

Grizzly aprì la sua mano e unendo pollice e indice fece un tondino, mentre Istrice, dimostrando scarsi riflessi e poca lucidità, ci guardò, abbassando la testa. Ne seguì un buffetto sulla spalla, come da copione.

«L’ho ferita. Sarà incazzatissima. Mi vomiterà addosso di tutto, Con ragione, anche. Si sarà preparata le peggio cose da dirmi, magari me le dirà in quella lingua dove sembrano cattivi pure i complimenti, sarà complesso anche solo rimanere in piedi»

«Eh, lo fa.»

«Ci saranno i suoi amichetti intorno, già non è che proprio stravedano per me, se si fosse sfogata con loro rischio un chiusino di quelli epici, una raccolta di schiaffi e calci da raccontare ai posteri»

«Eh, lo fa»

«Se c’è Balthazar ancora ha quella mania della sfida per via di quella stupida storia del pugnale, se la è legata al dito e anche lui magari vorrà la sua dose di soddisfazione. Se mi ridici che lo fa ti picchio»

«Eeeehhhh, lo fa»

«La situazione pare già sfuggita di mano, non ci sono alleati, le possibilità di successo sono esigue e il sole sta già tramontando. Manca poco, direi che è il momento di entrare in azione, mi devo ricaricare di tutto il mio charme. Dimmi che andrà tutto bene, che reggerò la pressione, che non dirò castronerie e che tutto andrà a posto.»

«Scoccia.»

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